Interrotto relazione a distanza, temo di aver lasciato andare
Salve, ho 23 anni.
Poco più di due anni fa ho intrapreso quasi senza rendermene una relazione con una ragazza del mio giro di amicizie. La definirei una relazione spontanea, io non ho cercato lei e lei non ha cercato me.
E' stata la mia prima ragazza seria, prima non avevo mai superato i due mesi consecutivi di relazione.
Passano i primi 4 mesi, tra paure e prime volte mi sento felicissimo.
Lei purtroppo era impegnata in concorsi militari e dopo il quarto mese, risultata idonea per il concorso VFP1 Esercito comincia il suo viaggio in giro per l'Italia.
Insieme decidiamo di provare a battere la distanza e quindi di continuare.
Come descriverei questi due anni di relazione a distanza?
Ci sono stati momenti bellissimi e davvero vissuti. La distanza ci ha permesso di fare esperienze che probabilmente con una relazione ravvicinata non avremmo fatto. Di queste esperienze ho vissuto ogni singolo momento e purtroppo adesso ho un flusso continuo di ricordi vividissimi. Inutile dire però che ho vissuto male fin dal primo momento i momenti non vissuti insieme.
All'inizio la distanza, era bilanciata da incontri che avvenivano ogni 15/20 giorni. Io in quel periodo studiavo soltanto e percepivo quell'intervallo di tempo come interminabile. Non sono mai mancate telefonate giornaliere alternate a videochiamate nel tentativo di coinvolgere l'uno nella vita dell'altro.
Già da allora però dentro di me nacque la paura di star sprecando tempo, la paura di non star realmente vivendo la mia quotidianità con la persona a me cara. Questa paura l'ho più volta esposta a lei e mi rendo conto solo adesso di esser stato fin troppo duro nel farlo utilizzando espressioni del tipo "se passiamo più di un mese lontani ti lascio". Il tono era scherzoso ma in fondo c'era della verità nel volerlo fare.
I periodi vissuti lontani li ho sempre vissuti malissimo. Costantemente pensando a lei, alla gelosia per i colleghi, alla gelosia verso chiunque potesse anche semplicemente mangiare un gelato con lei a differenza mia.
Questo malessere sicuramente spariva nel momento in cui tornava a casa per quei 3 giorni ogni 15/20 giorni. In quei tre giorni abbiamo sempre cercato di far rientrare tutto, tutte le esperienze "mancate".
Arriva il covid e la situazione peggiora. Nella prima quarantena stiamo lontani per 3 mesi. Chiuso in casa, la sensazione di star perdendo i rinomati "migliori anni della mia vita" era ancor più accentuata. Tra sofferenza e studio il periodo passa e finalmente ci vediamo. Al suo ritorno le mie raccomandazioni furono tante, avendo io mia madre immunodepressa non nascondo che il suo ritorno in piena pandemia mi terrorizzasse. Le mie raccomandazioni furono tante e anche le sue rassicurazioni. A suo dire cominciò a sentirsi come non accettata da me, come se lei fosse il virus.
In ogni caso passiamo un'estate più o meno normale con incontri più che frequenti e vacanze degne del nome. Nei momenti in cui non c'è però continuo a pensare che la relazione a distanza sia una relazione non vissuta.
Finita l'estate, comincio il mio secondo anno di corso di laurea magistrale in ingegneria informatica. Contestualmente mi arrivano delle proposte di lavoro tra cui una in una regione diversa da quella in cui vivo. Accetto. Cercavo stimoli nuovi, cercavo nuove cose da fare. Il tempo libero nella mia giornata tipo non esiste più. Completamente diviso tra lavoro e studio.
A metà novembre lei risulta idonea per il concorso di Maresciallo Esercito e quindi per un mese affronta il tirocinio. Un mese infernale, le telefonate giornaliere si ridussero a 3/4 minuti la sera con lei indaffarata in altre cose avendo i secondi contati. Io fuori vedo coppie che passano serate insieme sotto le coperte a guardare un film o magari indaffarate per le compere di Natale.
Lei torna due giorni prima del Natale. Cerco di rendere tutto il più normale possibile e il giorno prima della vigilia ci dedichiamo alle nostre spese natalizie.
Ovviamente la paura che i suoi contatti con tante persone potessero farlo contrarre il virus non è affatto sparita.
