Io non so amare ma vorrei l'amore

Inviata da Maria · 24 mar 2016 Relazioni sociali

Sono una donna di 36 anni. Indipendente e piacente. Ho avuto un'adolescenza difficile a causa della separazione dei miei genitori che mi ha costretta a fare "l'uomo" di casa e a crescere troppo in fretta. Ho imparato ad organizzarmi e a risolvere i problemi pratici della vita. L'unica cosa per cui ho bisogno di aiuto è l'amore.
Ho avuto varie relazioni d'amore durature e anche promettenti ma arrivata ad un certo punto, le ho sempre interrotte. Per vari motivi, una volta perché mi sono resa conto di non essere attratta fisicamente, un'altra volta perché lui non mi dava sicurezza, poi perché avevamo interessi diversi ecc. Ho sempre trovato delle motivazioni che mi facevano dire "basta, devo chiudere, non fa per me". La mia necessità di amore va di pari passo con la paura di soffrire . E questo credo che mi porti ad interrompere un rapporto pensando che potrei avere di più. Solo che non riesco ad individuare cosa voglio, cos'è questo "di più" che cerco e non trovo? Forse sono io che non so amare, ma come si può imparare ad amare, accettando il partner per come è, senza troppe aspettative? Adesso, dopo una relazione di 1 anno, mi ritrovo nella stessa situazione. Pensavo di amarlo ma non ne sono più sicura. La verità è che provo affetto, stima e riconoscenza ma non mi batte il cuore, né sono attratta fisicamente. Aiutatemi. Vivo un conflitto con me stessa tra la cosa giusta da fare e l'istinto. Se c'è una cosa non c'è l'altra. Vorrei stare meglio e vivere la mia vita serenamente. Ma qual è il segreto? Accontentarsi? Accettare i compromessi? Fare come tante coppie che fingono di essere felici per le apparenze e poi si tradiscono o non si sopportano? Grazie a tutti per l'attenzione.

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Miglior risposta 28 MAR 2016

Gentile Maria,
la sua mail è ricca di spunti interessanti ed alcune delle cose che lei dice sono condivisibili mentre altre sono criticabili.
Indubbiamente la separazione dei suoi genitori l'ha condizionata come inevitabilmente accade nei figli in tutti i casi di separazione perchè introduce all'interno la sfiducia nell'altro ed anche in se stessi.
Lei dice che tra i motivi che l'hanno indotta a rompere le sue relazioni vi è quello che l'altro non le dava sicurezza ma pensa di essere una donna che dà sicurezza al partner?
Quando dice che la sua necessità di amore va di pari passo con la paura di soffrire si mette in un circolo vizioso basato sulla sfiducia da cui è poi molto difficile uscire.
Inoltre, il suo non sapersi accontentare è esso stesso un motivo che la porta a soffrire e forse è vero che lei non sa amare come è vero che sarà sempre così se non correrà ai ripari.
Lei si chiede se bisogna accettare il partner per come è senza farsi troppe aspettative; non sarei proprio del tutto d'accordo perchè penso che innanzitutto occorre lavorare su se stessi per acquisire un buon livello di autostima e solo dopo si può entrare in sintonia col partner dando e prendendo ciò che si ha di buono in un contesto di "reciprocità".
Lei dice anche di vivere un conflitto interiore tra la cosa giusta da fare e il suo istinto; io non parlerei di istinto ma piuttosto di insicurezza di ciò che è e di ciò che vuole.
Infine, concordo sul fatto che per vivere serenamente occorre anche un pò accontentarsi ed accettare dei compromessi preferendo "vivere" in quello che è reale piuttosto che "non vivere" in quello che è ideale.
Un percorso di psicoterapia potrebbe aiutarla a fare qualche ulteriore chiarezza in merito a questi temi.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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5 APR 2016

Cara Maria
fingere di accontentarsi e accettare un amore che non si sente pienamente tale, non mi sembra essere la soluzione al suo problema.
Il suo problema credo che sia legato ad una insicurezza di fondo che non le permesste di rilassarsi fidarsi e che la spinge a ricercare in ogni partner quello che non và, così da poterli allontanare.
Così non fosse, allora il problema è un altro, cioè che non è arrivato l'uomo che la convince fino in forndo facendole battere davvero il cuore.
Se è questo il caso c'è poco da fare, occorre aspettare e avere pazienza.
Se invece è l'insicurezza a spingerla in posizioni difensive, allora forse le sarà utile un percorso di psicoterapia.
Un caro saluto
Dott. Silvana Ceccucci psicologa psicoterapeuta.

