Io, il cibo e l'ansia.
Salve,
ero un po' titubante nello scrivere di questo mio problema in quanto l'ultima volta che ho parlato con una psicologa sono tornata a casa con più ansia e più insicurezze di prima, quindi come prima cosa vi chiedo di rispondermi in modo da tranquillizzarmi, e non da crearmi ulteriori paure. Sono una ragazza tendenzialmente pessimista e paranoica, ho avuto un periodo dove avevo attacchi di panico e non riuscivo a camminare da sola per strada o a restare da sola per paura di averne uno. Una volta parlato col mio medico e con altre persone che hanno sofferto di questo disturbo che è più comune di quanto si crede, mi sono tranquillizzata perché ho capito che è un evento del tutto innocuo e che, se mai mi ricapitasse, saprei gestirlo (o almeno spero). Sono anni che non soffro più di questo disturbo, ma da un anno e mezzo a questa parte è subentrato un secondo disturbo, più fastidioso e che mi reca molto molto più di disagio. Su internet ho visto che si chiama "anginofobia", ovvero la paura di deglutire il cibo. Questa mia paranoia è probabilmente sempre stata all interno di me, perché non ho mai avuto un rapporto eccellente col cibo. in particolare, da quando a tredici anni ho avuto la mononucleosi, che mi ha fatto perdere più di 15 Kili in un mese circa poiché con tonsille gonfie eccetera non riuscivo proprio a mangiare o comunque mangiavo poco. Da quell evento poi ho avuto una sorta di lieve depressione per via di una storia sentimentale adolescenziale finita male, che mi ha totalmente svuotata e annullata. In quel periodo ho comunque avuto scarso appetito, la storia è durata circa 4 anni e pesavo a malapena 50 Kili. in tutto questo non ho però mai avuto episodi di bulimia ne pensieri che possano avere a che fare col disturbo dell anoressia, semplicemente avevo una sorta di ossessione per questo ragazzo e il fatto che fosse tutto finito e di non poterlo riavere accanto mi toglieva anche l'appetito. Sono uscita da questa situazione quando ho conosciuto un altro ragazzo, con cui ho avuto una breve storia e del quale in seguito mi sono innamorata ma ahimè dopo un paio di anni di alti e bassi e diversi tira e molla è finita anche con lui. ora provo ancora qualcosa per lui, ma a differenza del primo, con lui affronto la cosa in maniera più sciolta e matura, anche se dentro ancora soffro. Un anno e mezzo fa mi stavo riprendendo, avevo più o meno ripreso in mano la mia vita e svagando mi eccetera avevo anche ripreso peso, poiché mangiavo in modo più o meno tranquillo e costante. Poi ho conosciuto un altro ragazzo, che ho usato anche come diversivo per provare a togliermi dalla testa il secondo, con il quale ho così iniziato una storia piuttosto impegnativa e seria durata un anno. In questo arco di tempo però non mi sono innamorata di lui, semplicemente "mi sono convinta" che il fatto che mi trattasse come una regina bastasse, ma così Non era perché questo scatenava in me strani sensi di colpa e una situazione di inquietudine, come se stessi facendo la cosa sbagliata. Nel frattempo l estate ho trovato un lavoro , che non mi ha affatto aiutato a mantenere una dieta decente, anzi, assieme al fatto che la storia con il mio ragazzo mi metteva nervosismo e inquietudine, ha contribuito anch esso a levarmi nuovamente l'appetito. Poi una sera, un episodio in particolare mi ha scatenato una vera fobia per il cibo: ero col mio ragazzo in un pub, non avevo molta fame ma mangiando un panino sentii come se mi si stesse bloccando in gola. Da allora è subentrata questa paura e da allora non è stato più un piacere mangiare. Come se non bastasse, dopo l estate mi è sorta all orecchio la notizia di un uomo che si era soffocato mangiando una crocchetta di patate o qualcosa del genere, e questo ha praticamente triplicato la mia paura. È ormai più di un anno che cerco di affrontarla da sola, non ho più piacere a pranzare. Mangio in piccole dosi e solo quando ho degli scatti improvvisi di appetito. I miei genitori e la gente che mi circonda poi non mi aiutano. I miei sono i tipici genitori del sud, all antica, che mi rimproverano in malo modo e mi fanno sentire una specie di alieno, ogni volta che mi siedo a tavola e si accorgono del mio disagio. Mia mamma poi, ansiosa come me, spesso e volentieri con i suoi modi di fare mi incute nervosismo. Mio padre, totalmente privo di tatto, mi fa sentire una nullità. Io non odio i miei genitori, non sono dei mostri, penso solo che non sappiano affrontare adeguatamente il mio problema. E nonostante ne parli o mi abbiano vista piangere più volte, alla fine ripetono i loro sbagli e mi sento come messa sotto i riflettori. Il resto del mondo , non perde occasione per ricordarmi quanto sono magra, facendo osservazioni sul mio fisico. Ora peso intorno ai 48-49 Kili credo. Fortunatamente non ho una bilancia. Cerco di evitare di guardarmi troppo allo specchio, perché se per caso mi vedo più magra del solito mi deprimo e divento ancora più ansiosa. Qualche volta ho un giorno "si" in cui stranamente mi sento più tranquilla, a volte, dipende dai pasti, alcuni, ma molto raramente, li mangio persino volentieri. Però sono esausta di questa perenne situazione di ansia. Voglio tornare a mangiare Per il gusto di farlo, non perché "devo", e non con quel senso di paura di un pericolo imminente. Ho bisogno di aiuto, ma non posso assolutamente permettermi un percorso di psicanalisi, la mia situazione economica è critica. Con tutti i sacrifici, non potrei comunque permettermela. Ho solo bisogno di essere rassicurata. Aspetto con ansia responso....