Salve sono una ragazza giovane e soffro di autolesionismo già da un po'.. La mia psicologa dice che sto superando il limite e vuole ricoverarmi..
Brevemente mi potete spiegare cosa succede dopo il ricovero e quanto mi terranno in ospedale?
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6 APR 2016
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Cara Camilla,
non conosco la gravità dei tuoi atti autolesionistici e pertanto non mi posso pronunciare sulla decisione della tua psicologa riguardo al ricovero.
Sarebbe però interessante sapere da quanto tempo hai iniziato il percorso di psicoterapia e se ci sono, nel tuo caso, fattori seri di rischio suicidario che hanno indotto la tua terapeuta ad optare per il ricovero prima ancora di suggerire una terapia farmacologica in aggiunta alla psicoterapia.
Personalmente non sono molto convinto della opportunità del ricovero se non in casi gravi e quando occorre un controllo immediato e più continuativo delle condizioni del paziente.
Inoltre, penso che se invece di superare il limite, tu ti sforzassi di più a costruire con la terapeuta una migliore alleanza terapeutica , forse il ricovero si potrebbe evitare.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).
14 APR 2016
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Ciao Camilla, non so da quanto tempo tu conosca la tua psicologa e se tu abbia un rapporto di stima e fiducia nei suoi riguardi, in ogni caso credo che la collega ti abbia suggerito un ricovero pensando che possa rappresentare, avendo a tuo dire valutato la situazione "fuori controllo", una soluzione capace di proteggerti meglio dai comportamenti autolesionisti che metti in atto.Credo che il ricovero abbia principalmente questo scopo, oltre ad una valutazione più attenta dei tuoi problemi e dunque delle soluzioni per migliorare la tua condizione.Se posso permettermi, ti invito a parlare con la psicologa che ti segue di questa soluzione, di rivolgerle tutte le domande che senti importanti per te e di esprimerle i tuoi leciti dubbi, per conoscere meglio questa possibilità di cura.Un abbraccio
12 APR 2016
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Buongiorno Camilla,
mi chiedo come mai rivolge queste domande a noi e non alla sua terapeuta. Questo mi fa pensare che ci sia un deficit di fiducia nei suoi confronti.
Credo che ciò che deve innanzitutto valutare è come si sente con la sua terapeuta e se si fida. Non ci sono risposte giuste o sbagliate e non sono correlate alla bravura del professionista in questione ma solo a come è per lei.
Per quanto riguarda il ricovero non ho elementi sufficienti per poterle dare una risposta in tal senso.
11 APR 2016
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Cara Camilla, non avendo molti più dettagli sul Tuo disturbo e sul tipo di terapia che segui con la Collega non è possibile darTi una risposta seria.
È possibile che la Tua psicologa ritenga reale il rischio di un atto estremo. Io però non credo che l'ospedale sia una soluzione, se non transitoria ( 7 - 15 giorni ) e finalizzata ad un eventuale definizione di un supporto farmacologico.
Ma anche i farmaci non sono una vera soluzione, definitiva.
Credo che l'unica soluzione sia una psicoterapia psicodinamica ( una volta la chiamavano psicoanalisi ) intensiva. E qunado dico intensiva intendo più sedute a settimana ( da definere se tre o sei ) di più ore ciascuna, secondo la metodologia micropsicoanalitica.
Mi scuso se con questa risposta potrei essere eventualmente in disaccordo con la Collega che Ti segue. Ma mi sento autorizzato a darTi il mio parere a fronte appunto della Tua richiesta.
Con i migliori auguri di guarigione.
Dr. Marco Tartari, Asti
8 APR 2016
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Ciao Camilla penso che ti stai facendo la domanda sbagliata. Se la psicologa sta valutando un ricovero penso lo faccia per il tuo bene.
Non devi chiederti cosa succederà dopo il ricovero ma osa potresti fare per evitarlo accettando l'aiuto della psicologa.
Prova a rientrare in te stessa ed a cercare i motivi, le cause di questo autolesionismo. Nulla avviene per caso . Questo dovresti fare. Raggiungere una certa consapevolezza per gestire questa situazione e perché no guarire.
Non abbandonare la psicologa ma fatti prender per mano e riprendi a camminare con lei.
In bocca al lupo
8 APR 2016
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Cara Camilla, posso immaginare come ti senti prima di farti del male; non spieghi che tipo di atti autolesionisti compi e già questo è importante sapere per valutare correttamente. Potrei presumere che si tratti di tagli e la frequenza, la gravità e la loro funzione insieme ad altre informazioni rilevanti fornirebbero un quadro più chiaro della tua situazione e del potenziale rischio per la tua vita. Purtroppo di autoferimento in Italia si parla pochissimo e mancano gli studi che invece nel resto del mondo ci sono da oltre 30 anni. In generale il ricovero è considerato una extrema ratio, utile solitamente solo nei casi molto gravi o in cui il rischio suicidario, anche accidentale, è alto. Altrimenti vengono scelte altre vie e si lavora col paziente per la "riduzione del danno", si stipulano con lei/lui degli accordi "no harm". Purtroppo l'autolesioniamo preoccupa molto sia i familiari che i professionisti, la conoscenza è scarsa e ci sono pochi esperti nel campo. Tu non dici se vuoi davvero smettere (avrei qualche dubbio in proposito) e non dici neppure se ne hai parlato ad altre persone (psicologa a parte). Queste informazioni sono importanti per poterti aiutare nel modo migliore e per aiutarti a trovare modi alternativi di gestire le emozioni che ti sommergono prima dell'atto. (Sempre che tu non sia una di quelle persone che sono talmente privi di "emozioni" che sentono la necessità di "risvegliarsi" dall'ottundimento provato.) Non posso pronunciarmi senza conoscere tutta la tua situazione è vorrei non scrivere "troppo". Non so nemmeno dove abiti e quanti anni hai, ma se hai bisogno di sapere di più sui comportamenti autolesionisti, anche per decidere con maggiore serenità, puoi contattare la nostra associazione che ha una psicologa che si occupa specificamente di questo problema. Abbiamo anche un blog sull'argomento e un indirizzo email per il self-injury e sono su Twitter. Un abbraccio e spero di averti fatto pensare un po' sulla tua situazione (sempre più comune tra i giovanissimi).
DQ
6 APR 2016
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Cara Camilla,
non conoscendo la sua situazione non posso dare un mio parere in merito alla decisione della sua psicologa. L'unica cosa che mi sento di dirti, è di condividere con lei i suoi dubbi, le sue paure, anche in merito alla procedura in ospedale. Cerchi di affidarsi a lei poichè, se ha preso questa decisione, probabilmente è perchè la ritenuta utile e di aiuto per lei. Buona fortuna.
Dr.ssa Laura Camastra - Psicologa
6 APR 2016
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Buongiorno Camilla, dal poco che ci dice è impossibile risponderle. Ci sono troppi fattori da considerare. L'unica cosa che le posso dire è quello di cercare di fidarsi ed affidarsi alla sua terapeuta. Per quanto possa sembrare difficile, il ricovero è una soluzione anche protettiva (oltre che terapeutica) nei suoi confronti. In ogni caso, noi siamo qui, per quello che possiamo, per rispondere ai suoi dubbi e perplessità: è un nostro modo (mi permetto di generalizzare) di starle vicino in questi momenti.
Buona fortuna
dott. Massimo Bedetti
Psicologo/Psicoterapeuta
Costruttivista-Postrazionalista Roma