Mi ha cacciata dalla terapia

Inviata da stranita · 29 feb 2016 Ansia

Io non ho neanche parole, ne spazio a sufficienza per descrivere tutto questo. Cerco di riassumere. Dopo un anno e mezzo di terapia per stati d ansia causati da rabbia, qualche mese fa lentamente iniziai a stare meglio, a sentirmi felice e soddisfatta di tante cose nuove che ho intrapreso. La psicologa dice che sto bene e che la terapia stava finendo. La seduta dopo dice che è finita che ci si vede tra un mese per i saluti. Dopo una settimana dallo stacco e in concomitanza di altri fatti mi ritrovo ad aver ancora quella ansia che mi destabilizza. Le chiedo di parlare e mi risponde che ci vediamo tra un mese. Le dico che sto male e mi risponde che io le avevo detto che stavo bene.le rispondo che si è vero ma ora sto così e che forse non è stata la sua la decisione migliore, che non mi ha permesso di staccare gradualmente da lei, sapendo anche quanto le fossi affezionata.per messaggio ancora replica che ci si vedeva tra un mese. Ecco ieri ci siamo viste,mi ha detto che non le ho portato rispetto dicendo questo,che le dico come fare il suo lavoro e che questa era una prova per darmi una scossa. Mi risponde che le sono andata fuori dalle righe, che è andata anche in supervisione per questo, che io non ho nessuna voglia di scoprire altro di me , di lavorare in terapia. Mi ha risposto che il nostro è un rapporto professionale e che in nessun modo lei vede o sente pazienti a fine terapia .cosa che io le avevo chiesto in passato, e lei mi rispose che a fine terapia si vedeva..lasciandomi per mio modo di vedere una porta aperta. Ora ma risponde che dovevo chiederle cosa intendeva lei per fine terapia, e mi avrebbe risposto questo che il rapporto terapeutico non finisce mai. Non mi ha quasi lasciato parlare per tutta la seduta,dicendomi che per una volta mi faceva sentire come stava lei ,cosa le facevo sentire io. Mi ha addirittura chiesto se sono innamorata di lei? Al che ho sgranato gli occhi dicendole assolutamente no,che sono affezionata e mi sembra anche normale dopo tutto questo tempo in cui secondo me avevamo lavorato bene. Parla tanto di professionalità, ma a me sembra abbia preso tutto in maniera personale invece. Le ho chiesto scusa dicendole che io non volevo darle nessuna colpa ne tantomeno dirle come lavorare, ma niente non ha voluto saperne. Mi ha detto anche che mi manda la registrazione dove io l ho offesa dicendo che piuttosto di pagare lei me li spendevo al bar,cosa non vera .perché le dissi che ultimamente non sentivo di doverle raccontare nulla di che e che non mi andava di pagare per fare chiacchiere da bar.le avevo chiesto di cominciare a vederci ogni due settimane,e mi ha risposto che non ho bisogno di sostegno psicologico ma di terapia.. .l ho pagata le ho richiesto scusa le ho fatto presente che non è vero che non ho voglia di lavorare in terapia ma che ero convinta, perché lo sentivo di star bene e poi invece le cose sono ritornate un po indietro..mi sono sentita un peso, ho sentito che non voleva parlare quindi le ho detto che era l ultima seduta visto che era evidente che non si riusciva a comunicare, e la sua risposta è stata "si forse meglio.ciao"

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Miglior risposta 7 MAR 2016

Cara Happy
da quanto lei ci racconta e anche non dovizia di particolari, a me sembra che, il comportamento della collega sia stato molto confuso e poco adeguato alla situazione.
Visto che lei fa una domanda, quello che noi esprimiamo in merito non è un giudizio ma un parere e, credo che, in questo caso, si tratti anche di una riflessione per noi utile.
Partendo da presupposti certi inerenti il processo di psicoterapia, a me sembra che il paziente-cliente (dal momento che si trova in un contesto terapeutico e che retribuisce il terapeuta), debba essere compreso e accettato con le sue difficoltà e particolarità e anche guidato ad una giusta modalità di relazione.
Il paziente, può permettersi di avere modalità anche alterate per esporre i suoi stati interiori ne ha tutto il diritto, altrimenti non sarebbe lì, può porre domande, può fare richieste, osservazioni e quanto altro.
E' chiaro che il tempo e spazio della terapia debba essere uno "spazio libero e protetto" per il paziente dover poter essere se stesso ed esplorare a fondo i suoi stati emotivi. Altrimenti perché sarebbe li?
Non penso che il paziente per queste cose possa essere valutato e giudicato irrispettoso o quanto altro (essere irrispettosi è ben altra cosa).
Ritengo invece che il terapeuta, debba essere "professionale" sempre e ciò significa saper gestire, ai fini della terapia, le sue emozioni interiori anche in momenti relazionali difficili (per questo noi siamo preparati, abbiamo studiato e fatto a nostra volta una psicoterapia).
E' evidente che, quando succedono cose di questo tipo, non può e non deve in assoluto esserne colpevolizzato il paziente, come mi sembra essere successo in questo caso. Qui si tratta del terapeuta che, per vari motivi che mi sembrano evidenti, ma che non è il caso di analizzare, ha perso il controllo della situazione e si è lasciato coinvolgere in una excalation aggressiva.
Dispiace molto perché quello che si percepisce dalla lettera è che lei, cara Happy, è stata fraintesa oltre che non compresa, soprattutto, nella sua esigenza di poter continuare la psicoterapia e questo non mi sembra affatto corretto.
A fronte di questi episodi (e ce ne sono tanti come il suo), che ci vengono narrati con dispiacere e incredulità dai pazienti, a me sembra di poter dire che l'umiltà degli psicoterapeuti dovrebbe essere rafforzata e, a volte, ammettere uno sbaglio o un fraintendimento (che, per carità, può succedere, siamo umani!) sia molto più professionale ed elegante di voler, per forza, difendere il nostro operato professionale, anche quando tale non è.
Se poi si finisce per far sentire il paziente rifiutato, colpevole e sbagliato, ciò mi sembra molto fuori da quello che la psicoterapia si prefigge come scopo e motivo d'essere.
La ringrazio molto Happy per questa testimonianza che ritengo davvero importante per farci riflettere e la saluto dicendole che mi dispiace per quanto successo.
Mantenga comunque una visione serena sull'accaduto e si ricordi che non è lei a dover fare da terapeuta alla sua terapeuta.
Dott. Silvana Ceccucci Psicologa Psicoterapeuta.

