Ma e' possibile trovare sempre il terapeuta sbagliato?

Inviata da Katia · 22 ott 2017 Psicologia risorse umane e lavoro

Sembra incredibile anche a me,
Eppure si, è una disperazione trovare un terapeuta giusto...O sono io il problema e ,sicuramente lo sono ,visto che cerco sempre l aiuto dei vostri colleghi...
Mi potrebbero partire parole brutte ma veramente sono disperata...chiedo scusa in anticipo...
Già mi trovo ad affrontare problematiche poco semplici ansia e depressione..da anni ..
Fondamentalmente ho incontrato le seguenti figure : lo psicologo/a furbetto con le ricevute, quello che o se parli con lui e osi esprimere o avere una parola in piu è già fastidioso, quello egocentrico / presuntuoso che pensa di sapere tutto di te quando in realtà non ha capito un cavolo,gli esponi le tue perplessità e no no va Tt ok ma appena osi dire cosa pensi del/della terapeuta e delle problematiche che incontri nel approccio terapeutico ti molla,o meglio ti dice senti pensa se credi in me, altrimenti è inutile continuare.premetto che tra questi citati uno è anche discretamente noto...
Le cose sono le.seguenti(TENENDO PRESENTE CHR IO NON SONO AFFATTO UN SOGGETTO FACILE DA TRATTARE,ANZI,PROVOCO APPOSTA ECC)...O sono un caso irrisolvibile,o non voglio risolvere le mie problematiche, o ho qualche patologia strana, o non siete abbastanza preparati,o dovete fare più psicoterapia più e più volte xké non avete risolto i vostri problemi e soggetti sensibili come me ne risentono,oppure non ho nulla da cambiare e io mi ostino a essere chi non sarò mai
Qualsiasi vostra riflessione,commento ecc per me sarà un oggetto di riflessione.
Vi chiedo una cosa: la definizione di terapeuta qual è? Nel senso che ruolo ricopre nella vita del paziente? (Chiedo questo xké a.volte ho come la sensazione che chieda aiuto si nel momento disperato ma che in realtà non abbia ben capito che andrò in terapia e si sputero' sangue,forse credo o spero di trovare altro un amico confidente NON AVENDONE NELLA VITA REALE)
ILLUMINATEMI!!!

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Miglior risposta 23 OTT 2017

Gentile Katia,
capisco il suo senso di "inadeguatezza" mi viene da dire...nessuno riesce ad aiutarla o nessuno ci riesce come vorrebbe e questo l'ha portata a sentirsi addirittura sbagliata, forse anche peggio di quando ha cominciato a chiedere aiuto. Il fatto che lei provochi il terapeuta, che sia una paziente che ai autodefinisce difficile non è un suo problema! mi spiego meglio...lei non deve andare incontro al terapeuta...se non ha sentito di farlo vuol dire che probabilmente non si sentiva all'interno di una relazione di fiducia, non si è sentita al sicuro e capita. Il paziente non deve aiutare il professionista a lavorare con facilità, è il professionista che deve trovare la chiave giusta per entrare nel suo mondo. Quello che mi sento di dirle e di non arrendersi, di non smettere di cercare....capisco il profondo senso di arresa, ma provi a considerare il fatto che due persone non fanno il mondo..non si neghi la possibilità di star bene.

Dott.ssa Valentina Barbagli Psicologo a Arezzo

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23 OTT 2017

Salve Katia,
il suo messaggio mi ha molto incuriosita perché contiene diverse istanze interessanti: il desiderio di capire cosa c'è che non va nei suoi rapporti con gli altri, il dubbio (sacrosanto) che non sia sempre e solo colpa sua, l'implicita richiesta di aiuto ed infine l'ammissione di avere atteggiamenti provocatori. Ognuno di questi temi è un ottimo spunto di riflessione: cosa fa lei per rendere complicati i rapporti? Cosa fanno e come reagiscono gli altri? Come si sviluppano le sue dinamiche relazionali (ad esempio, ha messo in chiaro con il terapeuta la sensazione di fastidio in merito alle fatture non emesse come attestazione onesta del rapporto esistente tra voi?), qual è il senso di (cosa vuole ottenere con) atteggiamenti provocatori? Queste sono solo alcune delle possibili domande che un bravo psicologo potrà sollecitare, pertanto le suggerisco di rifletterci e di cercare un collega che utilizzi l'approccio dell'assessement terapeutico sul modello di Finn, che combina la psicodiagnosi con la terapia. In poche sedute potrebbe fare enormi passi avanti rispetto alla conoscenza di sé ed allo stesso tempo riuscire ad affrontare e risolvere il suo disagio.
Buona ricerca!
Dott.ssa. Alessia Vilei
Studio di psicologia clinica, diagnosi e ipnosi
Lecce

