La mia famiglia non mi fa stare sereno

Inviata da Gabriele · 28 ott 2016 Terapia familiare

Inizio con un quadro generale: Mio padre e mia madre stanno insieme per inerzia. Le cose vanno avanti e basta; tutto vuoto, non c'è sostanza. Mia madre non si sente neanche una donna per mio padre, l'unica cosa che fanno è litigare. Anche per una piccola parola, anche perché i ceci non sono cotti a puntino. Mia madre è una donna che non dimostra affetto, cosa che io ho già compreso, accettato e superato, e che in parte ha reso anche il mio essere com'è attualmente; mio padre è rigido, nervoso e chiuso, e secondo me insicuro. Mia madre a parte il fatto che non dimostra affetto se non dietro uno schermo, mi ama, ne sono consapevole. Magari dall'esterno non sarebbe neanche così tanto ovvio, ma io lo so, e lei non mi porta alcun peso. Ma mio padre invece mi rende la vita più difficile! Non ho di lui la visione di una figura autoritaria, di una guida. Si può dire che mi sia cresciuto da solo per tante cose. Lui è quello che perde le staffe, che provoca, che non porta valore in famiglia, ma solo critiche, è pesante, non ha imperturbabilitå, né assertività, ne tanto meno sicurezza nel prendere tutte le decisioni. Mi sta troppo addosso in tutto, lo fa per il mio bene, ma il male è di più. È ripetitivo, almeno un giorno si ed uno no mi esorta a smettere di fumare, se prendo il raffreddore mi dice che dormo sempre con la finestra aperta, se non condivido il suo stesso pensiero non c'è possibilità che lui accetti che io la penso diversamente senza prendersela. Diciamo che se ognuno facesse e pensasse sempre come pensa che sia giusto lui, sarebbe tutto a posto. Invece io per indole sono sempre stato un ribelle, ribelle per ciò che ritengo ingiusto. Molti dei consigli (che non sono tali, perché il consiglio è un'informazione che lascia comunque lindividuo libero di scegliere con la propria testa) che mi da sono anche in parte giusti, ma mi assilla, potrebbe ripetermi la stessa cosa un mese intero ogni giorno, di conseguenza anche i consigli validi che potrebbe darmi perdono valore, perché per troppi motivi non ho una stima altissima di lui come uomo e padre. Ci sono cose che invece "ammiro", come il fatto che non si perde in chiacchiere ma agisce, se ha un dovere si impegna a svolgerlo bene. Ma come figura paterna non lo ritengo valido, paradossalmente mi sento più maturo di lui su vari aspetti. Più volte mi sono sentito dire: 'Devi imparare a campare'. Ne ho evinto che forse la sua è proprio viglia di tramandarmi qualcosa, di trasmettere insegnamenti utili proprio per sentirsi soddisfatto come padre, ho provato ad andargli incontro per "aiutarlo" ed aiutarmi, ma alla fine non cambia nulla. In più lavoro con lui, abbiamo uma ditta che lui ha aperto per me, ma appunto non mi sono mai sentito sorretto da lui, ho sempre percepito pretese e aspettative miste a voglia reale di fare il mio bene. Quindi mi carica di responsabilità, non mi trovo a lavorare con un piacere fine unicamente a me stesso, ma anche per lui, che mi ha offerto questa strada validissima, ma quando ero più piccolo ed incapace di scegliere che via intraprendere e non potevo dire, sono pronto per questo ed è questo che voglio. Non rusavo a trattarlo come un datore di lavoro con cui si ha naturalmente un rapporto meno confidenziale, e ogni volta che litighiamo su qualcosa relativa al lavoro mi rinfaccia che lo fa per me, che se non mi sta bene che lui è nervoso e si arrabbia chiudiamo tutto. Io non riesco a dimostrarlgli di lavorare con voglia alle sue condizioni, ed al tempo stesso è qugelli che vorrebbe. Non riesco ad esprimere le mie potenzialità, perché non ha fiducia in me e probabilmente neanche in se stesso. Ma insieme al lavoro, è qualcosa che si protrae in altri ambiti della vita, nella quotidianità, e non sono sereno. Io ho voglia di mettermi in gioco, di bruciarmi ed imparare la lezione anziché ricevere trecento consigli preventivi ed ossessivi. Ho pensato che la soluzione fosse allontanarmi dal contesto ffamiliare.. vorrei che mi deste un parere e giudizio sulla situazione, sperando di averla spiegata in maniera esaustiva e non troppo confusa. Grazie anticipate!
Ps. Ho quasi ventitré anni.

