Mi scuso, ma non saprei davvero come altro descrivere quello che vivo da ormai tanto tempo, allego qualche riga scritta durante un flusso di pensieri di qualche giorno fa.
“La vita mi resiste, la realtà mi respinge. Mi sento di vivere in un perenne sogno lucido, presente ma sconnessa. Non ho più accesso ai miei pensieri, li percepisco come un groviglio sbiadito e barricato nel fondo dell’abisso della mia mente, impossibilitati a raggiungere la superficie, a raggiungere la mia coscienza, ormai ghiacciata. È inverno dentro di me, ma non sento freddo. Mi cerco, non mi riconosco allo specchio. Sono davvero? Esisto, ma non so dove. Non so come percepirmi, come interagire.
Riesco a vivere solo spegnendomi, un perenne sonnambula, se mi sveglio mi blocco. Se mi sveglio, la realtà mi respinge lontano. Lontano.
L’erba suona sotto la mia suola, il vento muove le foglie, c’è vita intorno a me, ma non sento di farne parte. Sono uno spettatore finito dentro la pellicola, quella realtà non mi riconosce. “
Questa sensazione mi accompagna da anni, alle volte diventa così imponente da impedirmi di vivere. Vi chiedo aiuto.
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2 GEN 2025
· Questa risposta è stata utile per 5 persone
Gentile signora Sara, ho letto e riletto la sua richiesta di aiuto, rimanendone molto colpito.
Confesso che mi sembra molto difficile trattare il suo caso in una chat, poiché da un lato è complesso scrivere quello che mi verrebbe da dirle mentre leggo le sue frasi (un confronto dal vivo o in videochiamata sarebbe sicuramente più fruttuoso); dall'altro, mi sembra di leggere pensieri coerentemente articolati che però, nel momento in cui si manifestano, negano il loro stesso diritto di esistere. Cercherò di spiegarmi al meglio di quanto concede il mezzo che lei ha scelto e che abbiamo al momento a disposizione.
La sua descrizione (quella tra virgolette), che solo implicitamente è una domanda di aiuto, manifesta una serie di pensieri che appartengono solo a lei, e alla sua coscienza. Solo che lei - se comprendo bene - dice di non avere accesso ai suoi stessi pensieri, e che la sua coscienza è ghiacciata. Non sono anche questi dei pensieri, tra l'altro molto soggettivamente connotati? Partirei da loro.
L'altro aspetto che mi ha colpito è il suo affermare di vivere non da svegli: sembra che stia dicendo di vivere come in un sogno, dal quale fa fatica a svegliarsi perché quando lo fa si sente poi respinta. Solo che anche il sogno - chiamiamo così questa dimesione così personale che ci ha descritto - è una realtà (per gli psicoanalisti quella inconscia, quella che Freud chiamò "l'altra scena", che esiste dietro o sotto quella visibile nella nostra quotidianità), è anch'essa parte di lei, una parte nella quale mi sembra lei faccia però fatica a riconoscersi.
Quando poi si sveglia, afferma invece che è la realtà (quella esterna ora) a non riconoscerla: ma quale realtà? Occorrerebbe comprendere di volta in volta chi o cosa del mondo esterno le trasmetta o le abbia trasmesso il messaggio "io non ti riconosco": potranno essere persone specifiche, situazioni particolari, contesti più o meno dettagliati, ma dare a ciascuna di queste articolazioni possibili (e ne ho menzionate solo alcune fra le principali) la medesima etichetta di "realtà", per di più respingente, non mi sembra possa aiutarla a comprendere al meglio quel che le accade nelle sue giornate: ogni persona situazione o contesto dovrebbe esser valutato di per sé, di volta in volta, guardandolo da ogni prospettiva possibile (che non è detto debba per forza coincidere con la sua).
Mi lasci dire, per finire, che la dialettica che lei ha posto - quella tra il mancato riconoscimento da parte sua di alcune sue parti ("non mi riconosco allo specchio"), e un analogo mancato riconoscimento questa volta da parte della realtà nei confronti di Sara, da sveglia - andrebbe approfondita, perché mi sembra ci sia del terreno fertile sul quale lavorare, e dal quale poi trarre frutti.