Dott.ssa Alessia Vilei Psicologo a Merine

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23 OTT 2017

Buonasera Katia,
mi spiace che qualsiasi approccio terapeutico, sia stato per lei fonte di insoddisfazione.
Ogni terapeuta, al di là dello specifico indirizzo metodologico, è una persona, con un proprio modo di porsi sia a livello verbale, che gestuale e può destare sentimenti contrastanti nel paziente.
Lei ha la consapevolezza di avere delle difficoltà relazionali , la tendenza ad assumere talvolta un atteggiamento provocatorio e lamenta la mancanza di amicizie reali.
Ogni relazione è l'incontro tra due persone ed il risultato dipende dal contributo di entrambe le parti e dalla fiducia reciproca.
Se riesce a sentirsi ancora motivala ad un percorso psicologico, provi a stabilire un'alleanza basata sulla fiducia nelle capacità dell'altro nell'aiutarla nel percorso di elaborazione del disagio e attivazione di personali risorse.
I miei migliori auguri
Dott.ssa Vanda Braga

Dott.ssa Braga Vanda Psicologo a Rezzato

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23 OTT 2017

Buongiorno Katia, le potrei dire che noi terapeuti, essendo umani, abbiamo gli stessi difetti di chi pretendiamo di aiutare (magari, se abbiamo fatto una buona terapia, tali difetti saranno un tantino edulcorati). Le potrei dire anche che, se tutti i terapeuti che ha incontrato (con le loro diverse personalità) sono stati non utili o dannosi, allora, forse, il suo modo di entrare in relazione (e questo lo sa perché lo scrive nel post) non aiuta al crearsi di un buon rapporto clinico. Le potrei dire tante cose tra questi due estremi. Tuttavia, LE DICO, che non esiste (almeno per il mio modo di pensare/lavorare/approcciarmi clinicamente) una verità oggettiva su cosa fare, come comportarsi/relazionarsi etc. Forse, l'unica via è quella di continuare a cercare un terapeuta che sia giusto per lei. Tuttavia LE DICO e la invito, anche, a considerare di fidarsi non solo dei suoi parametri interni (ad es., "questo terapeuta non mi va più bene perché..."), ma anche di quelli proposti dal terapeuta. Questo perché, il più delle volte, le spiegazioni che ci diamo, sono funzionali alla nostra sopravvivenza, o all'integrazione di qualcosa di nuovo, o all'opporsi a qualcosa di esterno per definirsi meglio, etc. etc. E tutte queste spiegazioni, in realtà, permettono al nostro sistema emotivo di sopravvivere (ad es., un agorafobico potrebbe dirsi "non vado a Piazza del Popolo perché stasera, a casa, mi vedo un bel film/devo prendere la macchina e poi non ritrovo parcheggio/ci vado un'altra volta, etc"; rimanendo a casa, il suo sistema emotivo evita ciò di cui ha paura, ovvero la folla e gli spazi aperti, ma si racconta delle belle favolette affinché l'immagine di Sé ne esca in modo positivo ed abbastanza elegantemente; clinicamente questo si chiama autoinganno) ma a noi di stare male, talvolta neanche sapendo perché.
Dunque, le auguro buona fortuna nel caso decidesse di continuare a provare.
dott. Massimo Bedetti
Psicologo/Psicoterapeuta
Costruttivista-Postrazionalista Roma

Dott. Massimo Bedetti Psicologo a Roma

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