Mi sento in trappola.
Buonasera, scrivo per disperazione, perché ho capito che la spirale da cui credevo di essere uscita in realtà mi tiene ancora in pugno. Ho vent'anni e amo studiare, è la mia vita, andare all'università è stato il sogno che mi ha permesso di finire il liceo senza mollare, essendo stato un percorso che ho odiato con tutta me stessa. Il piano iniziale era di trasferirmi a Napoli e studiare lingue orientali presso l'Orientale, in alternativa altrimenti tentare l'ingresso alla Ca' Foscari, ma proprio nel periodo della maturità al mio papà è stato diagnosticato il cancro e ho dovuto ripiegare sempre più sino a giungere alla scelta dolorosa, ma necessaria di stare ferma un anno. La mia reazione alla sua malattia è stata di rabbia viscerale: ero inconsciamente arrabbiata con lui per essersi ammalato e razionalmente furibonda con il cancro che lo stava divorando, rendendolo irriconoscibile. Odio me stessa per come ho agito in quel periodo, tanto che spesso mi trovo a fantasticare che se quel male fosse venuto a me sarebbe stato meglio.
Non mi dilungherò sul rapporto che avevo con lui, ma per riassumerlo in una parola direi che era simbiotico. L'amore per lo studio me l'ha trasmesso lui e il sogno dell'università era condiviso, sognavo di laurearmi con lui al mio fianco più di ogni altra cosa al mondo. Dopo la sua morte mia mamma è crollata e se già prima non voleva sentire ragioni sul mio malessere, giunta a quel punto ho capito che dovevo cercare di tenere le redini di casa sopprimendo sino a tempi migliori da dedicare a me stessa per agire. Ecco però che ho anche realizzato quanto mia mamma sia dipendente dalle altre persone e quanto la sua staticità sia diventata tossica. Se provo a parlare anche per scherzo della possibilità di vivere o studiare all'estero (scherzo relativo, dato che ho impostato ogni mio progetto in questa direzione) dice che intendo lasciarla da sola, spesso tira fuori questa storia con discorsi pietosi che mi fanno male e i parenti non fanno che patteggiare completamente a suo favore. Allo stesso modo, però, odia parlare con me e fatica a mantenere un dialogo, spesso preferisce rivolgersi ai nostri cani pur di sviare anche un'innocente chiacchierata all'ora di cena. Mio papà non stava bene da diversi anni e aveva quindi uno stile di vita sedentario confacente al suo, mentre io ho sempre avuto tanti interessi che mi tengono (in tempi normali, si intende) normalmente impegnata fuori casa, odio la staticità sia mentale che fisica e lei si mostra offesa quando cerco di seguire uno di questi miei interessi invece di stare con lei, ma se cerco di coinvolgerla declina energicamente l'invito. Le ho fatto presente che delle amiche le ha e potrebbe chiedere loro di uscire, ma dice che non saprebbe di cosa parlare e che non vuole, continuando a contare sulla mia presenza costante in casa e nella sua vita, come se fosse eterna.
Adesso frequento l'università, ma ho ripiegato su una facoltà simile a quella che sognavo per stare nella nostra Regione e non rendere necessario un trasloco a fine pandemia, ma la sto odiando per organizzazione e corsi proposti, la DAD poi rende impossibile restare lucida e mia mamma continua ad interferire chiamandomi durante la lezione o lo studio, cercando di stabilire un dialogo proprio in questi frangenti, mentre quando cerco di parlarle del corso fuori da queste ore per frivolezza o per un confronto serio circa decisioni da prendere o per tentare di dissipare qualche dubbio lei si ritrae immediatamente o si arrabbia per le cose che dico. Sto sperimentando livelli di frustrazione che non credevo possibili, non capisco perché stia studiando, sento di non avere garanzie e questa condizione in casa non aiuta. Ho inoltre problemi di autostima da sempre, quando a lezione devo aprire il microfono per ripetere una frase (studio arabo e giapponese, cui sono dedicate due ore a testa di esercitazione) inizio a tremare e faccio la figura di quella che non conosce ciò di cui si sta parlando, nonostante in autonomia riesca a leggere abbastanza fluentemente e ad azzeccare le pronunce, per cui appena interviene una persona sicura che propone performance da dieci e lode crollo. Il martedì è il giorno peggiore, ho entrambe le esercitazioni in quattro ore di fila e ne esco sempre emotivamente distrutta, ma non ho nessuno presso cui cercare conforto, ovviamente a causa della questione Covid, che peraltro ha accompagnato il mio crollo dal primo momento, visto che è da febbraio che sto sperimentando lo stato mentale peggiore.
Mi sento in trappola, sento che qualsiasi cosa farò ferirà me o mia mamma, ma se decidessi di seguire le mie passioni o semplicemente il corso della mia vita lei me lo farà pesare come già sta facendo e non so dove sbattere la testa,