Dott.ssa Silvana Ceccucci Psicologo a Ravenna

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27 MAR 2016

Buongiorno Maria, e Buona Pasqua.
A me sembra che lei abbia ben chiaro che, le relazioni avute finora (e forse anche quella attuale) le abbia scelte (emotivamente) proprio perché le davano un senso di controllo. Alla fine era lei che decideva come, quando e perché troncare (almeno da ciò che ha scritto). Evidentemente, le sue esperienze primarie di una relazione, stabile e duratura, sono state abbastanza negative stanti la separazione dei suoi genitori. Tuttavia, secondo me, non si tratta solo della mancanza di un modello di relazione cui potersi riferire, ma anche, e soprattutto, degli effetti che questo ha avuto sul suo mondo emotivo. Effetti che, come ben inquadra lei, comprendono (tra l'altro) il doversi assumere delle responsabilità, in un momento di vita non adatto a questo, ma che avrebbe dovuto essere molto più ludico e sereno. Tra questi effetti, inoltre, mi sembra si possa includere la sua "abitudine" e quotidianità appresa nello stare e percepirsi sola (emotivamente), nel gestire la sua vita senza una relazione stabile, soprattutto in prospettiva. Coerentemente con la conoscenza di Sé come sola (nel senso appena descritto), si è scelta sempre relazioni che potessero ri-condurla ad un terreno già conosciuto. Quindi (mia ipotesi), lei si racconta che vorrebbe una relazione stabile, supportata da amore, etc., tuttavia, sembra essere cresciuta con un bisogno evolutivo, del suo sistema, di non poter/saper gestire una relazione, che comporta l'esposizione emotiva quotidiana, il "rischio" che sia LA relazione, e non una delle tante, etc...In questo contesto (ripeto, siamo sul campo delle ipotesi), non posso che consigliarle una terapia che vada ad esplorare le emozioni riverberanti un senso di Sé autonomo (conosciuto) ed uno protetto (sconosciuto), la possibilità di potersi esporre emotivamente, gestendo un'eventuale rottura (dunque un senso di sé che permane, nonostante un vuoto), ed altri contenuti, soprattutto emotivi, che sono sicuramente presenti ma poco esplorati durante il suo percorso di vita.
Buona fortuna,
dott. Massimo Bedetti,
Psicologo/Psicoterapeuta
Costruttivista-Postrazionalista-Roma

Dott. Massimo Bedetti Psicologo a Roma

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27 MAR 2016

Cara Maria,
perchè è sempre alla ricerca di altro, perchè dice sempre dopo una relazione " non fa per me"?
Lei cosa vorrebbe per se stessa, che idea ha dell' amore.
Sicuramente la sua situazione familiare ha condizionato la sua vita sentimentale, ma oltre la paura di "fare l' errore dei suoi genitori", c'è anche altro di privato, di suo. Non esiste un modo di amare ,si ama in maniera naturale e spontanea non esiste un manuale. Secondo lei troverà la felicità quando avrà trovato l'uomo ideale? ma il suo uomo ideale lei lo cerca veramenete o è una " scusa" per non innamorarsi e quindi correre il rischio di soffrire? La invito a riflettere su queste domande magari con l' aiuto di un professionista in modo da trovare le risposte giuste
un caro saluto

Valentina Giglio Psicologo a Roma

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26 MAR 2016

Cara Maria, l'amore non è affatto facile!avere una relazione di coppia è davvero faticoso e impegnativo..
Ma non per questo non ne vale la pena!
È il rischio della fine, della separazione che ci spaventa: lei ha dentro il suo armadio quella dei suoi genitori, che l'ha fatta tanto soffrire da ragazzina.
Sembra che la soluzione sia coinvolgersi... ma fino a un certo punto!solo cosi pensa di mantenere un po il controllo. E questo si ripercuote nelle relazioni che riferisce,in cui appunto non si è coinvolta totalmente.
Magari cosi si soffre meno.
Ma ora si sta chiedendo che amore è?
La invito a rifletterci e se il disagio che questa condizione le crea è importante, ne parli con qualcuno, un terapeuta saprà guidarla verso la consapevolezza, l'accettazione delle sue paure e la libertà di vivere le emozioni a pieno.
A disposizione
Dott.ssa Moglie L.

