Buonasera,
vi scrivo perché non so se interrompere o meno le sedute a cadenza settimanale di psicoterapia cognitivo-comportamentale che ho cominciato da oltre un mese.
Ho 25 anni, sto attraversando un periodo molto brutto della mia vita a causa di una paralisi mentale che mi impedisce di portare a termine le cose (qualunque cosa). Dopo molti mesi di sofferenza ho deciso di rivolgermi a un professionista nella speranza di sbloccarmi e riprendere di nuovo in mano la mia vita. Ho scelto questo tipo di approccio perché sapevo (informandomi su internet, quindi correggetemi se sbaglio) che sarebbe stato molto pratico e più breve degli altri.
Bene, non ci riesco. Non riesco a portare a termine gli esercizi che mi vengono assegnati di settimana in settimana. Mi sento male ogni volta che devo andare, perché non ho fatto quanto avrei dovuto. Mi sento male ogni volta che esco. Mi sento in colpa per i soldi che sto facendo spendere ai miei genitori.
Non credevo nei miracoli, ma speravo sarei stata meglio da subito, almeno un po'. Non mi sembra di avere fatto alcun passo avanti: anche il mio psicoterapeuta vedo che mi parla come se la terapia dovesse durare per tanto tempo. Io non so cosa fare, il solo pensiero di vedere sfumare ancora i miei progetti a causa della mia paralisi mi fanno sentire un totale fallimento.
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26 OTT 2020
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Buona sera Nora,
quando si decide di rompere degli schemi che ci fanno soffrire si vorrebbe che ciò avvenisse velocemente ma se sono lì da molti anni, è difficile e a volte pericoloso toglierli troppo rapidamente. Ricordo spesso una frase quando mi accingo a iniziare un nuovo percorso con un paziente: la malattia è il miglior modo che quella persona ha trovato per reagire a ciò che le è successo. Il Timing è un aspetto molto importante della terapia: certi interventi e certe parole da parte del professionista devono essere espressi nel momento giusto, quando la persona è pronta ad accoglierle. E si è pronti quando al posto di vecchi schemi, funzionali e disfunzionali insieme, se ne sono assunti altri più buoni. La terapia cognitivo-comportamentale propriamente detta agisce sul comportamento ma può non essere sufficiente per andare alle origini dello stesso. Le consiglio di parlarne apertamente con il suo psicologo e di sentire come sta nella risposta per poi decidere.
Un abbraccio
Dott.ssa M. Francalanci
26 OTT 2020
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Cara Nora, provi a confrontarsi con il Suo terapeuta di ciò che pensa. Come sa, lui è lì anche per questo, affinché il lavoro che fate insieme porti ad una via d'uscita. Parlandone potrebbe sbloccarsi la situazione. Pur essendo una terapia cognitivo- comportamentale, essa ha bisogno dei suoi tempi per realizzare il miglioramento che auspica a se stessa. Nulla si risolve dall'oggi al domani, si dia tempo per superare le Sue resistenze, se pensa che questa terapia faccia al caso Suo. Non deve sentirsi giudicata dal terapeuta, ribadisco che è lì per Lei, per aiutarLa, e se Lei ha difficoltà nel portare avanti questo lavoro, gli farebbe piacere condividesse i Suoi vissuti con lui, proprio per poterLa aiutare meglio.
Buona fortuna.
Dr.ssa Amanda D'Ambra.
26 OTT 2020
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Buongiorno, sfatiamo un mito. La terapia cognitivo-comportamentale è un valido approccio, al pari degli altri.
Ma non è assolutamente vero che dura meno degli altri. Può durare anche anni, al pari di approcci terapeutici diversi.
Detto questo, parli dei suoi dubbi con il/la professionista cui si è affidata
Dott. Masucci A.