A 40 anni ho la sensazione di non aver fatto nulla di concreto nella mia vita. Lavoro ma niente di stabile e definitivo tale da darmi sicurezza per il futuro; diversi fallimenti sentimentali e due anni fa un aborto; nessun punto di riferimento e tanta solitudine e senso di inadeguatezza... ho fatto per ben due volte percorsi con due diverse terapeute ma ho lasciato dopo pochi mesi perché non mi sentivo a mio agio. Cosa posso fare?
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16 MAG 2020
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Salve signora, sento nelle sue parole un sincero sconforto e risentimento. La sensazione di non aver fatto nulla e alcuni accadimenti poco fortunati nella sua vita sembra le abbiano fatto perdere un po’ di speranza e lasciato in bocca un amaro difficile da tollerare. In questa situazione in cui tutto sembra andare storto si cerca talvolta una risposta nell’azione, nel fare, così come è racchiuso nella sua domanda “cosa posso fare”. Credo che in situazioni come queste tuttavia la miglior risposta che potrei fornirle è consigliarle di potersi concedere uno spazio in cui poter pensare. Talvolta non è semplice lasciarsi andare ad una relazione terapeutica a due e questo può far emergere un profondo senso di sfiducia nell’altro e nelle proprie capacità di auto-miglioramento. Tuttavia, credo che se lei riuscisse nel tempo, mantenendo salda la fiducia nell’altro, a lasciarsi andare e a concedersi uno spazio in cui riflettere e pensare in due, tutto questo potrà portarle maggior giovamento, più di quanto una semplice azione potrà mai fornirle.
Le consiglio quindi di provare ad affidarsi nuovamente ad un terapeuta e provare a farlo questa volta con un pizzico di coraggio e fiducia in più, in lei stessa e nell’altro. Sono sicuro che questo passo, se compiuto con sincera motivazione, potrà aiutarla nel tempo a sostituire quel senso di mancanza in un nuovo senso di pienezza e soddisfazione.
Le auguro il meglio.
Cordiali saluti
Dott. Stefano Paradisi
15 MAG 2020
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Buonasera Vale, gli episodi di vita che riferisce ruotano attorno ad alcuni temi che concorrono a strutturare la sensazione di fallimento e di vuoto che Lei riporta. Tutti questi temi riguardano progetti: il progetto della stabilità economica futura, quello della maternità, quello di avere accanto persone che ci accompagnino nel percorso della vita. Disagio e inadeguatezza in questi casi sono molto comuni, e possono accompagnarsi a vissuti di scarso valore personale che derivano da quello che Lei percepisce come un fallimento esistenziale. La risposta alla Sua domanda, alla luce di queste considerazioni, è la seguente: Deve riprogettarsi in modo autentico identitario, secondo una linea direttrice che sente propria, percorribile, valida e soddisfacente. I modi, i ruoli, le relazioni su cui mantiene senso di stabilità personale devono essere ricostruiti, fortificati, scoperti. Il mezzo elettivo con cui tutto ciò avviene è la psicoterapia, il cui scopo è proprio quello di riprogettarsi nel futuro in modo identitario aprendo possibilità d'azione, ovvero, scoprendo nella carne e sentendo come propria la possibilità di esistere altrimenti. Il fatto che lei abbia alle spalle due percorsi interrotti può dipendere da una serie di ragioni, il consiglio è contattare un diverso terapeuta e cominciare un percorso con fiducia. Laddove lei percepisca difficoltà ricorrenti, questa volta potrebbe provare ad affrontare il tema direttamente con il terapeuta. Il fatto che lei abbia alle spalle due percorsi interrotti può dipendere da una serie di ragioni, il consiglio è contattare un diverso terapeuta e cominciare un percorso con fiducia. Laddove lei percepisca difficoltà ricorrenti, questa volta potrebbe provare ad affrontare il tema direttamente con il terapeuta: è possibile che sia parte delle Sue difficoltà e, per quanto complesso E faticoso Le possa apparire in quel momento, superare quell'istante di impasse potrebbe rivelarsi estremamente utile nel percorso. A disposizione, cordialmente, DP
15 MAG 2020
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Buonasera Vale, lei ha delineato in maniera molto netta una condizione psicologica di estremo dolore e vuoto, associata a sentimenti e pensieri di autovalutazione.
Le pongo una domanda: cosa intende quando scrive che ha interrotto le terapie perché non si sentiva a suo agio? Dopo quanto tempo ha abbandonato?
Cordiali Saluti
Dott. Masucci A