3 GEN 2025
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Le parole che hai scritto trasmettono un’esperienza molto profonda e complessa, una sensazione di distacco dalla realtà e da te stessa che può essere angosciante e disorientante. Questa descrizione sembra avvicinarsi a quello che si potrebbe definire un’esperienza di derealizzazione (sentirsi disconnessi dalla realtà esterna) o depersonalizzazione (sentirsi estranei a se stessi), fenomeni che possono essere associati a vari stati psicologici, come ansia intensa, depressione o traumi passati.
Cosa puoi fare subito:
1. Riconosci e accogli ciò che senti: Il primo passo è legittimare queste sensazioni senza giudicarle. Anche se possono sembrare spaventose, sono una risposta del tuo sistema emotivo e non indicano necessariamente che "qualcosa è rotto". Il tuo corpo e la tua mente stanno cercando di dirti qualcosa.
2. Radicati nel momento presente: Quando queste sensazioni diventano travolgenti, prova esercizi di grounding (radicamento) per riportarti alla realtà:
Tecnica dei 5-4-3-2-1: Nota 5 cose che vedi, 4 che senti, 3 che puoi toccare, 2 che puoi annusare, 1 che puoi gustare.
Respirazione profonda: Inspira per 4 secondi, trattieni per 4, espira per 6. Questo aiuta a calmare il sistema nervoso.
3. Condividi ciò che provi: Anche scrivere, come hai fatto, può essere una valvola di sfogo preziosa. Se ti senti pronta, puoi provare a parlarne con una persona di fiducia.
Importanza di un aiuto professionale:
Le sensazioni che descrivi meritano attenzione e supporto. Sarebbe importante rivolgerti a un professionista della salute mentale (psicologo o psichiatra), che potrebbe:
Esplorare le cause sottostanti: Le esperienze che vivi potrebbero essere legate a traumi, stress prolungato o altri fattori emotivi.
Offrirti strumenti e percorsi terapeutici: Tecniche come la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) o pratiche di mindfulness possono aiutarti a riprendere contatto con te stessa e con la realtà.
Valutare un supporto farmacologico: Se la sensazione di disconnessione è molto intensa e persistente, un medico potrebbe valutare l’opportunità di associare una terapia farmacologica.
Un messaggio per te:
Non sei sola in quello che stai vivendo. Quello che senti, anche se difficile da sopportare, non è qualcosa di insormontabile. Con il giusto supporto, è possibile ritrovare un senso di connessione con te stessa e con il mondo. Trovare il coraggio di chiedere aiuto, come hai fatto ora, è un grande primo passo verso il cambiamento. Non smettere di cercare te stessa: il tuo benessere è raggiungibile.
2 GEN 2025
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Mi dispiace profondamente leggere quello che sta vivendo.
Le sensazioni che descrive sono intense e cariche di una solitudine che sembra affondare nel profondo, come se lei fosse intrappolata in un'esistenza che le sfugge, incapace di ritrovarsi e di essere davvero presente. È come se il mondo intorno a lei continuasse a scorrere, ma lei ne fossi esclusa.
Quello che sta descrivendo sembra un profondo stato di disconnessione, forse una forma di depersonalizzazione o derealizzazione.
Il fatto che lei abbia scritto queste parole è un segno di consapevolezza, un primo passo verso la possibilità di comprendere meglio ciò che sta vivendo. A volte, esprimendo il proprio stato interiore, come ha fatto, aiuta a mettere ordine in un caos emotivo. Ma capisco che non basta.
Le suggerisco di rivolgersi a un professionista della salute mentale, un terapeuta o un* psicolog* poiché potrebbe aiutarla ad esplorare queste sensazioni di distacco dalla realtà e dalla sua stessa identità. Potrebbero esserci anche aspetti legati a eventi passati, stress o relazioni che vanno affrontati in un contesto sicuro e protetto.
Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento o supporto! Cordialmente Dott.ssa Di Costanzo Maria Luisa.
