La mia vita a rotoli per colpa di uno sguardo
Buongiorno, ho quasi 30 anni e da quasi 10 sto con un ragazzo che mi ama e mi vuole bene, ci vede invecchiare assieme e non immaginerebbe mai di vivere senza di me. Abbiamo avuto diversi litigi negli anni, io più di una volta avevo avuto pensieri sul lasciarlo o meno, ma non ho mai detto nulla. Sessualmente parlando non lo facciamo da un anno e sinceramente a me non manca molto, anche perché negli ultimi anni la voglia era venuta meno rispetto ai primi anni. Una cosa che non riesco a buttare giù e dimenticare è stato il fatto che durante uno dei nostri primi scontri (dopo un anno che stavamo assieme), per il fatto che aveva qualche problema sul lavoro, non avevamo più l'affiatamento di un tempo e che lui non voleva rischiare di avere un tumore ai testicoli a causa mia mi ha detto che gli avevo rovinato la vita (lui è il mio primo ragazzo) con testuali parole: "Ti rendi conto che mi hai rovinato la vita? Vuoi che mi ammali? Vuoi che mi venga un tumore? Saresti contenta?". All'età di 14 anni è rimasto orfano di padre ed è rimasto profondamente segnato, sua madre ha sviluppato un attaccamento verso lui e suo fratello con premure non richieste e che a mio avviso dovrebbero cessare vista l' età dei due uomini (lui 32 e suo fratello che vive per conto proprio 40) come ad esempio le chiamate giornaliere, il fatto che gli rifaccia il letto, gli sbucci la mela a cena o che gli prepari i vestiti per andare a lavorare. Io posso capire che ci sia questo attaccamento verso i figli, ed è giusto vista la situazione, ma c è un limite a tutto e un figlio dovrebbe imparare a collaborare in casa piuttosto che farsi servire e riverire. Se si vive sotto lo stesso tetto ci si aiuta l un l' altro, infatti è per questo che in 10 anni non ho mai voluto convivere o sposarmi con lui, proprio perché non ho intenzione di servire un uomo e fargli da seconda madre. L' anno scorso mi ha delusa profondamente in quanto ha liquidato la rottura del rapporto di suo fratello con la sua ragazza con frasi come "Ma che problema c è, mica erano sposati, non avevano figli, lui si è sentito trascurato e l'ha lasciata, che problema c è?", frasi che mai mi sarei aspettata da lui, completamente prive di empatia, comprensione per una ragazza che abbiamo accolto in famiglia; era sbruffone, altezzoso, irritante. Lui poi dopo qualche mese ci ha pensato su e si è scusato motivando le frasi infelici pronunciate con un "Ho detto quelle frasi perché non ci credevo, perché io non immaginerei di fare una cosa così, io sono sicuro su noi due e so che a noi non capiterà mai una cosa simile". Ecco, detto fatto. Poco prima di Pasqua sto per salire in auto quando incrocio per strada lo sguardo di un ragazzo (conosco a grandi linee) che si gira e mi guarda fino a che non mi passa davanti in macchina e li il mio mondo crolla. Questo è un uomo poco più grande del mio ragazzo, tre anni soltanto, autonomo, scapolo, un professionista che mi ha anche aiutata in passato e che da allora rispetto molto. Non ci avevo mai pensato a lungo perché lo pensavo fuori dalla mia portata, però poi ho sentito questa sensazione che non provavo da tempo, come se la diga delle mie emozioni si sbriciolasse, ed ecco che inizio a desiderare una vita parallela con questo uomo. Passo le nottate, i pomeriggi e ogni momento libero a letto, ad occhi chiusi, a visualizzare ed immaginare come sarebbe conoscerlo, tenergli la mano, baciarli, uscirci e convivere con lui, sento vivide le sue mani, vedo il suo sorriso, i suoi occhi, lo abbraccio, sento le sue spalle e tutto questo mi dà una sensazione di benessere senza paragoni. Questa cosa ha creato in me molti problemi perché anche se non c è stato nessun tradimento o comunicazione tra me e questo uomo, io mi sento terribilmente in colpa al punto da arrivare alla crisi esistenziale, al pensiero di questi 10 anni, al fatto che non so ancora che percorso lavorativo prendere, cosa voglio dalla vita, al fatto che sento di aver sprecato questi anni in apatia e sciatteria, così riprendo in mano me stessa e ricomincio a curarmi, a volermi sentire carina e cercare un briciolo di autostima andata persa da tempo. Il problema è che ora quando esco ho questo misto di paura e desiderio di rivedere questo uomo, lo cerco nei passanti che incontro, nelle auto che mi passano vicino, guardo se vedo la sua in giro, passo davanti al suo luogo di lavoro, ma al tempo stesso ho paura a vederlo. So di non interessargli ( questo è quello che penso io) e mi arrovello il cervello sul fatto che sono una scema, che si è girato a guardarmi perché gli sono antipatica, sono ridicola, brutta o altro. Però ho preso una cotta micidiale. Il mio fidanzato viene poi a sapere tutto a forza di parlarne ecc. e mi chiede se gli ho scritto, parlato o altro ma ovviamente è stato tutto un parto della mia mente, quindi dico di no e lui lo accetta anche se non riesce a capire come mai. Io ormai, al di là di quello che ho immaginato, sento per il mio ragazzo un grande affetto ma non lo amo più come una volta. Durante l'isolamento non ci siamo visti per un po' e a me non ha pesato, anzi, se ricevevo una sua chiamata a me partiva l'ansia. Gli voglio un gran bene, fa parte della famiglia e per amor suo sono disposta a dimenticare la mia voglia di indipendenza e riprendere dove avevamo lasciato prima dell'isolamento, ma non riesco a passare sopra alla sensazione che ho provato dopo essere stata guardata dall'altro ragazzo: libertà, curiosità, novità, al fatto di essermi sentita in qualche modo interessante agli occhi di qualcun' altro. Il mio quesito sulla faccenda è questo: come posso mettere ordine nella mia vita senza far soffrire il mio ragazzo? Ha già sofferto per la perdita di suo padre, perché lo devo fare soffrire pure io? Preferisco stare male io piuttosto che saperlo in lacrime di notte, abbandonato e ferito. Non ho intenzione di mettermi con l'altro perché come dico, è molto probabile (quasi sicuro) che non gli interessi, quindi il problema non sussiste, me ne devo fare una ragione; ho solo bisogno di libertà e spazio per sentirmi donna, sicura come una volta, allegra e non con il mio marsupio di ansia appeso al collo. Quindi chiudo questa lettera con una richiesta di parere sul percorso migliore per me: devo rimanere e trascinarmi dietro il desiderio per un altro, vivendo con il terrore che ricapiti di nuovo, a vita oppure chiedo una tregua e parto alla ricerca di me stessa? Grazie e buona giornata. Cordialità