Mi sento male ogni giorno di più!

Inviata da Sergio · 9 nov 2016 Depressione

Mi sento come se fossi imprigionato in una grande gabbia, non so se per colpa dei miei genitori o per colpa mia. Cambiare città e scappare dai parenti opprimenti non mi risolleverebbe l'animo, perché la trista realtà è che per quanto possa fuggire, quell'enorme gabbia me la porterei sempre dietro, ormai è un malessere radicato dentro di me, forse esistente fin dall'infanzia.
Provo invidia per i miei coetanei perché loro possono fare tutto e io non posso fare niente! C'è chi va a vivere da solo, chi fa un viaggio in autonomia, chi segue le sue passione, chi vive per i suoi amici, e chi semplicemente ama la vita perché le scelte son sue e sa che gli altri nel bene e nel male, approvazione o meno, le rispetterebbero. E poi ci sono io, che non ho niente di tutto ciò! Ho 21 anni ma è come se ne avessi 2. Tutto mi viene ordinato, tutto è un ordine! La mia vita è fatta di proibitismi e ci si rivolge al sottoscritto solo con l'imperativo perché o posso o non posso e in quest'ultimo caso, le obiezioni sarebbero vane. Non posso portare la macchina da solo, non posso fare una passeggiata di sera, non posso uscire con la pioggia ed il perché è il seguente: ci preoccupiamo perché sei l'unico figlio maschio che abbiamo. Ciò mi porta a pensare che allora la natura ha deciso di punirmi, perché non mi ha concesso di avere quei fratelli che mi avrebbero regalato la libertà, ma poi mi accorgo che è meglio cosi, non avrei saputo amarli come meritassero.
E allora ti rendi conto che l'unica cosa che ti resta è quella di crearti una vita "virtuale": Si può raggiungere la felicità attraverso le azioni che i personaggi finti compiono al posto mio, perché sono le stesse che vorrei fare io ma che non mi è concesso fare? Si, mi appaga! Ma ciò mi porta a diventare dipendente dal computer, che a sua volta mi isola dal mondo. Se l'isolamento poi ti porta alla fobia sociale, ti rendi conto che non potrai mai avere una vita sociale, se non ti liberi dai tuoi rapitori e spicchi il volo.
Vorrei parlarne con uno psicologo, ma dove sono i soldi per farlo? Se non paghi nessun professionista è disposto ad ascoltarti perché Oggi giorno la timidezza si supera pagando, perfino chi scrive ebook fasulli su come superare l'essere introversi vuole lucrarci sopra, ma questo è un altro discorso.
Per questo mi rivolgo a voi, egregi dottori, perché spero che ascolterete fino in fondo il mio appello e mi consiglierete

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Miglior risposta 9 NOV 2016

Caro Sergio,
ciò che scrive mi sembra comprensibile. Trovo comprensibile il suo rifugio in una realtà virtuale se in quella reale non riesce a muoversi e a fare esperienza. Trovo comprensibili il suo malessere e la sua preoccupazione.
Non ho alcun consiglio da darle, nessuna soluzione in grado di risolvere magicamente il tutto, e il motivo per cui non li ho è che prima bisognerebbe capire cosa le succede e il perchè.
Questo lo può fare in terapia, sia presso servizi convenzionati che presso terapeuti privati che applicano tariffe agevolate.
Non credo troverà mai libri, gratuiti o meno, che sappiano dirle perchè Luca sta soffrendo tanto e cosa potrebbe fare a riguardo. Questa è una storia personale, un percorso soggettivo che richiede uno spazio ben più ampio di una consultazione online e, sì, anche un impegno economico da parte sua nei confronti del professionista che la affiancherà ma questo non significa necessariamente che il collega in questione sia interessato unicamente al profitto economico rispetto al suo benessere, tuttavia anch'egli svolge un lavoro che, come tale, merita di essere retribuito.
Rimango a disposizione.
Cordialmente,

Annalisa Anni
Psicologa Psicoterapeuta Padova

Alternativamente Psicologo a Padova

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10 NOV 2016

Gentile Sergio,
i genitori devono curarsi della salute dei figli, anche quella psicologica che è tutt'altro che secondaria.
Esiste l'ASL o il Consultorio: la prima costa poco, il secondo è gratuito, senta anche il medico di base se l'ASL richiede una prescrizione per un percorso psicoterapeutico. Tale prescrizione può avere un peso anche per convincere i suoi genitori sulla necessità di esso.

Il titolo sembra non attinente, ma in un articolo sull'anoressia che può trovare sul mio sito professionale si parla proprio di tematiche analoghe alle sue.

Se non ce la fa da solo ad acquisire l'autonomia si faccia aiutare, anche se la cosa migliore sarebbe una terapia familiare.

Valentina Sciubba Psicologo a Roma

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10 NOV 2016

Caro Sergio, la tua è un'età nella quale dovrebbe avvenire il passaggio dall'età adolescenziale all'età adulta. Passaggio che i genitori dovrebbero incoraggiare e aiutare responsabilizzando e allontanando il figlio (unico o no non importa) . In genere l'emancipazione dei figli avviene già alle elementari con i campi scuola, con i boy scout, con le vacanze con parenti e varie. Mi rendo conto che per te non essendo mai uscito da casa, tutto ti sembra più difficile. Non specifichi se studi, cosa fai per renderti indipendente. Purtroppo la libertà e la possibilità di affrancarsi avviene solo se si è indipendenti , anche poco, economicamente. Per quello che riguarda un sostegno terapeutico con uno psicologo, che secondo me è indispensabile per te, ci sono le strutture pubbliche. Se ti rivolgi alla tua ASL vedrai che ti sapranno consigliare e indirizzare. Coraggio e vedrai che un passo alla volta comincerai a vivere la vita che vuoi e che è giusto tu viva! dr. Annalisa Lo Monaco

Anonimo-146364 Psicologo a Roma

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10 NOV 2016

Caro Sergio,
Nel Corso degli anni più e più volte ho sentito questa frase che io stessa ho utilizzato: "Sta così male perché è molto intelligente! Se Solo fosse meno intelligente magari soffrirebbe meno!".
Questo é un dato dell'esperienza di molti anche se pochi si sono premurati di comprendere il perché. Leggendo Il tuo messaggio mi è venuta in mente ancora una volta questa frase. E io credo che tutto ciò abbia a che fare con la sensibilità personale che non è una condanna ma un dono. Questa sensibilità porta le persone a porsi più domande, a non farsi bastare le riposte banali che il mondo offre, andando in cerca di qualcosa di più profondo. Ma spesso il mondo esterno mette delle barriere, alza dei muri dietro ai quali ci sentiamo imprigionati. Le Persone che si adattano a questa situazione smettono di sognare quello che c'è al di là di questo muro, si dimenticano di voler vedere e di voler conoscere. Altre Persone, come credo stia capitando a te, non riescono a chiudere gli occhi, non rinunciano a voler vedere. E questo io lo chiamo dono, nel senso di un enorme potenziale evolutivo per te. Ma per evitare che questo muro sia solo una cella, occorre trovare assieme delle strategie che ti consentano di aggirarlo, scavalcarlo, perché abbatterlo non è possibile. E queste strategie sono già a tua disposizione, e il compito di un terapeuta è quello di aiutarti a vederle.
Ti auguro buona fortuna, e per ulteriori chiarimenti rimango a tua disposizione!
Con Affetto,
Francesca

Dott. Francesca Filippini Psicologo a Imola

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