madre fallita

Buongiorno Luisa

Vedo che dopo un mese non ha ricevuto risposta al suo quesito e ogni persona ne ha diritto. Se non ci sono state risposte ci sarà un perché. Non lo so, ma potrebbe fare delle ipotesi.
Nelle sue parole non sembrano esserci degli agganci, degli spunti positivi per elaborare una risposta costruttiva.
A me ha colpito quello che ha scritto e il titolo del suo quesito.
I suoi contenuti sono i duri dati di realtà: di due figli che non si parlano da sette anni, che non hanno studiato e sono disoccupati. Le fatiche importanti che ha vissuto, non avere una famiglia, quindi forse il sentirsi a volte orfana e la malattia, un esperienza che minaccia il senso di famiglia.
Ma il titolo “madre fallita” esprime tutta l’amarezza e la tristezza delle precedenti affermazione. Quello che lei definisce fallimento, con tutti i suoi aspetti depressivi, può anche rappresentare una risorsa se vista come meno severità.
I suoi sentimenti, i suoi vissuti, se presi in mano, se riconosciuti, nelle loro sfumature, sfaccettature, creano conoscenza di sé stessa; benessere.
altrettanto forse anche nelle responsabilità di genitore, responsabilità che sono sempre su una bilancia con due pesi: se ci sono aspetti positivi o negativi del proprio essere mamma c’è sempre un perché; è il perché che produce comprensione e non giudizio.
Provi a esplorare i suoi vissuti, che emozioni l’hanno accompagnata nel fare la mamma e forse potrà esserci anche qualche ricordo gioioso. Così le sue descrizioni non saranno solo duri dati di realtà, sofferenze passate e rimpianti.
Da ultimo I fallimenti di madre sono sempre relazionali.
Un figlio di 25 anni sceglie come stare al mondo, anche con la mamma che ha avuto.

un cordiale saluto
Evelina Larcinese