Male incurabile?

Inviata da Silvia · 19 dic 2018

Gentili dottori sono una ragazza di 26 anni in cura da due anni da uno psicologo. Premetto di avere avuto un passato abbastanza travagliato: mio padre e' sempre stata una persona che alternava momenti di equilibrio e serenità emotiva( piuttosto ridotti) a episodi ( sicuramente molto piu' frequenti) di aggressivita' pronunciata verbale e comportamentale sia nei miei confronti ( sono figlia unica) sia nei confronti di mia madre, caratterizzati da offese, insulti , toni e gesti minacciosi che simulavano una percossa ,scatti d'ira che talvolta esplodevano nei miei confronti anche con strattonamenti, strattonamenti per i capelli ( una volta mi ha anche sputato in faccia ). Tutto cio' accompagnato a periodi in cui non rivolgeva piu' la parola, altri in cui si allontanava dalla casa dovevamo viviamo insieme staccando il cellulare e non rispondendo a chiamate. Mia madre dal canto suo e' stata una donna anaffettiva, molto ansiosa,con atteggiamento sempre serioso ( pochi sono stati i momenti in cui si e' sorriso) e reprensivo. Anche al liceo le cose sono andate abbastanza male: ero spesso bersaglio di accerchiamenti e prese in giro essendo una ragazza molto introversa e chiusa totalmente nello studio,con quasi nessun rapporto sociale all'esterno se non qualche relazione ( anch'esse probabilmente per l'immaturita' della giovane eta', terminate male). Ho sempre sofferto molto una condizione importante di isolamento ma sono riuscita per anni ad andare dritta per la mia strada e a mantenere le mie idee, sino ad arrivare all'ultimo anno di liceo quando ho cominciato a soffrire di ipertiroidismo ( malattia scoppiata a causa del forte stress). Successivamente ,una volta curato il problema, l'ansia generalizzata molto forte di cui soffrivo mi si era localizzata a livello dello stomaco e dell'intestino , creandomi un bel po' di sofferenza fisica:con le mie forze e con molta pazienza sono riuscita a venire fuori da questo disturbo psicosomatico. Da due anni sono in cura da uno psicologo e contemporaneamente al mio periodo di cura ( forse anche poco tempo prima) ho cominciato ad avvertire in alcuni momenti della giornata ( mi capitava soprattutto la sera) una sorta di umore sottotono, una parte scura, un dolore accumulato, una parte depressiva che per paura potesse sopraffarmi ho sempre cercato di reprimere e non ho mai sottolineato in modo consistente neppure allo psicologo.Con il dottore parlavo della rabbia molto forte nei confronti di mia madre ( che ha sempre sminuito gli atteggiamenti aggressivi di mio padre,tutto cio' che avveniva era visto come un qualcosa da dover sopportare e di cui non dover parlare all'esterno con terzi che " avrebbero potuto interpretare male ") e di mio padre,della monotonia della mia vita che si svolge sempre sostanzialmente in casa con gli stessi rituali, dell'inadeguatezza che sento quando mi ritrovo a confrontarmi con gli altri, del forte giudizio critico che c'e' dentro di me nei confronti della mia persona che recepisco a tratti ridicola, inconsistente,del senso di distacco e di depersonalizzazione che talvolta mi accompagna ( sento estranea a volte anche mia madre), ma come le ho detto non sottolineavo piu' di tanto al dottore questa sensazione di umore depresso in quanto non volevo ascoltarla per paura che mi trascinasse giu'. Sino a che a settembre ,quando il mio ragazzo( l'unico rapporto relazionale che ho) ha cominciato a criticare il mio stile di vita (il non avere un lavoro, il non aver terminato l'universita' dopo molti esami poiche' difatti mi mancano 5 esami, il mio essere in ritardo con i tempi )sono esplosa , probabilmente avendo percepito una sorta di sensazione di abbandono ( quella che molte volte ho provato nelle mie esperienze)ed ho cominciato ad avere attacchi di panico in quanto e' come se questa sensazione nera, questo umore depresso, questo dolore mi avesse raggiunta e volesse essere ascoltato a tutti i costi. Non sapevo dove fuggire, non potendo fuggire da me stessa, questo mi ha generato una depersonalizzazione molto forte e conseguenti attacchi di panico. Ho dunque deciso con il mio psicologo della asl e lo psichiatra di curare il disturbo ( loro ritengono che io soffra di un'ansia generalizzata per la vita condotta poi degenerata in un umore depresso) ed ho cominciato a prendere escitalopram ( ho cominciato da settembre di quest'anno con 10 gocce al giorno per poi aumentarle, da un mese, a 15 gocce al giorno in quanto lo psichiatra ha ritenuto che l'effetto iniziale del farmaco con 10 gocce fosse soltanto parziale). Ad oggi non ho piu' quegli attacchi di panico forti ma e' come se mi fosse generata una sorta di insofferenza per la vita che conduco: piatta, monotona e senza emozioni ( sensazione che prima non avvertivo, essendo per me la casa un luogo sicuro, la mia zona di comfort). Il punto e' che anche questa spinta verso l'esterno , ovvero questa insofferenza del condurre sempre la stessa vita ( che si traduce anche in nausea fisica) e' smorzata dal fatto che il confronto verso l'esterno mi destabilizza, mi crea ansia e al contempo se penso al futuro,a progetti sento un senso di distacco emotivo ( come se staccassi la spina,come se non mi riguardasse troppo,depersonalizzazione) una sorta di appiattimento, anche pensando al futuro, a progetti e iniziative, avverto quel malessere, quella cosa nera,una sorta di nausea( come se vedessi ormai tutto piatto , tutto uguale e lo fosse in modo inesorabile ) , tanto che sono arrivata a domandarmi se ho qualche problema mentale, se non sono capace di provare entusiasmo come tutti,se non sono in grado di provare emozioni positive, se ho un malessere intrinseco, una depressione connaturata che dovro' sopportare per tutta la vita. Sono in grado di provare sensazioni quali rabbia, tristezza, paura, sono una persona sensibile, provo tenerezza, empatia, riesco anche a ridere in determinate occasioni, qualcosina che mi piace c'è, ma mi domando se sono anche in grado di provare entusiasmo, gioia, felicità, di fare dei progetti di vita con entusiasmo. Voi credete che dalla depressione e questo tipo di malessere sia possibile uscirne devo rassegnarmi al fatto che sia una questione genetica ,un malfunzionamento neuronale,che non guariro' mai? Vi ringrazio.

