Il mio compagno ha sintomi depressivi
Buonasera, ringrazio anticipatamente per l'attenzione.
Il mio compagno, insieme al quale sto da 4 anni, ultimamente sta passando un periodo "nero" che sta influendo negativamente sulla sua vita e sulle sue relazioni. Per fornire maggiori elementi: a febbraio ha lasciato un lavoro piuttosto stressante (a causa di modalità non proprio pulite della dirigenza di rapportarsi con i dipendenti), il quale aveva già influito negativamente su di lui, per un altro lavoro che richiede notevole impegno sul piano fisico in termini di turni e orari non regolari (guardia giurata, per intenderci). Vive ancora con i suoi genitori che, per quanto siano ottime persone, a volte non si rendono conto che dovrebbero "mollare la presa" su di lui, che a sua volta è come se vivesse in un perenne senso di colpa nei loro confronti, in particolare di suo padre che lo ha aiutato a trovare lavoro per due volte (ci tengo a precisare che per quanto disapprovi certi loro modi di fare, non mi sono mai intromessa nelle loro dinamiche, ho espresso il mio parere quando ce n'è stato bisogno ma non ho mai voluto creare tensioni inutili e dannose). Il suo cambiamento è evidente già da molto tempo, ma soprattutto in questi ultimi giorni c'è stata un'esplosione di sintomi depressivi, quali incapacità di visualizzarsi in prospettiva futura, apatia, abulia, confusione sulle proprie emozioni. La nostra vita sessuale, prima estremamente attiva anche in periodi più stressanti del solito, ha subito un azzeramento repentino. Si sente soffocare dai sensi di colpa, dall'incapacità di prendere decisioni e di fare scelte sbagliate. Inoltre, è sempre stata una persona molto insicura, poco attenta ai suoi bisogni e timorosa di fare danno agli altri. In certi momenti riesco a farlo almeno parlare e renderlo più consapevole, ma non è semplice. La situazione è aggravata anche dal fatto che io sono una persona con alcuni disturbi legati all'ansia e ipersensibile, per cui mi riesce a volte difficile dominare le mie emozioni: durante i nostri confronti emergono paura e rabbia, dettata dal senso di impotenza che la situazione mi causa, con la conseguenza che in lui si generano ulteriori sensi di colpa per (parole sue) "quello che mi sta facendo passare". Ultimamente vado a letto piangendo e mi sveglio piangendo, nonostante cerchi di essere positiva quando ci vediamo. Sento che la situazione mi sta schiacciando, non so cosa fare per lui, sebbene sia consapevole che da "fare" ci sia ben poco, se non stargli vicina e ascoltarlo. Ho provato a suggerirgli di parlare con qualcuno, ma non vuole sentire ragioni, dice che è una cosa che deve affrontare da solo. In certi momenti mi sento come se mi stesse respingendo, abbiamo cercato di affrontare anche questo argomento: dice che non vuole lasciarmi, che non vuole che io mi allontani da lui, ma a volte lo sento così freddo e distante che non riesco a fare a meno di chiedermi se non sia effettivamente anche io una parte del problema, se i miei comportamenti ansiosi in passato non siano stati una delle cause che lo hanno portato a sentirsi così incerto. So che è un atteggiamento tipico di questo disturbo, ma mi sento come se in parte fosse colpa mia... Mi manca la persona di cui mi sono innamorata, voglio aiutare il ragazzo che amo ancora, ma mi sento inutile e impotente davanti al tutto. Mi sento egoista perché ho paura che voglia lasciarmi, perché non sono abbastanza positiva e supportiva, perché a volte non riesco a trattenere le lacrime quando lo vedo così abbattuto. Mi dispiace di essermi dilungata tanto, vi ringrazio ancora per il prezioso lavoro che svolgete.