Dott.ssa Lucia Moglie Psicologo a Ancona

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24 MAR 2016

Gentile Maria,
mi sono soffermata sulla frase in cui scrive che vive un conflitto tra la cosa giusta da fare e l'istinto. Se potesse immaginare questi due termini del conflitto come due personaggi, secondo lei cosa direbbero? cosa di direbbero tra loro? Cosa pensa desideri ottenere il personaggio "cosa giusta"? e il personaggio "istinto"?

Mi contatti, nel caso le facesse piacere approfondire e condividere le sue risposte.
Un saluto
Dott.ssa Francesca Fontanella

Dott.ssa Francesca Fontanella Psicologo a Rovereto

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24 MAR 2016

Cara Maria,

le sue parole mi ricordano Catullo che scriveva più o meno così: "Odio e amo. Forse chiederai come sia possibile. Non so, ma è proprio così, e mi tormento." Mi sembra intrappolata in questi sentimenti contrastanti, nel volere una cosa e pure il suo posto, credere in una verità (ad es. la relazione stabile, l'uomo e l'amore giusto) ma in altre che la contraddico (non so/non posso amare) Questi stati d'animo possono essere sintetizzati in una sola parola: ambivalenza. L'ambivalenza crea sicuramente tensione emotiva, ma questo le permette anche di prendere delle decisioni in maniera più consapevole perchè l'ambivalente è tendenzialmente più riflessivo, la rende sicuramente più aperta a pensieri distanti dal suo.
Credo che un certo livello di tensione tra due o più opzioni sia arricchente per l'individuo, ma il limite con la frustrazione a cui può portare l'ambivalenza è sempre molto labile.
Credo che possa approfondire queste tematiche con il supporto di una psicoterapeuta.
Rimando a disposizione
cordiali saluti

dott.ssa Monica Salvadore - Psicologa Psicoterapeuta - Torino

Dott.ssa Monica Salvadore Psicologo a Torino

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24 MAR 2016

Cara Maria,
se le relazioni passate e presenti non la soddisfano e la fanno stare male è indubbio che debbano finire. Quello su cui dovrebbe riflettere meglio è se la decisione di avere una relazione sia dettata da un suo effettivo bisogno o se, piuttosto, è il contesto che la circonda a spingerla in questa direzione. Spesso, arrivati alla maturità, le persone vicine (e non solo) si aspettano che la donna si sposi, abbia dei figli e magari si dedichi solo alla loro educazione. Questi messaggi arrivano a tutte le donne più o meno chiaramente, più o meno insistentemente, più o meno velatamente. La verità è che per ogni persona la serenità e la soddisfazione possono arrivare in maniere molto diverse: condividendo la propria vita con un partner oppure da single, non c'è una ricetta valida per tutti. Provi a capire qual è la sua strada per essere soddisfatta e serena senza condizionamenti e pressioni esterne.
Cari saluti
Dott.ssa Carla Francesca Carcione

Dott.ssa Carla Francesca Carcione Psicologo a Capo d'Orlando

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24 MAR 2016

Buongiorno Maria,
É impossibile riuscire a dare una definizione universale di come sia la relazione affettiva ideale e definire la "giusta" quantità di compromesso da accettare. Dal suo racconto mi sembra che emerga forte il desiderio di una relazione stabile che finisce per scontrarsi con l'insoddisfazione verso le relazioni che crea e la porta a chiederle alla ricerca di "altro". Questo potrebbe dipendere da tanti fattori : sue aspettative irrealistiche nei confronti delle relazioni o del partner, suoi bisogni ambivalenti che la portano a scegliere partner da cui poi si sente delusa per qualche aspetto, un conflitto tra i suoi bisogni di autonomia e quelli di relazione .. Credo che le sarebbe molto utile un confronto con un terapeuta per analizzare insieme le sue relazioni sentimentali e capire meglio i bisogni e le emozioni che portano alla loro formazione e poi sistematica rottura. Penso che la potrebbe aiutare molto a creare maggiore consapevolezza, indispensabile per poter costruire la relazione finalmente "giusta" per lei.
Un caro saluto
Irene Monti
Roma

Dott.ssa Irene Monti Psicologo a Roma

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