Dott.ssa Silvana Ceccucci Psicologo a Ravenna

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30 GIU 2017

Gentile,

non rinunci alla volontà di stare bene solo per non aver trovato un terapeuta che è stato in grado di comprenderla. Provi a cambiare, sono sicura che il prossimo tentativo andrà meglio!

Buona giornata
Dott.ssa Ilaria Albano
Psicologa a Roma

Dr. Ilaria Albano Psicologo a Milano

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1 MAR 2016

Cara Happy,
non entro nel merito delle modalità usate dalla Sua terapeuta, non è professionale esprimere un giudizio sul lavoro dei colleghi.
Dal Suo racconto emerge però che per Lei non fosse esattamente il momento giusto per interrompere. Qualcosa non è stato risolto.
Un anno e mezzo di impegno dicono qualcosa della Sua volontà di mettersi in gioco. A volte però momenti di stallo, nei quali sembra di non aver niente da dire, sono momenti in cui l'inconscio "si chiude", accade, ma le chiacchiere non sono necessariamente "da bar".
Qualcosa non ha funzionato ma le consiglio di riprendere il Suo percorso con un altro terapeuta, non solo per finire il lavoro iniziato, ma anche per elaborare questa interruzione non troppo felice.
Le consiglio di rivolgersi ad un analista lacaniano.

A disposizione.
Un caro saluto
Dott.ssa Fornari Daniela

Dott.ssa Daniela Fornari Psicologo a Iseo

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29 FEB 2016

Gentile utente,
la relazione terapeutica, al pari di tutte le altre relazioni (di coppia, amicale etc.) non è un obbligo o un dovere ma una libera scelta basata sul consenso e sulla approvazione reciproca.
Pertanto, laddove una delle due parti ritiene, per qualsiasi motivo, che questa relazione debba essere modificata o anche interrotta, l'altro non può che farsene una ragione.
Temo quindi che la sua terapeuta abbia qualche ragione quando dice di non sentirsi rispettata nelle sue decisioni relativamente alla terapia.
E' ovvio che se lei è ancora sintomatica, per una qualche ricaduta o per nuovi problemi, ha tutto il modo e la possibilità di rivolgersi ad altro terapeuta.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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29 FEB 2016

Salve happy, sembrerebbe che la rabbia per cui ha iniziato la sua terapia, abbia investito controtransferalmente la sua terapeuta. Immagino sia una situazione molto spiacevole. Probabilmente alla sua psicoterapeuta E" apparsa come una paziente "difficile" ed ha cosi' faticato per costruire insieme lei(Happy) una relazione che fosse terapeutica e funzionale tanto da poter essere utilizzata all-esterno.
Di una relazione, ci rimane qualcosa che possiamo rivivere anche con altre persone ed altre situazioni, mentre come e' ovvio immaginare, se l'attaccamento e' nei confronti della persona, si crea una dipendenza.
Probabilmente uno dei temi fondamentali della vostra terapia potrebbe essere stato anche quello della Autonomia e dell'indipendenza. Non e' poi cosi' frequente che i pazienti ci chiedano di avere una relazione extra setting, perché sentono e riconoscono che quella col terapeuta e' una relazione speciale, che non avrebbe molto senso nel mondo "reale", fuori, nella loro vita quotidiana, proprio come sentono che la relazione terapeutica e' diversa da quella che si crea con un amico.
Se lei sente di aver bisogno ancora di sostegno, si rivolga ad un altro specialista che magari l'aiuterà' anche a capire cos'e' successo in questa relazione e ad analizzare se si tratti di una coazione a ripetere. E' probabile che la rabbia che lei sente dentro, si proietti sull'altro, tanto da indurlo a sentire il bisogno di prendere le distanze? Mi chiedo, quanto il suo di "provocare" ( chiacchiere da bar) e di andare fuori dalle regole e dai limiti (chiedere l'amicizia ),che in terapia servono da contenitore, la faccia apparire in un modo tale da non trovare comprensione null'altro.
Mi sentirei di suggerirle di non cercare esasperatamente delle risposte esaustive dalla sua psicoterapeuta che e' una persona e che analizzara' il vostro transfert e controtransfert nella giusta sede, ma piuttosto di cercare una nuova terapia che la faccia andare più nel profondo e che le dia degli strumenti che la facciano sentire forte ed autonoma, senza aver bisogno che la PERSONA sia realmente nella sua vita.
Cordiali saluti
Dott.ssa Ilaria Raia

Dott.ssa Ilaria Raia Psicologo a Cecina

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