la psicologa del mio compagno gli ha detto di lasciarmi
Buongiorno,
sono una donna di 36 anni e ho una relazione da 3 anni con un uomo di 34. da un anno e mezzo conviviamo. i nostri problemi sono iniziati poco prima della convivenza, io gli avevo espresso il mio desiderio di fare questo passo, lui non voleva da principio, poi ha acconsentito. parallelamente, mi ha detto che si sarebbe rivolto a una psicologa per aiutarlo a sentirsi sicuro in questo percorso, perché aveva problemi relazionali, ero la sua prima relazione seria, non era mai uscito di casa, ma non voleva perdermi per la sua paura. i problemi della convivenza erano all'inizio soprattutto la sua mancanza di volontà nel fare qualsiasi cosa in casa e prendersi responsabilità di ogni tipo (facevo tutto io che vivo sola da quando sono maggiorenne), il volere restare fuori due notti a settimana per uscire con i suoi amici, amici che io non ho mai potuto frequentare in 3 anni, a differenza dei miei che vede spesso. inoltre, le due notti le trascorreva al ritorno delle uscite dai suoi genitori anziché a casa nostra. i genitori anch'essi li ho visti due volte in 3 anni e non sono mai stata in casa loro (dice che c'è molto disordine e si vergognano).
gli chiedo di intraprendere una terapia di coppia, che penso sia più adatta a vedere se possiamo trovare una intesa, dei compromessi nella gestione della casa, fermo restando che ci professiamo innamorati l'uno dell'altra, con me è gentile, dolce, se sto male mi sta molto vicino, ma vorrei mi coinvolgesse anche facendomi ogni tanto vedere i suoi amici in uscite insieme, anziché vivere due vite parallele, si rifiuta.
la relazione prosegue con alti e bassi, io vorrei che le cose evolvessero (matrimonio, un figlio...) o nella peggiore ipotesi, vorrei mi dicesse non voglio più stare con te, voglio far un altro tipo di vita, ma alcuni mesi fa sembra essere sulla mia lunghezza d'onda, durante il lockdown smette di vedere per 3 mesi la sua psicologa e passiamo più tempo insieme. dice che vorrebbe fare un figlio anche lui. alla ripresa della vita "normale", quando ci troviamo però all'atto pratico, si tira indietro e rimanda al mese dopo. intanto le liti e il malessere diventano sempre più intensi. torna dalla psicologa.
gli chiedo di dirmi come sta andando la psicoterapia, se sta avendo qualche risultato dopo un anno e mezzo là, cosa dice la sua terapeuta. non mi dice quasi nulla. decido di chiudere la relazione perché non ne posso più, piange e mi chiede di dargli un'altra occasione. finalmente si decide a intraprendere con me una terapia di coppia parallelamente alla sua individuale.
facciamo 5 sedute in cui vedo dei miglioramenti, la psicologa comune dice che io ho troppe responsabilità e lui nessuna, che al di là di me, da adulto deve imparare per se stesso a cavarsela da solo, a star dietro alla casa nel limite delle sue possibilità e del suo carattere, ma che non posso occuparmi di tutto io o non può delegare tutto ai suoi genitori in caso finisse con me. gli dà dei piccoli compiti, buttare la spazzatura, star dietro a delle cose da solo, dice a me di non sgridarlo, di non comportarmi da "mamma", di non rinforzare il suo comportamento con ciò che lui si aspetta da me e lo mantiene in questa condizione. nel frattempo avviene qualcosa di strano, ossia quando rientra dalla sua terapia individuale è sempre molto cupo, negativo, non vuole dirmi però niente.
la settimana scorsa ricominciamo a discutere perché lo sento distante nonostante i miglioramenti avuti con la terapia di coppia, lui diceva da un po' che il fatto di non sentirsi pronto a fare un figlio secondo lui ha condizionato anche la nostra vita sessuale e che la lontananza è dovuta a questo. lo affronto e gli dico di dirmi le cose come stanno, che ho diritto alla verità. lui mi dice che è molto combattuto, che non sa come fare perché è confuso, non sa cosa vuole dalla vita, e vuole mollare la terapia di coppia. mi dice che prima ancora che iniziassimo la terapia insieme, ne aveva parlato alla sua psicologa che gli avrebbe detto "ma stai scherzando vero?", di non andarci, che non serviva a niente, che io mi sarei incazzata durante le sedute maltrattandolo e lui non sarebbe riuscito a parlare, che era meglio non farlo perché mi avrebbe solo illuso che le cose si sarebbero risolte. che ha criticato come la terapeuta in comune conduceva le sedute, a suo dire, sbilanciate in mio favore e che prendeva le mie parti (io premetto non conoscevo questa persona, l'ho trovata dal web). inoltre, mi dice che la psicologa gli ha detto che secondo lei lui non mi ama più e che deve lasciarmi, che lui deve uscire quando gli pare e che in casa non deve fare le cose che non vuole fare. mi riferisce che lei ha detto che anche lei in casa non fa quasi niente, che si occupa di tutto il marito e che a lui va bene così, che io sbaglio a dire che dovrebbe star dietro alle scadenze e alle pulizie. il mio compagno dice inoltre che lei ha commentato il mio desiderio di maternità con "che palle, anche a noi rompono per fare un figlio ma non lo vogliamo fare e ce ne freghiamo".
io reagisco malissimo a queste affermazioni, gli dico che non mi sembra un comportamento professionale, dire a una persona cosa prova e di lasciare un'altra persona, che semmai se lui avesse detto di volermi lasciare lei doveva aiutarlo a farlo ma non dirglielo lei cosa prova e cosa deve fare. lui sostiene di dire a lei che mi ama e lei insiste che deve lasciarmi e che sta con me solo per paura di stare solo. soprattutto gli dico che non mi sembra professionale che sia stata sabotata a priori la terapia di coppia ancora prima di intraprenderla.
io vorrei un vostro parere su questo comportamento. io preferirei davvero che lui smettesse di vedere questa persona, che prende una tariffa molto esigua all'ora, che in un anno e mezzo non ha risolto nulla, che delle due avrei preferito lui fosse convinto delle sue scelte ma non che adesso non sia in grado di dire cosa vuole dalla vita. aveva scelto lei per risparmiare, ma in 5 sedute con una persona dal curriculum diverso avevo notato dei cambiamenti, con questa è un anno e mezzo di pantano. l'ho cercata online mesi fa e ho scoperto che era solo psicologa e non psicoterapeuta (si è specializzata un mese fa, stando all'albo). poteva condurre una terapia in autonomia? una mia amica si sta specializzando e affronta piccole fobie riferendo a un supervisore. non gestisce casi da sola. vorrei un vs parere per quanto parziale dal mio racconto. grazie.