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Miglior risposta 30 OTT 2016

Gentile Gabriele,
la situazione di stallo sentimentale tra i tuoi genitori è una cosa triste ed essendo presumibilmente cronica ha di sicuro condizionato il tuo modo di essere.
Entrambi i tuoi genitori hanno delle fragilità caratteriali e delle mancanze ma tu sei più oblativo e ben disposto nei confronti di tua madre forse solo perchè non essendo stata lei ad offrirti una possibilità lavorativa non hai occasione di scontrarti con lei per problemi di lavoro come invece fai con tuo padre.
Tutto ciò mi sembra un tantino ingiusto.
D'altra parte descrivi tuo padre come oppressivo, critico, insicuro e aggiungi che non hai molta stima di lui come uomo e come padre mentre ammetti di avere sempre avuto uno spirito ribelle ed anche adesso vorresti fare di testa tua.
Tuttavia apprezzi poche cose di lui tra cui il senso di responsabilità e del dovere.
Penso che con un opportuno supporto psicologico tu potresti imparare a comunicare meglio con lui e se ne avrebbero importanti benefìci sia nelle interazioni della vita familiare che lavorativa.
Se però non apprezzi quello che tuo padre ha fatto e fa per te (nonostante i suoi difetti) e preferisci staccarti e fare altro a rischio di bruciarti, sbagliare e imparare la lezione, è un tuo diritto e ti puoi accomodare a farlo.
Spesso si apprezza quello che si ha solo dopo averlo perduto.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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31 OTT 2016

Caro Gabriele,
Hai descritto benissimo la tua situazione, e dalle tue parole emerge vivamente il tuo vissuto e la mancata serenità che , invece, dovresti avere per i tuoi quasi 23 anni.
Proprio come hai fatto qui, prova a parlare serenamente con tuo padre, senza rabbia, senza paure... ma da figlio a padre... esponigli i tuoi sentimenti, quello che sentì e che vivi quotidianamente..
Ti consiglio inoltre di contattare un terapeuta della tua zona, magari per un sostegno durante questo percorso!
Resto a disposizione!
Un caro saluto!

Dott.ssa Marilù Altavilla Psicologo a Vignola

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31 OTT 2016

Caro Gabriele,
descrive molto bene la famiglia in cui vive ed è riuscito a riportare sia i pregi che i difetti. Ogni individuo ha i propri limiti e nello stesso tempo tempo grandi potenzialità. Considerata la giovane età, ritengo sia positiva la sua voglia di mettersi in gioco e di imparare dalle proprie esperienze e, perché no, anche dai propri errori visto che è soprattutto da questi che si impara. Ha provato a parlare di questa sua esigenza ai suoi genitori? È riuscito a esprimersi negli stessi termini in cui si è raccontato nella lettera? Alla sua età ci si allontana dalla propria famiglia non necessariamente per scappare ma soprattutto per crescere e sperimentarsi. Con questo non sto dicendo che debba allontanarsi ma che si arriva ad un punto della propria vita in cui si sente l'esigenza di trovare la propria strada, che potrebbe anche essere quella di continuare a lavorare con il proprio padre ridefinendo, però, i ruoli e le competenze di ognuno. Avere un'attività avviata è un'ottima opportunità a patto che non diventi un gabbia dorata. Sta a lei decidere quale strada percorrere e se è il caso di essere supportato da un professionista in questo cammino.
In bocca al lupo.

Dott.ssa Loredana BELIGNI
Psicologa
Torino

Dott.ssa Loredana Beligni Psicologo a Torino

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31 OTT 2016

Caro Gabriele,
il tema che tocca é interessante. Dal suo punto di vista il ruolo genitoriale dei suoi genitori, di suo padre in particolare, é discutibile e criticabile. Trovo però che lei stia già facendo uno sforzo per comprendere i suoi genitori a partire da quelli che sono i loro presupposti, ció che li ha guidati nel crescerla, ad esempio se per suo padre la cosa importante da trasmetterle era di "imparare a campare" puó essergli sembrato piú ovvio avviare una ditta in cui potesse lavorare che pensare a quali fossero le sue aspirazioni e magari a chiederglielo rischiando di mettere in discussione la sua convinzione originaria.
Vede, ognuno di voi parte da presupposti differenti e in base a questi si muove. Il risultato, in questo caso, é uno scontro.
Ecco, il mio invito non é quello di allontanarsi, o meglio, non é nemmeno quello di non farlo, ma prima di tutto é quello di lavorare su queste questioni, magari in una terapia personale, per trovare un modo con cui poter gestire tutto questo. Lei non ha il potere di cambiare i suoi genitori ma puó rispondere in molti modi diversi ai loro atteggiamenti e forse, prima di valutare l'alternativa della fuga come unica praticabile, puó vagliarne altre scegliendo quella che le consenta una maggiore libertà.
Rimango a disposizione.
Cordialmente,