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Miglior risposta 20 DIC 2018

Cara Silvia,
dalla depressione si può guarire in due modi. Con gli psicofarmaci, ma così si cura solo il sintomo. Con la psicoterapia e allora si va alla causa una volta per tutte.
Lei ha fatto bene a chiedere aiuto ad uno psicologo e ad uno psichiatra. MI scusi se mi permetto, ma dopo due anni lei sente qualche beneficio dalla cura che sta facendo? Lo chiedo perché a volte sono necessari anni per una piena ristrutturazione della personalità, ma è anche vero che va da questo psicologo non da due o tre mesi. Quindi le consiglio di valutare se si trova bene ed è opportuno continuare questa psicoterapia o se sia più opportuno rivolgersi ad un altro specialista. Qui sul sito ne trova tanti, della sua zona o che si collegano via Skype.
Rifletta e mi faccia sapere!

Angelo Feggi - Psicoanalista Genova

Dott. Angelo Feggi Psicologo a Genova

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28 DIC 2018

Gentile Silvia, vorrei anzitutto complimentarmi con lei. E' stata invece molto brava a portare avanti la sua vita nonostante abbia avuto la sfortuna di avere entrambi i genitori molto ma molto problematici. Credo che non potesse fare di meglio! Ha bisogno di qualcuno che le dica quanto è stata brava, purtroppo nella nostra società molti vanno di corsa e non si accorgono dei problemi altrui. E' ancora molto giovane e può ricostruirsi una vita! Però è importante che trovi un/una terapeuta che siano molto bravi ed empatici sul piano umano. Personalmente non demonizzo gli psicofarmaci, però hanno troppi effetti collaterali, spesso. Il suo problema di "appiattimento" potrebbe essere causato da essi. Esiste una terza via, ed è la naturopatia, però di alto livello, cioè non tutti i naturopati hanno le competenze adeguate per lavorare sulla psiche. Personalmente studio naturopatia da 25 anni e, anche con l'aiuto di alcuni medici all'avanguardia. ho avuto risultati molto suggestivi nella cura dei disturbi psichici. Un cordiale saluto
dr. Leopoldo Tacchini

Dott. Leopoldo Tacchini Psicologo a Figline Valdarno

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24 DIC 2018

Gentile Silvia,
la depressione si può curare in modo soddisfacente con l'associazione di terapia farmacologica e psicoterapia.
Questa associazione permette anche di ridurre il dosaggio dei farmaci con riscontro positivo per gli effetti collaterali di essi.
Tuttavia, la durata della psicoterapia, sulla base della mia esperienza clinica, non dovrebbe essere inferiore ad un anno con regolari sedute settimanali.
Quanto alle cause scatenanti di questa ed altre psicopatologie vige il paradigma bio-psico-sociale per cui è determinante la concomitanza di fattori genetici e ambientali inerenti al tipo di educazione ricevuta e agli eventuali traumi psicologici vissuti.
Ordunque, se lei ha fatto due anni di psicoterapia davvero con continuità senza avere alcun beneficio sarà il caso di cambiare terapeuta e/o approccio terapeutico.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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21 DIC 2018

Buonasera, sento tanta sofferenza nelle sue parole e, posso solo immaginare come si possa sentire in questo momento. Lei sta soffrendo molto e di conseguenza vede tutto nero e non riesce a vedere uno spiraglio di luce. Come si trova con il suo psicologo? A quanto ho capito non riesce ad essere molto sincera con lui, perché? Di cosa ha paura? Se ha richiesto aiuto in un altro luogo è perché probabilmente non si sente soddisfatta del lavoro che fatto finora e cerca altro; questo è positivo, cerca delle risposte, vuole guardare altrove. Non si arrenda, sia sincera con il suo psicologo e se capisce che probabilmente questo tipo di percorso non fa per lei allora è il caso di rivolgersi a qualcun altro.

Dott.ssa Luana Buono Psicologo a Paola

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