L'inutilità fatta a storia
Non so se si possa trattare o meno di ansia, so che mi sento impazzire e non saprei nemmeno da dove cominciare. Ho finito le superiori con due anni di ritardo per delle scelte che mi sono state imposte ma che sono riuscito, con l'aiuto di mia madre, a ribaltare. Dal momento in cui sono finite le superiori tutto è andato cadendo, si è perso ed io mi sono perso. Finita la scuola, ho lavorato per un paio di mesi come dialogatore, salvo poi licenziarmi per condizioni secondo me inadeguate. Da quel momento, nonostante io abbia cercato lavoro, questo non è arrivato, allora è uscita la sorpresa: andare dai nonni a Londra o da sconosciuti in spagna? Mio padre mi ha praticamente costretto ad andare in Spagna ed è da qui che scrivo, adesso. Ormai sono cinque mesi. Le pratiche per lavorare sono lunghe, immense, dovrò aspettare ancora fino a metà maggio per fare qualcosa e non ce la faccio più. Mi sento terribilmente solo, credo di essere caduto in un brutto loop e non riesco ad uscirne: fumo per sentirmi meno solo, il giorno lo passo avvolto tra le coperte a leggere o a scrivere, perché uscire è sempre più complicato. È finita persino la relazione che, con alti e bassi, portavo avanti da tre anni e adesso non so più che fare.
Ho 22 anni. I trenta sono dietro l'angolo e mi sento solo uno scarto e, appunto, trattato come tale da qualsiasi persona con la quale mi rapporti e non credo si tratti solo di pensieri negativi, di una mia immaginazione, si capisce quando si è soli per davvero o per finta.
Vorrei fare, mi sento di star buttando il mio tempo, ma non ci riesco più, non riesco più a reggere delle conversazioni, parlo poco e parlo male, non riesco più a dare una forma concreta ai miei pensieri, non riesco a dar loro una direzione, mi esprimo male, sbaglio a parlare, faccio star male chi mi sta vicino, è ormai un periodo che una volta che incomincio a parlare con delle persone, chiunque esse siano, mi viene a noia rispondere, cosa che prima si, capitava, ma non cosi sovente, mi sento un ameba.