1 GEN 2025
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Cara Sara,
le tue parole ci offrono uno spaccato profondo della tua sofferenza, un’esperienza che sembri vivere come una sorta di prigionia interiore, dove la realtà e il tuo io sembrano essere separati da un abisso che ti impedisce di riconoscerti e di sentirti parte del mondo. L’immagine del "sogno lucido", nella quale sei presente ma distaccata, è simbolica di un vissuto che ti rende aliena a te stessa e alla realtà circostante. Il "ghiaccio dentro di te" e il senso di isolamento non sono segnali di assenza, ma piuttosto di un malessere emotivo profondo che, per quanto possa sembrare distante, è in realtà un segno che qualcosa dentro di te sta cercando di emergere e chiedere attenzione.
Le sensazioni che descrivi di non riconoscerti allo specchio o di vivere come una spettatrice della tua vita, senza poterla influenzare, sono espressioni di un disallineamento tra la tua parte più profonda e il mondo esterno. Questi momenti di distacco possono essere il risultato di una serie di dinamiche, come il non sentirsi compresa o la difficoltà ad affrontare emozioni dolorose che, inconsciamente, cerchi di evitare. La mente, in questi casi, può costruire una sorta di "barriera protettiva" per non affrontare il dolore, ma ciò che ottieni è un crescente senso di estraneità da te stessa e dalla tua vita.
È comprensibile che tutto questo ti faccia sentire persa, ma sappi che il fatto che tu stia cercando aiuto e che ti stia mettendo in discussione sono passi preziosi. La consapevolezza di questa separazione è già il primo passo per iniziare a ricostruire il legame tra te stessa e la realtà che ti circonda.
C’è sempre una via per riunire ciò che sembra separato. Il primo passo è accogliere questi sentimenti senza giudicarti, riconoscendo il dolore e il disorientamento che provi come una parte legittima del tuo vissuto. Solo così potrai gradualmente tornare a connetterti con te stessa e riscoprire un senso di appartenenza alla tua vita.
Nel silenzio della tua solitudine, il tuo cuore continua a battere, un segno che anche nella distanza più profonda c’è una forza che ti guida verso te stessa.
Resto a disposizione per eventuali domande o chiarimenti.
Cordiali saluti Dott.ssa Jessica Bombino.
1 GEN 2025
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gentile utente, capisco da queste righe che lei sta provando un forte disagio, consiglio di parlarne con uno psicoterapeuta cognitivo comportamentale che possa aiutarla a capire il perché del suo disagio e avere strumenti utili da utilizzare. Sono a disposizione un grande abbraccio
31 DIC 2024
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Buonasera Sara, mi dispiace molto sentire quello che stai vivendo, e ti ringrazio per aver avuto il coraggio di descrivere le tue sensazioni. Quello che stai attraversando sembra una forma di derealizzazione e depersonalizzazione, dove ti senti staccata dalla realtà, quasi come se fossi spettatrice della tua vita anziché protagonista. Questo tipo di esperienza può nascere da una profonda ansia, stress o persino da esperienze emotive passate non completamente elaborate. La tua mente, in un certo senso, si protegge creando questa distanza, ma questo non significa che tu debba rimanere intrappolata in questa sensazione. So che può essere difficile affrontare questa realtà, ma il primo passo che hai già fatto, ossia riconoscere il disagio e condividerlo, è fondamentale. Ti invito davvero a considerare un percorso, un terapeuta potrebbe aiutarti a esplorare più a fondo la causa di questa disconnessione e darti gli strumenti per affrontarla così da avere il supporto di cui hai bisogno per comprendere meglio queste sensazioni e imparare a viverle in modo meno pesante. Oltre a questo, sarebbe utile lavorare su piccole pratiche quotidiane di mindfulness o respirazione consapevole, che ti possano riportare nel momento presente e ridurre il senso di estraneità alla realtà. Non è facile, e non avrai risposte immediate, ma ogni passo che fai verso il recupero della tua connessione con te stessa è importante. La cosa più importante da ricordare è che ciò che provi non è una tua “colpa” e non sei sola. Molte persone attraversano esperienze simili, anche se non sempre ne parlano. Se senti di non riuscire a farlo da sola, parlarne con un professionista che ti accompagni in questo viaggio potrebbe davvero essere un passo importante per ritrovare la tua forza e il tuo equilibrio.
