La psicoterapia può avere degli "effetti collaterali"?

Buongiorno Hyp. Il percorso di terapia è caratterizzato da alti e bassi, da passi avanti e ricadute, che vanno adeguatamente gestite. Non abbia timore a segnalare queste sue sensazioni al terapeuta, che è formato appositamente anche per affrontare questi momenti di apparente regressione. Ogni cambiamento in un percorso di questo tipo è degno di essere notato.
Le consiglio dunque di confrontarsi con la collega, al fine di discutere insieme della questione ed approfondirla, reindirizzando eventualmente il percorso.
Cordialmente,
dott. Alfonso Panella.

Buonasera Hyp, ne parli liberamente con il suo terapeuta, le racconti di questi peggioramenti. Il rapporto terapeutico si basa sulla fiducia, parli dei suoi dubbi e delle sue perplessità, sono sicuro che possa essere utile ai fini del suo percorso psicologico. Sussiste la possibilità che i cambiamenti, portati dalla terapia, conducano ad un momentaneo e limitato stress (fase di assestamento), al quale dovrebbe comunque seguire subito un miglioramento. Ne parli col suo terapeuta!

Buonasera hyp, la psicoterapia è un percorso in forma di processuale. Questo tra l'altro significa che, quasi per definizione, ci siano dei picchi positivi e (non "o") negativi. Non in questo ordine, ma sparso. Quindi, la invito a non focalizzarsi su questo "peggioramento", pur confrontandosi, su questa sua sensazione, con la collega. L'importante, in psicoterapia, sono i risultati ma, ancor di più, il senso di aver trovato una persona da cui ci ci senta: accolta, ascoltata, non giudicata e protetta. Sembra scontato ma, le assicuro, non lo è affatto. Pericoli della psicoterapia? Lasciando da parte evidenti errori del terapeuta (come ogni in professione, ci sono I livelli di bravura e di "incastro relazionale" con il paziente), io dico sempre che il pericolo principale è uno solo: quello di diventare, da parte del paziente, troppo cognitivo, eccessivamente analitico. Per comprendere se stesso, impara a fare i collegamenti che, inizialmente è un'ottima risorsa ma, col proseguire della terapia, bisogna tornare ad essere più spontanei, accettando il proprio mondo emotivo senza filtrarlo con troppe spiegazioni di senso e significato. Quindi, se si riesce a comprendere il proprio funzionamento facendo collegamenti e capendo i significati senza rinunciare alla propria immediatezza, allora è ok. Altrimenti, si lavora troppo con la testa, si fa comunque una gran fatica e si perde la dimestichezza affettiva. A questo pericolo potenziale, cmq, ci deve pensare
il collega, mettendolo in conto inizialmente, condividendolo con il paziente e, a fine terapia, cercare di capire se egli riesca a vedere se stesso ed il mondo da un'altra prospettiva, con una qualità di vita migliorata e con una confidenza con le proprie emozioni intatta se non anch'essa migliorata.
Buona fortuna,
dott. Massimo Bedetti
Psicologo-Psicoterapeuta
Costruttivista-Postrazionalista Roma

Buongiorno,
È improbabile che ci siano effetti collaterali. Piuttosto occorre verificare che sia concluso il percorso rispetto a un target di riferimento. Se non è concluso è possibile che avverta una instabilità ancora negli esiti.
La incoraggio a parlarne schiettamente col suo terapeuta
Le auguro il meglio
Dott.ssa Oriana Parisi

Buongiorno,
Anche se siamo abituati a collegare il concetto di "effetti collaterali" più alle terapie farmacologiche che a quelle psicoterapiche/ psicologiche, c'è da dire che neppure quest'ultime sono così innocue come sembrano.
Purtroppo può capitare che il terapeuta utilizzi delle tecniche che non sono adatte al nostro problema e che quindi invece di diminuirlo addirittura lo peggiorano. Questo può essere dovuto a molti fattori come ad esempio una poco attenta valutazione da parte del professionista del problema presentato dal cliente e del quadro generale che lo circonda o altre caratteristiche che si inseriscono la relazione compromettendone l'efficacia.
Anche se professionisti, purtroppo può capitare di avere delle sviste che ci portano fuori strada. A mio personale avviso è importante monitorare costantemente gli effetti della terapia, confrontando i risultati che si ottengono via via con l'obiettivo che insieme ci siamo posti all'inizio del percorso.
Se questi si discostano in modo eccessivo, c'è sicuramente qualcosa da rivedere e da valutare la possibilità o di cambiare rotta o di "inviare" la persona ad un nostro collega.
Ci dobbiamo ricordare che l'obiettivo della terapia è quello di stare meglio, a prescindere da quale sia il problema nello specifico, se questo non accade, o non accade più, è forse necessario prendere in considerazione la possibilità di rivolgersi ad un altro professionista.

Mah, diciamo che può esserci un temporaneo aumento di malessere nel momento in cui vengono toccate con mano ed analizzate certe cose. Questa cosa riguarda però, più che altro, trattamenti di analisi più profondi rispetto alla terapia cognitivo-comportamentale. è anche vero che non è da molto in terapia e ciò che prova potrebbe non essere ascrivibile alla psicoterapia ma ad un modo diverso di esperire il suo malessere. Dovrebbe capire col tempo se è l'approccio giusto per lei o se potesse trovare maggiore beneficio con un altro tipo di psicoterapia.