Lui mi ha lasciata, credo abbia il rifiuto da relazione, che fare?
Gent.m* psicolog*,
ho 30 anni e circa un anno fa ho conosciuto assolutamente per caso il mio attuale ex ragazzo, 31 anni.
E' stato un vero e proprio colpo di fulmine in mezzo alla folla, per entrambi. Ci siamo subito rivisti, è scattata subito la passione, poi il giorno dopo ognuno è partito per le vacanze, senza farci alcun tipo di promessa.
Durante tutto il mese abbiamo continuato a sentirci via sms intensamente, raccontandoci, anche se non ci conoscevamo. Ci siamo quindi reciprocamente conquistati anche intellettualmente.
Al rientro dalle vacanze, quasi per scherzo gli chiesi di venire a trovarmi al mare. Venne e, sebbene fossimo entrambi molto sulla difensiva, ci siamo conquistati completamente.
Da lì infatti non ci siamo più separati, siamo tornati in città e abbiamo continuato a vederci. Inizialmente, per il primo mese circa, era prevalentemente passione allo stato puro. Poi lentamente siamo diventati una vera e propria coppia, ammettendo reciprocamente i nostri sentimenti. E' stato tutto fantastico, proprio come all'inizio, per i primi 5 mesi.
A causa di alcuni problemi sul lavoro, per un certo periodo, comunque breve, non ho avuto molta voglia di fare l'amore con lui. Io non mi sono allarmata troppo, credo possa succedere. In ogni caso, lui me l'ha fatto notare e ne abbiamo discusso, poi tutto è tornato alla normalità.
Poi lui ha consegnato la tesi, ha iniziato ad essere distante ed io glielo facevo notare. Abbiamo iniziato a litigare sempre più spesso, fino a quando lui mi ha lasciata, dicendomi che siamo troppo diversi, non abbiamo nulla in comune e non aveva più voglia di continuare. Dopo qualche ora mi ha telefonato e ci siamo rimessi insieme.
Tutto nuovamente fantastico, fino ad un altra banale litigata, che lo ha nuovamente demotivato, ma l'abbiamo più o meno superata. Dopo circa 15 giorni, senza una reale motivazione, dopo una bella serata tra amici, ennesima discussione in cui lui mi disse che si sentiva oppresso, che non abbiamo nulla in comune, che più si va avanti peggio è ect. Abbiamo più o meno superato anche questo, decidendo di stare insieme e vedere come andava.
Ci sono stati alti molto alti e bassi davvero molto bassi, in un contesto lavorativo molto teso e frenetico per entrambi.
Circa un mese fa l'ennesima discussione: dovevamo vederci, ma poi lui ha preferito stare a casa a riposarsi. Io ci sono rimasta molto male, facendogli presente che la mia sofferenza era data dal fatto che non avessi nemmeno le più basilari certezze del fatto che mi amasse, in quanto tutti gli sforzi per vederci li stavo facendo io. Lui inizialmente è stato molto aggressivo verbalmente. Poi, dopo 2 giorni durante i quali non ci siamo visti, ma solo sentiti normalmente, lui mi ha lasciato.
Mi ha detto che tra noi non ci sono particolari problemi, ma non sente lo slancio a fare cose insieme, a pensare al futuro. Mi ha detto che potremmo stare insieme anni, ma a lui resterebbe sempre il dubbio.
Inizialmente ero talmente stanca del logorio di questa storia che non ho fatto molto per recuperare. Poi, giorno dopo giorno, ho cominciato a sentire quanto mi manca, a riflettere sull'accaduto e pensare che il fatto di stare bene "a pelle" è molto più importante del "vedere un futuro", anche perché le nostre vite sono ancora molto in definizione.
Gli ho scritto, ho cercato di dirglielo, ma niente. Lui si dice convinto che sia la scelta giusta, che non c'era più spontaneità, che avrebbe tanto voluto che la nostra storia fosse qualcosa che purtroppo non era.
Io soffro moltissimo, non mi do pace, perché lo amo, con lui stavo bene, proprio a pelle.
Documentandomi, ho iniziato a pensare che possa essere afflitto sicuramente da una paura di legarsi (è stato 4 anni con una ragazza, quando aveva circa 20 anni, poi altri 4 anni con un'altra e da 5 anni era single) e forse da doc da relazione.
Come devo comportarmi?
Lui va regolarmente da uno psicologo, perché ha sofferto di attacchi di panico ed è molto soggetto all'ansia.
Come posso aiutarlo ed aiutarmi?
Grazie!