I miei migliori auguri, cordialmente,
Dott.ssa Velia Morati
31 DIC 2024
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Capisco perfettamente quanto possa essere difficile e frustrante vivere con questa sensazione di disconnessione dalla realtà e da se stessi. Le tue parole sono molto intense e trasmettono un profondo disagio.
Non sei sola
È importante che tu sappia che molte persone sperimentano sensazioni simili, anche se in modo diverso. Sentirsi come uno spettatore della propria vita, avere difficoltà a connettersi con i propri pensieri e sentimenti, sono esperienze comuni a molte persone che lottano con disturbi d'ansia, depressione o altre problematiche.
Cosa puoi fare?
La prima cosa da fare è non sentirti sola e non vergognarti di chiedere aiuto. Parlare con un professionista, come uno psicologo, può essere di grande aiuto per comprendere meglio le cause di queste sensazioni e trovare strategie per affrontarle.
Un terapeuta può:
- Fornirti uno spazio sicuro per esprimere i tuoi pensieri e sentimenti.
- Aiutarti a identificare i fattori che contribuiscono al tuo disagio.
- Insegnarti delle tecniche per gestire l'ansia, la depressione e altri sintomi.
- Supportarti nel processo di elaborazione di esperienze traumatiche.
- Fornirti strumenti per sviluppare una maggiore consapevolezza di te stessa e delle tue emozioni.
Oltre alla terapia, possono essere utili anche:
- Attività rilassanti: Come la meditazione, lo yoga o altre pratiche di mindfulness.
- Esercizio fisico: L'attività fisica può aiutare a ridurre lo stress e migliorare l'umore.
- Alimentazione sana: Un'alimentazione equilibrata fornisce all'organismo i nutrienti necessari per funzionare al meglio.
- Supporto sociale: Parlare con amici e familiari di fiducia può essere di grande conforto.
Ricorda:
- Non sei sola: molte persone si sentono come te in un momento o nell'altro della loro vita.
- C'è speranza: con l'aiuto giusto, è possibile migliorare la propria qualità di vita.
- Tu hai il potere di cambiare: Anche se ora ti senti bloccata, puoi imparare a gestire queste sensazioni e a riprendere il controllo della tua vita.
31 DIC 2024
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Gentile Sara,
forse questo distacco è il più forte confine che si può dare a una realtà troppo violenta. Come un'anestesia che protegge ma altera lo stato di coscienza, che è alla ricerca di una base, cioè il corpo. Non trovandola gira e gira, tra luci e vertigini, e fa scorrere il tempo in un modo diverso. Eppure, da lontano, il sentimento prende la forma di metafore, come se il corpo disconnesso mandasse echi lontani. Potrebbe provare ad osservare il dolore ed i suoi echi. Ed il piacere ed i suoi echi. Quando vedrà che le metafore divengono sentimenti/feeling e i sentimenti divengono emozioni e le emozioni esprimono bisogni noterà di star entrando nella realtà corporea.
Spero di esserle stato d'aiuto!
Un cordiale saluto
Dott. David Maddalon
31 DIC 2024
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Cara Sara,
chiedere " scusa" per un parere richiesto rimanda ad un presunto senso di colpa, la cui origine da qualche parte deve risiedere. Credo sia importante parlarne con un professionista della salute mentale. Un terapeuta può aiutarla a comprendere le cause del suo disagio, sviluppare strategie per gestire i sintomi e affrontare eventuali disturbi sottostanti.
31 DIC 2024
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Cara/o,
grazie per aver condiviso queste parole così profonde e delicate. Già il fatto che tu sia riuscita/o a descrivere quello che senti con questa intensità e lucidità è un passo importante, e denota una grande consapevolezza del tuo mondo interiore. Voglio dirti, innanzitutto, che non sei sola/o e che quello che stai vivendo è qualcosa che può essere affrontato e compreso.