Annalisa Anni
Psicologa Psicoterapeuta Padova

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31 OTT 2016

Caro Gabriele,
il tema che tocca é interessante. Dal suo punto di vista il ruolo genitoriale dei suoi genitori, di suo padre in particolare, é discutibile e criticabile. Trovo però che lei stia già facendo uno sforzo per comprendere i suoi genitori a partire da quelli che sono i loro presupposti, ció che li ha guidati nel crescerla, ad esempio se per suo padre la cosa importante da trasmetterle era di "imparare a campare" puó essergli sembrato piú ovvio avviare una ditta in cui potesse lavorare che pensare a quali fossero le sue aspirazioni e magari a chiederglielo rischiando di mettere in discussione la sua convinzione originaria.
Vede, ognuno di voi parte da presupposti differenti e in base a questi si muove. Il risultato, in questo caso, é uno scontro.
Ecco, il mio invito non é quello di allontanarsi, o meglio, non é nemmeno quello di non farlo, ma prima di tutto é quello di lavorare su queste questioni, magari in una terapia personale, per trovare un modo con cui poter gestire tutto questo. Lei non ha il potere di cambiare i suoi genitori ma puó rispondere in molti modi diversi ai loro atteggiamenti e forse, prima di valutare l'alternativa della fuga come unica praticabile, puó vagliarne altre scegliendo quella che le consenta una maggiore libertà.
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31 OTT 2016

Buongiorno Gabriele, cosa intende esattamente con "allontanarsi dalla famiglia"? Ad esempio, sta valutando la possibilità di andare a vivere da solo? Oppure di interrompere i rapporti? In ogni caso non mi sembra che queste alternative possano rappresentare per lei delle vere soluzioni, efficaci e definitive, anche perché da quello che riporta ha comunque un legame affettivo sia con sua madre, sia con suo padre, anche se il rapporto è difficile. Lei sa, infatti, che tutto quello che lui fa, lo fa per il suo bene, anche se sbaglia, ma le sue intenzioni sono buone. Quindi, la vera soluzione a questo problema è rappresentata dal miglioramento del vostro rapporto.
Dal mio punto di vista, prima di tutto è necessario che lei impari, con l'aiuto di un esperto, ad esplorare e ad esprimere e canalizzare in forme adeguate i sentimenti che in questo momento la pervadono e che possono essere, ad esempio, di tristezza, sconforto, rabbia, frustrazione.
In secondo luogo, bisognerebbe analizzare in modo molto più approfondito il tipo di interazione che lei ha con i suoi genitori e soprattutto come reagisce alle critiche, alle provocazioni e ai "consigli" di suo padre e gli effetti che ottiene, per individuare delle alternative di comportamento che potrebbero modificare, in modo indiretto, anche il comportamento e l'atteggiamento di suo padre. In questo modo potreste sviluppare un rapporto più sereno.

Dott.ssa Erica Tinelli Psicologo a Orte

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29 OTT 2016

Gentile Gabriele,
i rapporti tra genitori e figli sono spesso difficili, perchè il desiderio di autonomia dei figli si scontra con atteggiamenti di entrambi che si sono radicati negli anni, quando i rapporti di dipendenza e interdipendenza erano ovviamente più forti.
Le consiglio di consultare uno psicoterapeuta per migliorare aspetti del vostro modo di comunicare. Ci sono infatti connessioni profonde tra il modo di comunicare e il modo di porsi nei confronti dell'altro e lei può sollecitare un cambiamento in suo padre, cambiando per primo qualcosa nel proprio modo di comunicare, con l'aiuto di uno psicologo.
Spero di essere stata chiara, se non lo sono stata può chiedere una consulenza.
cordiali saluti

Valentina Sciubba Psicologo a Roma

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28 OTT 2016

Caro Gabriele, hai spiegato benissimo la tua situazione. Mi sono addirittura immersa e immedesimata nel tuo racconto. Hai elencato aspetti positivi e negativi di ogni situazione e espresso bene ogni sentimento. Questo dimostra una grande maturità e consapevolezza di te stesso.
Non posso darti un giudizio come chiedi, però a me sembra che la risposta c'è l'hai già ma ti chiedi se hai il diritto di pensare di volerti allontanare per fare la tua esperienza. Sei molto giovane ma mi sembri abbastanza intelligente da poter parlare in acque calme, con il tuo papà di queste tue emozioni, che ti piace lavorare con lui ma vorresti un po' più di fiducia da parte sua, meno critiche e più incoraggiamenti.
Saluti
Dott.ssa Denaro Francesca
Prato

Dott.ssa Francesca Denaro Psicologo a Prato

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