Secondo voi è giusto chiedere al paziente di voler parlare con il proprio partner per acquisire maggiori informazioni sulla vita del paziente?
Vorrei capire se questo può aiutare ad indirizzare meglio l'aiuto, voi lo fate o non è per nulla necessario?
Grazie
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21 SET 2015
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Gentile Perla, alle volte anche se la richiesta di terapia è principalmente individuale, il terapeuta potrebbe allargare il setting anche ai familiari qualora lo ritenesse necessario per gli obiettivi terapeutici stabiliti e, naturalmente, con il consenso del paziente. Alle volte è utile capire le dinamiche relazionali della coppia e all'interno della famiglia per avere un quadro più completo della vita del paziente.
Cari saluti
Dott.ssa Barnaba - Taranto
22 SET 2015
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Dott.ssa Perla, le confesso che non ho ben capito la sua risposta ed il consiglio che mi richiede. Potrebbe riformulare la domanda, qui o in un messaggio privato, in modo diverso, così che possa capire chiaramente come possa aiutarla? I suoi dubbi sono molto comuni tra di noi, soprattutto se ci siamo appena laureati o specializzati. Tuttavia credo che prima alcuni concetti generali, almeno (visto che, poi, ogni caso è a sé), vengano chiariti e meglio ilo la collega possa lavorare con più serenità e sicurezza su quello specifico caso.
Attendo un suo gentile riscontro,
dott. Massimo Bedetti,
Psicologo/Psicoterapeuta Costruttivista Postrazionalista-Roma
22 SET 2015
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Cara Perla,
concordo con i colleghi. A volte è opportuno parlare con il partner del paziente per capire le dinamiche familiari e relazionali che possono avere influito sui disturbi del paziente stesso. Ovviamente occorre sempre il consenso del paziente. Saluti cari.
dr Sergio Rossi
22 SET 2015
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Grazie mille Dott Bedetti,
ho fatto questa domanda perché il mio partner viene curato per depressione, e lui dunque per via di questa malattia reagisce nei confronti miei e nel sociale in un certo modo, che se non erro, mi scuso se pecco di giudizio, sapere come si comporta il paziente nella vita privata può far notare alcune sfaccettature della malattia o limiti su cui andare ad "agire". La prego di farmi capire se questa mia idea riflette una giusta modalità di interazione perché io comincio a nutrire dubbi sul buon operato di questo specialista. Grazie
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22 SET 2015
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Cara Perla, a volte può essere necessario fare qualche colloquio con un familiare o con il partner del paziente sempre avendo il suo consenso, dipende anche dagli scopi e obiettivi della terapia in corso.
22 SET 2015
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Cara Perla
diciamo che non è strettamente necessario ma sicuramente utile avere una visione più completa delle problematiche che coinvolgono una coppia o una famiglia attraverso la conoscenza e uno scambio di vedute anche con il partner.
Credo però che dovrebbero essere incontri sporadici (se si sta portando avanti una psicoterapia individuale) il paziente deve rimanere paziente singolo come da accordi iniziali.
Ovviamente qualsiasi richiesta di contatto con partner o familiari va discussa prima col paziente stesso e ne vanno precisati i motivi nonchè formulato per iscritto il consenso e le modalità circa come e a carico di chi dovrà essere fatto il pagamento della seduta.
Occorre molto tatto e molta chiarezza da parte del terapeuta nel coinvolgere altri e la cosa deve, a mio parere, limitarsi ad una conoscenza. Occorre mantenere salde le "redini" della psicoterapia in corso perché non bisogna negare che da questi coinvolgimenti di altri possano nascere molti "pastrocchi" che finiscono per disturbare o anche portare a interruzione della psicoterapia.
Saluti dott Silvana Ceccucci Psicologa-Psicoterapeuta
22 SET 2015
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Gentile Perla,
Qualche volta, per scopi terapeutici, è utile, sì. Ovviamente con il consenso del paziente e soltanto per fini terapeutici, solitamente per inquadrare meglio quali dinamiche entrano in gioco in quel momento nella coppia, capire come comunicano, cosa fanno, quali sono le modalità che innescano, ad esempio, un ritiro o l'aggressività di uno dei due.
21 SET 2015
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Cara Perla,
è possibile coinvolgere un partner o un familiare nel lavoro psicologico di un paziente.
Il rapporto di allenza e fiducia resta quello tra psicologo e paziente pertanto nulla di quanto detto durante i colloqui verrà comunicato al partner e il paziente deve essere d'accordo rispetto a questo incontro.
Qualore il paziente non fosse d'accordo, è' importante comprendere quali motivi possano spingerlo a rifiutare questo incontro o ad esserne prooccupato, infastidito...
21 SET 2015
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Gentile lettrice,
pur non perdendo mai di vista l'importanza e il rispetto del setting, tutto ciò che fa e che chiede il terapista è per il benessere del paziente.
Nei casi in cui la terapia non sia nata come terapia di coppia bensì individuale ma ci siano dei buoni motivi per valutare come interagiscono i due partners magari su un tema particolare e specifico e per il tempo strettamente necessario per chiarire lo stesso, ritengo che è una richiesta che si può fare se entrambi sono d'accordo.
E' ovvio che una cosa è la psicoterapia individuale, altra è la psicoterapia di coppia relativamente ai temi trattati e alle finalità del trattamento.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).
21 SET 2015
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Buongiorno Perla, per quel che mi riguarda: dipende. Se fosse per una esaminare la relazione di coppia e come i due interagiscono quando sono insieme, allora, chiedendo il permesso al paziente (visto che dovrebbe essere un suo spazio personale),generalmente chiedo 3 sedute consecutive. Chiarendo ad entrambi che il mio paziente ha concesso questa ulteriore risorsa terapeutica per il bene della sua terapia e non di quella di coppia. Dopo, non ci dovrebbero essere (a meno di situazioni particolari) altri incontri di coppia. Come ho imparato sulla pelle, nel lavoro terapeutico, si può fare quasi tutto, l'importante è che le cose avvengano alla luce del sole, che abbiano come obiettivo finale l'aumento di qualità di vita del paziente, e che tutti siano d'accordo. Non mi basta che il paziente mi dica: "va bene dottore, facciamo la terapia di coppia per 3 sedute". Cerco di prepararlo man mano e quasi lo faccio arrivare da solo che forse sarebbe meglio l'entrata della partner, per un brevissimo periodo, nel nostro settore terapeutico. Se, in quei momenti, la partner si accorge di avere bisogno anche lei di una terapia di coppia, la invio ad un collega specialista di coppia o individuale se la partner vuole cominciare un percorso individuale.
Buona fortuna,
Massimo Bedetti, Psicologo/Psicoterapeuta
Costruttivista Postrazionalista-Roma