Tra natale e capodanno lei comincia ad avvertire, causa stress fisico del tirocinio, dolore al ginocchio. Siamo tutti in zona rossa e i centri terapici sono chiusi. Si organizza con un terapeuta che va a casa sua. Una mattina vado lì per fare colazione con lei e arriva il terapeuta. Io mi appresto ad indossare la mascherina e noto che lei non lo fa. Questa persona entra senza mascherina, organizza le sue cose e comincia a farle le terapie senza mascherina. Neanche lei la indossa. Al che comincio a fare un po' di domande a questa persona ed esce fuori che "il covid non esiste, è soltanto una lotta di potere". Ero super nervoso, da un lato l'ignoranza di quel tizio dall'altro mi sentivo tradito dalla mia ragazza. Quando la terapia finisce le dico che finché avrebbe incontrato quella persona non ci saremmo visti, la situazione con mia madre era delicata e non potevo permettermi di avere contatti così stretti con un terapeuta che gira 10 case al giorno senza mascherina. Lei con le lacrime agli occhi mi dice "quella è la porta".
Restiamo distanti qualche giorno. Lei mi scrive dicendomi che forse essendo la distanza per me causa di sofferenza era meglio così, era meglio finirla lì.
Stava prendendo lei una decisione per me in pratica.
Consapevole del fatto che lei è una ragazza tanto orgogliosa sapevo che era tutto in mano mia. Non mi stava lasciando davvero però mi stava dando la possibilità di farlo. Cominciano due giorni di crisi per me. Non sapevo cosa volessi di più, se lei compresa la distanza oppure interrompere la relazione. Erano due anni che provavo a mettere le cose sui piatti della bilancia ma non ero mai arrivato ad una conclusione, con lei sto bene e anche tanto, il problema è quando non sto con lei.
Decido di vederla per lasciare spazio al cuore e lasciar fare alle emozioni. Decidiamo di riprovarci.
Ad inizio gennaio arriva l'esitò del concorso. E' idonea.
A metà gennaio parte. Sapevo già che ci saremmo rivisti a pasqua.
Le sue giornate sono rese infernali dagli istruttori, le nostre chiamate tornano a durare 3/4 minuti e soltanto la sera. Per sentirci durante la giornata siamo costretti ad utilizzare le mail.
La situazione comincia a starmi stretta ma evito di dirglielo per non appesantirle ancor di più la sua permanenza lì dentro.
Guardando a questi tre mesi passati mi rendo conto di come l'odio della distanza abbia provocato un mio comportamento freddo e distaccato nei suoi confronti. Le chiamate quotidiane avrei dovuto viverle con entusiasmo e invece quasi mi pesavano.
Mi rendo conto adesso di come lei, tra le mille cose da fare riuscisse a ritagliarsi un tempo per me.
Fatto sta che in questi mesi tra lavoro, studio odio sempre più la relazione, mi convinco sempre più del fatto che non sia una vera relazione se vissuta così e mi rendo conto che il mio continuo pensarci non fa altro che danneggiarmi.
Due giorni prima del suo ritorno, decido di mandarle un messaggio in cui le spiego come mi sono sentito in questo tempo distanti. Decido di non farlo di persona perché non ne sarei stato in grado. Una volta rivista tutto sarebbe passato, tutto sarebbe sembrato normale in questi 5/6 giorni di libertà. Scrivendoglielo, invece, imponevo un vincolo a me stesso.
Risultato? Ho passato una pasqua infernale. Lei non ha voluto vedermi, aveva una situazione delicata con la nonna in ospedale e non le andava di sentirsi dire le stesse cose di persona, l'avrebbero soltanto destabilizzata.
Io ho avuto e continuo ad avere un mix di emozioni distruttive. Continuo a chiedermi se fosse la scelta giusta. Comincio ad analizzare certi suoi comportamenti in chiave differente, comincio a vedere quei piccoli gesti che, per quanto le fosse possibile, faceva per me. Ogni cosa mi ricorda lei e mi fa riaffiorare ricordi vividissimi di momenti che non pensavo neanche di riuscire a ricordare, appannandomi gli occhi. Mi sto pian piano rendendo conto di quanto lei mi amasse realmente. Mi ammirava, mi stimava e lo davo per scontato.
Perché non sono andato da lei se penso tutto questo? Per paura di rifare lo stesso errore di Natale. Per paura di vederla, mandare tutto all'aria e trascorrere delle fantastiche vacanze pasquali; per poi però ricominciare a soffrire una volta finiti questi 6 giorni.
Dentro però continuo a pensare di aver perso la donna della mia vita, l'amore, quello vero.