Lasciare l'università o no?

Inviata da Michele · 17 mar 2015 Orientamento scolastico

La mia situazione è la seguente:
Ho 22 anni. Poco prima della maturità ho avuto un grave lutto in famiglia, mio padre dopo molti anni di lotta contro il cancro non ce l'ha fatta e ha lasciato mia madre, me ed i miei due fratelli minori e tuttora liceali in condizioni economiche che definirei buone ma non buonissime.
Fin da piccolo sono sempre stato definito come il figlio modello che tutti vorrebbero avere: ben educato, mai un brutto voto, addirittura diplomato col massimo dei voti. Con l'università la situazione è radicalmente cambiata: fin dalla scelta della facoltà, per la quale sono stato indeciso fino all'ultimo, ho seguito i corsi a singhiozzo e mi ritrovo attualmente fuori corso di un semestre con parecchi esami ancora da dare.
Arrivando al punto: questa situazione mi fa stare male perché mi sento un peso per la mia famiglia, oltre che sentirmi una costante delusione per tutte le attese disilluse sia nei confronti di chi mi conosce, sia soprattutto verso me stesso. Questa situazione si sta ripercuotendo anche sul lato psicofisico: sono perennemente ansioso, tendo alla depressione e all'apatia, nell'ultimo periodo perdo e prendo peso con una facilità disarmante.
Il pensiero di lasciare gli studi e di rendermi utile l'ho fatto da molto tempo, se non altro per non sentirmi un peso nei confronti della mia famiglia. Ciò che mi frena è la mia fobia perenne di fallire di nuovo come lo è stato per l'università, paura che con la situazione del nostro paese di certo non si attenua.
Ringrazio chi eventualmente darà una risposta e proverà a dare una mano, anche dando un parere o una critica.

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Miglior risposta 18 MAR 2015

Caro Michele
intanto mi dispiace per questo lutto perché non deve essere facile per te, per voi.
Dal tuo scritto si comprende che il tuo babbo era una brava persona che deve aver lasciato un vuoto, un'assenza pesante.
Tu però ti sei dimostrato forte. Hai fatto l'esame di maturità ed ora sei all'università e ti faccio anche i complimenti.
Immagino che in questa situazione tu ti senta tanto responsabile per i tuoi fratelli e per la tua famiglia.
Credo che si sia creata in te una sorta di "ansia da prestazione" nel dover compiere i tuoi doveri e raggiungere risultati.
Tuttavia tu hai 22 anni e hai la tua vita, quindi cominciamo a togliere questa ansia. Cerca di rilassarti.
Non sentirti un peso per la tua famiglia, prenditi il tempo che ti serve.
Penso che tuo babbo avrebbe voluto che tu studiassi e ti avrebbe concesso il tempo necessario.
Hai subito questo grave lutto e ti occorre un pochino per riprenderti veramente.
Stai tranquillo e non pensare agli standard classici di esami universitari. Ognuno ha la sua storia e il suo percorso.
Riprendi assolutamente fiducia in te stesso, nelle tue capacità, e rimettiti a studiare.
Dai qualche esame, senza pensare di essere un peso, pensa a stare bene .
Le cose andranno avanti nella tua famiglia.
Abbi fiducia.
Un caro saluto
Dott.ssa Silvana Ceccucci Psicoterapeuta in Ravenna

Dott.ssa Silvana Ceccucci Psicologo a Ravenna

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11 APR 2015

Caro Michele,

le suggerisco in questa fase difficile di prendersi del tempo per dedicarsi a se stesso per poter decidere ciò che sente realmente di voler fare.
Dal racconto sembra un ragazzo responsabile e determinato, la sua fatica attuale è dovuta al succedersi degli eventi degli ultimi anni pertanto si può rivolgere a un terapeuta in grado di sostenerla in questo cammino.
Una volta scelta la direzione sarà sicuramente in grado di realizzare i suoi obiettivi.

Coraggio !
buone cose

Dr.ssa Larzia Mannelli

Dr.ssa Larzia Mannelli Psicologo a Firenze

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25 MAR 2015

Caro Michele,
immagino che per te questa scelta non debba essere facile, così come non deve essere facile studiare con questo conflitto interno. Nelle nostre famiglie ci sono sempre tante forze che ci spingono in determinate direzioni, ad occupare ruoli e a realizzare progetti che spesso sono decisi da altri e non da noi. Accade così che un figlio diventa "bravo" per far felice mamma e papà e che solo con una situazione economica difficile si possa sentire legittimato a mollare e a prendere una strada diversa. O al contrario, può succedere che il posto lasciato vuoto da un papà faccia sentire il dovere di "prendere le redini in mano" e di "portare la famiglia avanti". Capire cosa si vuole in queste circostanze diventa difficile. Le domande che occorre porsi, allora, sono: Per chi lo sto facendo?a quale prezzo?Cosa sto sacrificando? Chiediti cosa vuoi tu per te, e non cosa pensi sia giusto. Solo sentendoti IN DIRITTO di realizzare i TUOI progetti e desideri, lo potrai fare serenamente, qualsiasi essi siano.
Coraggio!

dr.ssa Laura De Martino
Psicologa, Psicoterapeuta Relazionale
Napoli

Dott.ssa Laura De Martino Psicologo a Napoli

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18 MAR 2015

Caro Michele, vista la giovane età mi permetto di darti del tu. Le tue ansie e preoccupazioni sono probabilmente derivate dall'esserti sentito investire improvvisamente di responsabilità familiari più grandi di te alla morte del tuo papà: dalla posizione di figlio sei passato improvvisamente a quella di capo famiglia. Le difficoltà familiari cui tu e la tua famiglia siete andati incontro non devono farti dimenticare i bisogni di ciascuno, le vostre singole individualità, ognuna con le proprie aspirazioni, le proprie aspettative, i propri desideri. Sono sicura che papà vorrebbe che tutti voi realizzaste i vostri obiettivi senza sacrificare la vostra vita. E' giusto che tu stia vicino ai tuoi familiari in un momento così difficile, ma è pur vero che ciò non vuol dire dimenticarti di te stesso. Concentrati su ciò che desideri realizzare nella tua vita e vai avanti verso l'obiettivo; non demordere; non lasciarti scoraggiare dalle difficoltà: queste si superano. Se ritieni che da solo non ce la fai, non temere a chiedere aiuto. Ma non permettere a niente e a nessuno di spezzare i tuoi sogni.

Dott.ssa Maria Concetta Culcasi Psicologo a Trapani

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17 MAR 2015

Caro Michele.
è impegnativo essere un figlio e uno studente modello e forse per questo sei piuttosto severo con te stesso. Mi sembri più concentrato sul timore di deludere gli altri e sul dovere di riparare che non su una tua personale progettualità che poi è il motore per fare le scelte e ottenere i risultati. A volte basta cambiare facoltà o università per far ripartire gli studi, oppure farsi supportare da un tutor universitario per riorganizzare gli esami arretrati.. è un fallimento chiedere un aiuto? Spero di no. Oppure decidere di trovare un lavoro ma non per rimediare al fallimento negli studi.. cerca un ambito professionale che ti rispecchi.. ambisci a lavorare in quel campo.. magari le condizioni generali del lavoro non sono le più favorevoli ma l'importante è avere un progetto.. e la forza viene da lì...
Forza Michele ..

Dssa Daniela Sirtori - Monza

D.ssa Daniela Sirtori Psicologo a Villasanta

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