Mi sento sola e senza un appoggio

Inviata da Giulia · 2 dic 2020

Buongiorno. Sono una ragazza di 23 anni, sono seguita da una psicologa che al momento è in maternità quindi abbiamo sospeso le sedute per un po'. Sono studentessa fuorisede e vivo con due coinquiline; una spesso è quasi inesistente, si chiude in camera tutto il giorno (da sola o con il ragazzo), a volte riappare ed è tutta gentile e amichevole per un paio di giorni, poi sparisce di nuovo; diciamo che così è un po' difficile instaurare un rapporto. All'inizio avevo stretto abbastanza con l'altra coinquilina, c'era un po' un "idillio" perché si mangiava insieme, si chiacchierava ogni volta appena una rientrava in casa, ci si facevano piccoli regalini e si usciva insieme. Ultimamente anche lei invece è diventata "sfuggente", non mangia più con me, non parliamo molto e tra l'altro c'è il suo ragazzo a casa un giorno sì e uno no. Per quanto loro siano abbastanza riservati e non molto rumorosi, a me inizia a dare fastidio avere sempre gente in casa, e per di più mi sento un po' sola, come se ognuna vivesse per conto proprio. Mi sono detta che magari mi dà fastidio perché forse sono invidiosa del fatto che le mie coinquiline abbiano un ragazzo e io no, e mi dico che dovrei accettare la situazione perché, se loro quando sono in casa con i rispettivi ragazzi sono rispettose, io non ho alcun diritto di infastidirmi, anzi dovrei essere felice per loro. Però continuo a sentirmi sola, un po' "tagliata fuori"; so che non è obbligatorio essere amici con i coinquilini, ma mi piacerebbe che almeno parlassimo un po' a fine giornata o mangiassimo insieme ogni tanto. In più negli ultimi mesi sono rimasta un po' delusa da altre amiche e mi sono resa conto che nel momento del bisogno non c'è praticamente nessuno, neanche le persone su cui facevo affidamento di solito, quindi questo non aiuta. So che dovrei imparare ad essere più "autonoma" e non fare così tanto affidamento sugli altri, e non dovrei prendermela con le mie coinquiline, alla fine non fanno nulla di male. Fatto sta che mi sento così, e non so cosa farci...

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Miglior risposta 3 DIC 2020

Gentile Giulia, le convivenze non scelte tra studentesse e studenti sono croce e delizia, io stesso ho sperimentato notevoli difficoltà ai miei tempi, ovvero circa trenta anni fa! Direi che fra ragazze e spesso più facile. Se comunque una delle due è stata gentile provi a parlarci serenamente, senza niente pretendere ma facendo presente che le piace la sua compagnia. Per il resto il consiglio è di approfittare del periodo universitario per costruirsi una ricca vita sociale fuori dal nucleo abitativo, tra studentesse o nel volontariato.
Ci pensi.
Un caro saluto
dr. Leopoldo Tacchini

Dott. Leopoldo Tacchini Psicologo a Figline Valdarno

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3 DIC 2020

Salve, mi spiace molto per il disagio e la situazione espressa.comprendo benissimo quelle che possono essere le difficoltà del sentirsi solo e vivere fuori sede in quanto, chi le scrive, ha studiato e vissuto per molti anni fuori dal proprio paese di origine. Ha mai provato a parlare alle sue coinquilina in maniera chiara e sincera esprimendo le sue emozioni e pensieri connessi a tale situazione? E come mai non ha portato avanti le terapie a distanza? Ritengo importante per lei proseguire il percorso psicologico al fine di indagare le cause, origini e di fattori di mantenimento dei suoi sintomi.
Cordialmente, dott FDL

Anonimo-181068 Psicologo a Roma

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3 DIC 2020

Buongiorno Giulia,
comprendo la sua sensazione di solitudine: è lontana da casa, le sue coinquiline sono poco presenti (il fatto di avere un ragazzo forse non incentiva a coltivare il rapporto con lei), la sua psicologa è in maternità e poi le lezioni all'università si fanno a distanza... Questo è un momento difficile per tutti, forse le persone su cui faceva affidamento di solito sono poco presenti anche per questo? La invito a riflettere sul fatto che a volte, quando quello che abbiamo intorno ci delude o non soddisfa a pieno i nostri bisogni, possiamo chiuderci e diventare ostili senza accorgercene, così gli altri si allontanano ancora di più, in un circolo vizioso che si autoalimenta. Provi a chiedersi che cosa può fare in autonomia per stare bene e può darsi che, di conseguenza, anche chi le sta intorno diventi più disponibile.
Dott.ssa Franca Vocaturi

Franca Vocaturi Psicologo a Torino

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