buongiorno, ho 30 anni e da circa 2 sono in psicoterapia per disturbi legati al panico, inizialmente, e all'ansia generalizzata. La psicoterapia mi ha aiutata a sgrossare il corollario di cause che mi impedivano di fare una vita normale, ma da qualche mese un sintomo piuttosto invasivo, il senso di soffocamento, la mancanza d'aria e il fiato corto, mi impedisce di ritrovare la serenità. sono mesi che chiedo al mio terapeuta di affrontare questo sintomo ma ho l'impressione che voglia andare oltre. il risultato è che io sono molto più consapevole ma il disagio e l'angoscia aumentano esponenzialmente. è normale? oppure è arrivato il momento di cambiare terapia?
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19 NOV 2013
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Gentile Api
a volte i sintomi ritornano quando si è nuovamente in una situazione di stress ma come ben nota è anche importante capire "insieme" al suo terapeuta se il livello di elaborazione che stiate affrontando sia in questo momento per lei troppo invasivo.Se questo all'interno di quel contesto procura altrettanto ansia è importante un confronto col lui affinchè si possa poi lavorare su piani di più adeguata regolazione per lei.La terapia non è sempre lineare le suggerisco di attendere ancora prima di troncare e decidere per altro, in fondo aveva ottenuto beneficio. Cordialmente
28 NOV 2013
· Questa risposta è stata utile per 2 persone
Le segnalo una informazione di tipo globale sulla efficacia delle psicoterapie. Recentissimamente, l'American Psychological Association ha pubblicato un documento in cui è delineata l'efficacia della psicoterapia e sono indicate le variabili che possono incidere su tale aspetto. La traduzione italiana di questo documento è pubblicata sul n. 3-2013 della rivista "Psicoterapia e Scienze Umane".
Cordialmente,
Prof. Andrea Castiello d'Antonio
Roma
26 NOV 2013
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Gentile Api,
una terapia ad approccio cognitivista incentrata sul sintomo, non dovrebbe avere una durata così lunga, ma l'ignoranza sul suo percorso terapeutico non mi permette a parte questa osservazione di farne altre.
Rimane da tener presente sia un esito più che positivo della scomparsa del sintomo per lungo tempo.
Il suo sottolineare il tema della fiducia, come un'area che può essere invalidante, mi fa ipotizzare che Lei potrebbe mettere nuovamente alla prova la relazione terapeutica rispetto a questo. Cosa sta succedendo dentro di Lei in questo momento della sua vita?
E' difficile senza una conoscenza diretta dare una risposta alla sua domanda, ma La invito a scanso di equivoci di parlarne con il suo terapeuta e di darsi un pochino di tempo, per vedere ciò che sta succedendo.
25 NOV 2013
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gent.mi Dottori,
innanzitutto vi ringrazio per l'attenzione che mi avete dedicato.
Provo a rispondere fornendovi le informazioni accessorie in modo tale da rendere il mio quadro più chiaro. 2 anni fa ho avuto il mio primo attacco di panico, seguito da crisi d'ansia generalizzata costanti. Ho intrapreso nell'immediato un percorso psicanalitico che nel mio caso sembrava non darmi alcun conforto, trattandosi di un percorso lungo e oneroso, ma soprattutto considerando la mia necessità di reagire gestendo l'emergenza. Dopo le prime sedute di valutazione ho rinunciato al percorso, pensando di essere in grado di cavarmela (facendo così un grosso errore). Dopo circa 1 mese le mie crisi sia di panico sia d'ansia sono peggiorate fino a limitare la mia vita quotidiana: paura di morire, di ammalarmi, di impazzire, di colpire i miei cari...tutto ciò che concerne il decorso delle paure esasperate a seguito di questi "fulmini a ciel sereno" (sono sempre stata una persona molto solare, motivata, aperta al confronto, piena di vita e ambiziosa..mi sono vista cadere il modo addosso in pochissimo tempo, ho pensato così mi potesse accadere qualsiasi cosa). La terapia attuale, intrapresa 2 anni fa a seguito del mese di stasi, segue un approccio cognitivista clinico, mi ha permesso di affrontare la mia storia, a partire dalla mia infanzia, focalizzandomi sugli aspetti disfunzionali, soprattutto dal punto di vista emotivo e affettivo, soffermandomi sul mio punto debole che è il tema della fiducia.
Vi informo infine che ho affrontato il problema con lo psicologo (che è anche psicoterapeuta), parlarne mi ha permesso di confrontarmi con lui, ma soprattutto di capire quanto sia importante per me il tema della fiducia.
Vi dico l'ultima cosa...io ho studiato per diventare psicologo, poi ho scelto un altro percorso professionale, non clinico perchè non potevo permettermi la formazione specialistica. Probabilmente questo aspetto incide molto sul mio spirito critico.
Ancora grazie per la vostra presenza.
Un caro saluto
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Grazie per la tua valutazione!
19 NOV 2013
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La relazione terapeutica ha normalmente alti e bassi, dovuti a moltissimi fattori, non solo all'incompatibilità tra terapeuta e paziente o alla incapacità del terapeutica di affrontare la condizione del paziente in quel momento.
Le consiglio di affrontare esplicitamente con il suo terapeuta il problema, di fargli capire quanto è importante per lei, che valore ha per lei questo sintomo.
Dopo questo tentativo, se sentisse ancora il suo terapeuta distante e focalizzato su altre questioni... Allora forse è il caso di rivolgersi ad un altro collega.
Le consiglierei comunque di aspettare un po', se c'è la fa a stare senza il trattamento psicologico: la tecnica del chiodo schiaccia chiodo, non funziona in amore come non funziona in psicoterapia!
In bocca al lupo!
Un caro saluto
19 NOV 2013
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Buongiorno Api,
da quello che dice potrebbe essere vero l'esatto contrario di quello che pensa: potrebbe essere benissimo che, visto che la terapia sta funzionando, l'abbandono del sintomo e la "guarigione" si stiano mescolando a una inevitabile "ansia da separazione". Lasci che il suo analista le indichi la strada giusta ma si ricordi che la meta finale spetta a lei.
19 NOV 2013
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Gentile Api,
purtroppo non conosco il suo progetto terapeutico e le modalità utilizzate.
La invito a chiedere informazioni in merito al suo terapeuta e solo dopo valutare un eventuale proseguimento a conclusione del percorso.
Cordialmente,
Dott.ssa Raffaella Orlando
19 NOV 2013
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Gentile utente,
è difficile poter rispondere ad una domanda come la sua. Non sappiamo che tipo di lavoro svolge con questo professionista, su che cosa vi focalizzate (sui sintomi, sulla storia di vita, sulle relazioni, ecc.).
Quello che credo che dovrebbe fare è parlare con la sua terapeuta di quello che sente e teme, anche del desiderio che ha espresso di qui circa il cambiare terapeuta.
19 NOV 2013
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Gentile Utente,
due anni di psicoterapia per un disturbo d'ansia (in questo caso panico) sono molti e da quello che scrive non sembra aver risolto il suo stato di malessere, visto che emerge (dopo due anni di psicoterapia) un'altro sintomo tipico dell'ansia: "il senso di soffocamento". Credo sia importante parlarne direttamente con la Collega.
Che tipo di diagnosi ha fatto il Collega?
La psicologa che la segue è anche psicoterapeuta?
Si tratta solo di un disturbo d'ansia o presenta (presentava) altri sintomi, disturbi ecc.?
Cordiali saluti,
Dott. Giuseppe Del Signore - Psicologo Viterbo