Salve a tutti. L’anno scorso ho finito le scuole superiori (ho frequentato un istituto tecnico indirizzo elettronica), sono stato rappresentante d’istituto e mi sono diplomato con 100. Ho sempre ritenuto di essere il migliore, invincibile e una spanna sopra gli altri. L’impatto universitario è stato però devastante e mi ha fatto fare i conti con la realtà. Ma partiamo con ordine: non sono mai stato bravissimo in matematica né tantomeno nelle materie tecniche/scientifiche: col senno di poi credo che il mio voto sia stato dato in virtù del fatto che sono un ottimo oratore e nulla di più. Le materie in cui andavo meglio erano italiano e storia. Avevo scelto di fare medicina, senza però aver frequentato nessun corso e ovviamente avendo frequentato una scuola dove biologia e chimica non erano trattate ho dovuto recuperare tutto da solo appena finita la maturità, finendo per totalizzare un misero 31 al test, grazie soprattutto al punteggio quasi pieno in logica e cultura generale. Pensai dunque di lasciar perdere medicina, iscrivendomi in fisica, quella che considero tuttora la facoltà più difficile, che in qualche modo mi avrebbe fatto sentire un genio solo al frequentarla. Dopo la prima prova parziale (superata con 19 e con alle spalle solo 1/2 ore di studio a differenza di due terzi dei miei colleghi che invece si preparavano da settimane e non l’hanno superata) ho capito che non era la mia strada, in quanto non mi vedo in un laboratorio di ricerca, né tantomeno studio con voglia queste materie. Ecco che arrivato a dicembre sono nel panico e non so che facoltà scegliere: giurisprudenza, lettere moderne, filosofia o riprovare medicina l’anno prossimo? Non vorrei fare l’avvocato o il giudice ma giurisprudenza apre le porte per molti concorsi anche se il percorso è lungo ed estenuante; lettere nonostante l’amassi alle superiori sarebbe difficile perché non ho basi di latino e l’unico sbocco sarebbe l’insegnamento; storia e filosofia sarebbe un buon compromesso, finirei a fare l’insegnante ma c’è qualcosa che mi frena, forse a causa dello scarso valore sociale di cui gode. Resta sempre l’opzione medicina, ma oltre ad aver perso un anno, non credo più di essere il migliore e temo di non potercela fare, di non esserne in grado, che biologia e chimica non mi entreranno mai in testa. Insomma sono molto confuso e ho passato momenti di depressione molto acuti in cui ho pensato di non valere niente. Dentro di me non riesco a trovare la risposta, quindi chiedo un vostro parere. Vi ringrazio in anticipo.
Risposta inviata
A breve convalideremo la tua risposta e la pubblicheremo
C’è stato un errore
Per favore, provaci di nuovo più tardi.
Prenota subito un appuntamento online a 44€
Ricevi assistenza psicologica in meno di 72 ore con professionisti iscritti all’ordine e scegliendo l'orario più adatto alle tue esigenze.
Miglior risposta
15 DIC 2019
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Salve,
leggendo il suo post emerge che lei non è guidato dalla passione, bensì dal suo ego in confusione, come se dovesse dimostrare qualcosa a sé stesso o ad altri. La scelta universitaria non dovrebbe essere osservata per "prova ed errori", ma eseguita con una finalità ben precisa che fa base, appunto, alle proprie passioni. Detto questo, rimando la sua indecisione "cronica" ad un addetto al servizio di orientamento universitario del campus che lei sta frequentando. L'esperienza dell'addetto le sarà utile per operare una scelta meno confusionaria e più realistica per le sue capacità.
16 DIC 2019
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gentilissimo,
un percorso di orientamento sarebbe molto utile, in questa sede posso dirle che ogni decisione porta con sè dubbi che verranno sciolti solo dopo aver deciso, mai prima.
Ci pensi e se vuole mi contatti.
Alessandra Monticone
14 DIC 2019
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Buongiorno,
da quanto lei scrive pare diretto verso l'applicazione di aspettative di sé alte sostenute attraverso scelte che le forniscono un senso di inadeguatezza . Le aspettative alte non sono in contraddizione con la sua frustrazione in quanto le permettono di perseguire un ideale irraggiungibile. È il percorso del "se solo se..." cioè se solo mi fossi applicato di più, se solo avessi compiuto scelte diverse, ecc... Le suggerisco di provare a riformulare il suo progetto di vita perseguendo mete raggiungibili.Per individuarle occorre spesso l'aiuto di uno psicologo in quanto le finzioni e le illusioni ci fanno deviare dallo sviluppo delle nostre potenzialità.
Rimango a disposizione per eventuali chiarimenti.
14 DIC 2019
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Buongiorno il fatto di avere una confusione mentale sulla scelta della facoltà potrebbe essere dovuto alla sua scarsa autostima e insicurezza. Credo che valutare i suoi voti tenendo conto del passato sia dovuto a un'immagine distorta di sé. Le consiglio di seguire un percorso psicoterapeutico individuale che possa aiutarla nella sua vita .
Cordiali saluti dott.ssa Bonaria Peri psicologa psicoterapeuta Massa
14 DIC 2019
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gentile Mothman, è evidente che il mantenimento del Suo senso di stabilità personale si regge soprattutto su un sistema che fa del ruolo, dell'immagine e della riuscita personale i principali elementi di co-determinazione di sè (ovvero, Lei si muove nel mondo con più/meno fiducia e stima di sè in base a come questi elementi Le rimandano la Sua capacità). Questo comporta che le difficoltà che ha incontrato (più che legittime, avendo scelto una facoltà difficile) hanno improvvisamente modificato la Sua immagine personale introducendo un significato (non sono bravo in matematica, ad es) alla luce del quale Lei rivisita la Sua storia di vita (ad es: mi sono diplomato con il massimo dei voti solo perché sono un bravo oratore e non perché sono bravo di per se). La scelta della facoltà non è più un mezzo ma un fine (quello di sentirsi bene, cioè di sentirsi valido capace ecc) e il lavoro che andrà a fare serve lo stesso proposito (non ciò che mi piace, ma ciò che mi permetterà di stare bene e sentirmi bene in termini di valore personale) tanto che viene scelto sulla base non di un aspetto di identità e autenticità bensì di utilità all'immagine di se. È evidente che in questa situazione Lei sia bloccato (avendo peraltro sperimentato il fallimento, che ha creato La frattura identitaria e instillato il dubbio nelle Sue capacità di riuscita). Consiglierei un percorso psicoterapeutico volto ad aiutarLa a riconfigurare correttamente gli eventi dj vita secondo identità e a trovare modalità di mantenimento del senso di se che siano più bilanciate e funzionali al Suo benessere. Questo naturalmente Le permetterà di scegliere La facoltà adatta e di impostare una progettualità nel tempo che regga ai fallimenti Universitari che di sicuro Lei incontrerà (perché è normale e universale così) senza che questo comporti un grave impatto su di se. In bocca al lupo, cordialità. DMP