La sensazione di disconnessione: il tuo mondo interiore
Quello che descrivi – questa sensazione di essere “scollegata/o” dalla realtà, di vivere come in un sogno lucido, disconnessa/o dalle tue emozioni e dal tuo corpo – è spesso legato a meccanismi che la nostra mente attiva per proteggerci. Quando attraversiamo esperienze difficili o dolorose, il nostro sistema nervoso può reagire dissociandosi, creando una barriera tra noi e ciò che sentiamo o viviamo. È come se il tuo sistema avesse deciso che “spegnersi” fosse l’unico modo per sopravvivere.
L’inverno interiore e la dissociazione
Nella tua descrizione parli di un “inverno dentro di te”, di una realtà che ti respinge. Questo è un aspetto tipico della dissociazione, una condizione in cui il nostro corpo è presente, ma la mente sembra lontana. È come vivere una separazione tra ciò che sei e ciò che fai, tra il mondo interno e quello esterno.
Secondo il modello della finestra di tolleranza di Daniel Siegel, quando la vita ci travolge o ci espone a un dolore troppo grande, possiamo oscillare tra due stati estremi:
• Iperarousal: Un eccesso di attivazione emotiva, come ansia o panico.
• Ipoarousal: Uno stato di intorpidimento, di disconnessione, simile a quello che descrivi.
Questi stati possono essere regolati, ma richiedono pazienza, ascolto e un lavoro graduale.
Come iniziare a ricostruire il legame con te stessa/o
La tua esperienza mi richiama i concetti di consapevolezza e integrazione, centrali nei percorsi di stabilizzazione e recupero che utilizzo nella mia pratica. Ecco alcune riflessioni e suggerimenti per iniziare a riconnetterti con te stessa/o:
1. Ritrovare il corpo come ancora di realtà
Quando ci sentiamo scollegati dalla realtà, il corpo può diventare una guida per tornare al presente. Prova piccoli esercizi di grounding:
• Cammina lentamente: Nota il contatto dei piedi con il suolo, il suono che producono, la sensazione sotto le suole.
• Respira consapevolmente: Inspira contando fino a 4, trattieni il respiro per 4 secondi, ed espira contando fino a 6.
Questi esercizi aiutano a “risvegliare” il sistema nervoso e a darti un senso di presenza.
2. Dare un nome alle emozioni
La descrizione che hai scritto è già un passo verso la riconnessione. Continua a esplorare le tue sensazioni, anche attraverso la scrittura. Non importa se le parole sembrano confuse o difficili: è un modo per iniziare a portare in superficie ciò che si nasconde nel “groviglio” che hai descritto.
3. Trovare sicurezza nel qui e ora
Spesso, la disconnessione è legata a esperienze che hanno reso il mondo un luogo percepito come minaccioso. Creare piccole “ancore di sicurezza” nella tua quotidianità può aiutarti:
• Un luogo in cui ti senti al sicuro.
• Un oggetto che puoi toccare o guardare per calmarti.
• Una persona con cui condividere le tue sensazioni senza paura di essere giudicata/o.
Quando la realtà diventa troppo imponente
Scrivi che “la realtà ti respinge” quando ti svegli, e questo sembra paralizzarti. È importante sapere che queste sensazioni non definiscono chi sei, ma sono risposte a qualcosa che la tua mente e il tuo corpo hanno vissuto. Si può lavorare per ridurre questa distanza tra te e il mondo, per fare in modo che tu possa sentirti parte della realtà senza che questa ti travolga.
Come posso aiutarti
Nei percorsi che seguo, utilizzo strumenti come il TIST, l’EMDR somatico e altre tecniche per affrontare la dissociazione e aiutarti a riconnetterti con le tue emozioni in modo sicuro. Attraverso un lavoro graduale, possiamo esplorare insieme ciò che ti fa sentire così lontana/o e creare uno spazio dove tu possa ritrovare te stessa/o.
Ti incoraggio a non affrontare questa sensazione da sola/o. Cercare aiuto è un atto di forza e amore verso di sé, e sono qui per accompagnarti in questo percorso, con tutta la calma e l’empatia che meriti.
Un caro saluto.
Dott.ssa Barbara Durand
Ricevo a Torino e Online
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