Improvvise ansie per studiare fuori sede
Salve. Cercherò di riassumere la mia storia il più brevemente possibile.
A luglio del 2016 ho conseguito la maturità classica e, come ben si sa, insieme al diploma, iniziano i mille pensieri su cosa fare dopo. Tra le varie scelte, decido di voler intraprendere gli studi in Mediazione linguistica e, tutta felice, dal momento che la facoltà non esiste nella mia città, penso a quanto possa essere bello vivere lontano dalla mia città (distanza abissale, se pensiamo che io abito al sud, e volevo studiare in questa facoltà nell' "estremo" nord) e, soprattutto, lontano da mio padre, con il quale non condivido un grandissimo rapporto. Sta di fatto che mi preparo duramente per il test e, pronta a superare i mille ostacoli, a prendere mille treni e mille voli, mi sento invincibile, anche se in cuor mio sapevo quanto potesse essere difficile passare un test con soltanto 70 posti disponibili.
Arriva il test ad agosto 2016, ed io non lo passo. Dopo questa grande sconfitta, però, ne esco ancora più forte, pronta a superare tutto, e penso al fatto che ho un anno per prepararmi come si deve. Acquisto libri, studio tanto e mi esercito giorno dopo giorno, con l'obbiettivo di rientrare in quelle maledette 70 persone.
Nel mentre mi iscrivo alla facoltà di Lingue nella mia città, ma seguo solo i corsi necessari e compatibili con Mediazione. L'ambiente non mi dispiace, ma l'insegnamento e le strutture mi fanno quasi pena. Schifata da tutto ciò, il mio desiderio di andare via non fa che aumentare.
Ma qualcosa, qualche giorno fa, è andato storto. Ero di notte, nel letto. Improvvisamente mi immagino sola, in una città lontano chilometri da dove sto adesso, lontano dalla mia famiglia, senza affetti. Penso al fatto che, se dovessi avere qualche difficoltà, non potrei più fare marcia indietro, perché prendere il primo aereo non sarebbe facile, visto che farei tanti sacrifici per mantenermi al nord. Penso a tutti questi fattori ed inizio a sudare freddo e ad avere caldo nello stesso momento; a stare male; mi viene da piangere. Non dormo per tutta la notte. E' come se avessero premuto un pulsante ed avessero annientato quella ragazza pronta a sconfiggere il mondo pur di realizzare il suo sogno e le sue ambizioni. Tutto questo in qualche minuto. Penso a quanto sia brutto lasciare mia madre che, un mese subito dopo il mio fallimento al test (quindi a settembre 2016), ha avuto un'ischemia transitoria. Penso a quanto sia effimera la vita e al fatto che non vorrei mai lasciarla da sola, visto che io sono il suo grande appoggio, e lei il mio. Penso che non vederla tutti i giorni mi distruggerebbe, così come distruggerebbe lei. E quella ragazza così forte e desiderosa di volare via, improvvisamente si spegne, insieme ai suoi sogni.
Penso al fatto che forse la cosa più giusta sarebbe rimanere qui, a studiare Lingue, sebbene non sia ciò che voglio, e sebbene l'università qui non vanti di alcun prestigio, anzi. Ma poi, al pensiero di studiare in questa università nella mia città, mi sento ancora peggio. Ma poi mi immagino nuovamente lì, al nord, da sola. E qui rientriamo in un circolo vizioso. In un circolo vizioso che va avanti da giorni.
E' possibile che io il test non lo passi di nuovo, ma non so proprio se voglio provarci ancora. Perché non so come potrei reagire, sia ad un esito positivo, sia ad un esito negativo.
E intanto sono qui, a scrivere questo. Perché ho bisogno di ascolto. Perché non capisco come sia possibile regredire in tal modo. Mi sento così stupida e impotente. Com'è possibile passare da una ragazza capace di sconfiggere qualsiasi cosa pur di realizzare i propri sogni, ad un'altra che ha paura di lasciare la propria città, quando qualche mese prima voleva farlo? Mi sento in una gabbia dalla quale non uscirò mai, con una costante voglia di piangere.