la mia pigrizia e depressione
Salve sono un ragazzo di 23 anni.
Non so bene come trasmettere a pieno i miei pensieri tramite un messaggio perciò mi limiterò a raccontare la mia esperienza nel modo più introspettivo possibile.
Fin da piccolo i miei genitori hanno sempre cercato di far nascere in me passioni che fossero per la musica o per lo sport o per gli scout ,inscrivendomi a diverse attività investendo soldi. Tuttavia non ho mai coltivato queste attività in maniera costruttiva. La mia esperienza scolastica elementare (di cui ho stranamente pochissimi ricordi) ,media e superiore è sempre stata caratterizzata da una totale assenza di interesse o impegno per lo studio. Questo mi ha causato molti disguidi coi miei(più o meno intensi/violenti). Oltre al mio già citato scarso impegno nello studio ero un ragazzo fin troppo vivace e alcune volte questa vivacità era motivo di disturbo e fastidio per i miei stessi compagni. Nel periodo delle superiori scelsi un Liceo che differiva da quello tradizionale per l'assenza del latino pensando che sarebbe stato più semplice come percorso di studi. Anche qui studiavo raramente e mi limitavo piuttosto a trovare strade alternative per portare a termine i miei compiti e doveri. In questi periodi la mia vita sociale tuttavia può essere considerata normale, avevo amici ,uscivo ,ma nonostante ciò dentro di me sentivo sempre una certa distanza dalla realtà circostante. A causa di ciò non riuscivo a essere me stesso al 100% o comunque a sentirmi parte integrante di un gruppo. Ciò nonostante sono sempre stato circondato d persone che mi volevano bene e avevano piacere della mia compagnia. Verso gli ultimi anni di liceo ho conosciuto quello che secondo me e secondo i miei genitori è stato ciò che ha dato libero sfogo ai miei difetti più gravi che stanno distruggendo la mia vita ovvero la pigrizia e la depressione. La cosa in questione è tutto ciò che riguarda i videogame (competitivi) e inizialmente il mondo dell'animazione nipponica. Passavo molte ore giocando e preferivo una serata in casa ad una fuori. Finite le superiori mi iscrissi all'università. Frequentai i primi corsi senza perdermi una lezione e arrivato il momento degli esami ebbi un muro di fronte, non avevo studiato consapevolmente e all'università non ci sono seconde vie. Provai a dare 3 esami poi mi fermai. I miei avevano notato che ero triste e non interessato al mio percorso di studi. Così, ingenuamente, mi proposero di poter scegliere un corso alternativo se avessi voluto. Da qui inizia il periodo più brutto della mia vita. Non mi interessavo di nulla non volevo studiare temevo e provavo un senso di avversione verso ogni tipo di lavoro. Passavo tutte le mie giornate in casa avevo reciso ogni contatto coi miei amici. Questo periodo è costellato di liti coi miei molto intense. Non vivevo, sopravvivevo. Stavo male ed ero combattuto: da una parte capivo i loro atteggiamenti dall'altra provavo un forte senso di rabbia dovuta agli scontri e un sentimento che non saprei come meglio descrivere: non volevo che loro fossero fieri di me ( in realtà questo sentimento mi ha sempre caratterizzato e la cosa mi turba molto. Fin da piccolo mi vergognavo qual'ora loro mi vedessero studiare o esercitarmi con la chitarra perchè non volevo che fossero orgogliosi. (Una cosa che ritengo assurda davvero assurda!). Dopo un anno riandai all'università per un solo giorno provavo una sensazione opprimente, asfissiante. Ero in imbarazzo per il tempo perso e nel vedere che i miei compagni di corso avevano già fatto un anno rispetto a me. Non avevo il coraggio di guardare altre alternative, rifiutavo ogni altra possibilità che i miei mi proponevano, volevo solo essere lasciato in pace col mio pc e nient'altro. Dopo il singolo giorno feci una cosa orribile iniziai a prendere in giro mia madre dicendo che avevo ripreso mentre in realtà continuavo a passare il mio tempo senza fare nulla di concreto. Sopprimevo i miei sensi di rimorso con l'idea "quando arriverà il momento della resa dei conti mi suiciderò" così che tutto sarebbe finito. Il sentirmi sempre dire ( e in cuor mio sapevo che forse era vero) che il mio passare tanto tempo sui videogiochi cercando di renderli un qualcosa con cui poter vivere mi impediva di provare realmente a concretizzare le mie attività tramite il partecipare a tornei o il creare video che probabilmente avrebbero potuto darmi un minimo di ingressi e un minimo di motivazione .Ero completamente apatico e disinteressato verso il mondo. Passarono gli anni fino al momento in cui ripresi ad uscire coi miei amici( sorprendentemente avevano sempre cercato di ricontattarmi e di rivedermi in qualche modo), che nel frattempo finivano la triennale. Iniziare ad uscire sempre più spesso fino ad arrivare al punto di voler riprendere in mano la mia vita e di iscrivermi per la seconda volta all'università scegliendo sempre lo stesso percorso( in quanto mi garantisce un lavoro certo al suo termine). Iniziai a frequentare, ovviamente i sentimenti di inferiorità verso i miei colleghi più giovani erano molto presenti ciò nonostante cercavo, insieme ad altre insicurezza,di sopportare. Per qualche mese ho passato sempre meno tempo al pc arrivando al punto di non accenderlo per diversi giorni a volte. Ora dopo aver frequentato le stesse lezioni che frequentai 4 anni fa ho provato a dare un esame fallendo. Sono nuovamente ricaduto ho iniziato a passare le giornate senza studiare seduto al pc a giocare. Tuttavia ora sono consapevole del fatto che "non ho più tempo" e vorrei capire se l'università è un qualcosa che per me è impossibile da affrontare. Tuttavia se ciò fosse vero non so cosa fare, non riesco a vedere una via di uscita e se non dovessi riuscire a riprendermi non ho intenzione di causare altri problemi alla mia famiglia, Non voglio neanche svegliarmi un domani con un lavoro precario che non mi permetta neanche di avere una famiglia. Non so davvero come rimediare che strade posso scegliere o come disciplinare me stesso per poter realizzarmi nella vita. Non so cosa cerco o cosa ho bisogno di sentirmi dire, in cuor mio so che ciò che ho scritto non sono altro che problemi infantili rispetto a quelli che altre persone potrebbero avere.