Buonasera. Vi scrivo in preda alla disperazione. Il mio compagno ha messo incinta un'altra donna, una donna che ha fatto irruzione nella nostra coppia circa un anno fa ma che appartiene al lontano passato del mio compagno. Un anno fa vi avevo scritto che lui preferiva masturbarsi al bagno con lei piuttosto che fare l'amore con me. Io ho deciso di perdonarsi, sembrava tutto filare liscio. Invece ora ho scoperto che da virtuale la loro relazione è diventata reale, ci ha fatto sesso tante tante volte e l'ultima senza protezioni. Questa ragazza, appena ventenne, è rimasta incinta e ora è al secondo mese. Lui me l'ha detto piangendo disperato, io da parte mia sono umiliata da tutta questa storia. Mi ha detto che l'ha fatto senza protezioni preso dalla foga del momento, che è uscito ma che lei è rimasta incinta lo stesso. Non so cosa fare, io mi sento uno schifo. Lui dice che non sa che fare, che crede di amare entrambe e che non sa se se la sente di obbligarla a un aborto. Io cosa dovrei fare? È possibile tanto dolore? Mi sembra di impazzire per ora l'ho cacciato di casa, ma dovrò parlarci questa settimana per forza. Per favore aiutatemi
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16 GIU 2017
· Questa risposta è stata utile per 2 persone
Buongiorno Giovanna
Il mio compagno ha messo in cinta un'altra donna
Molto si può scrivere su ciò che ha comunicato in dieci righe, ma molti sono i rischi; non solo di fare delle considerazioni poco attendibili e appropriate visto la l’importanza del contenuto, ma in particolare il rischio che maggiormente intravvedo è quello di essere poco rispettosa per il dolore intenso e disperato che in questo momento sta provando.
Cautamente le considerazioni che si possono fare riguardano in particolare il suo rapporto di coppia, che è stato in alcuni periodi impermeato di illusioni, a cui lei ha creduto molto, per poterlo portare avanti; ora che i veli sono caduti lei è costretta a vedere la dura e non- pensabile realtà che si trova dinnanzi e gli affetti che non sono quelli, che lei ha tanto desiderato credere; qui penso che stia tutta quella sofferenza atroce prima citata.
Le mie considerazioni vanno nella direzione di un concetto teorico coniugato con la realtà clinica. Le sue parole mi fanno pensare come un meccanismo di difesa come la negazione, possa essere adottata in un contesto di normalità e non di patologia.
Negazione è un meccanismo primitivo che viene spesso associato a patologie gravi, mentre ne siamo soggetti tutti nella realtà quotidiana e ha sempre una funzione protettiva; ma quando diventa troppo massiccia la sua adozione inconscia, questo meccanismo i difesa tende a deformare la realtà;
Si tende a non vedere ciò che sta accadendo, non perché non si vuole vedere ma perché non si riesce a guardare dritto davanti a sé. Deformando, illudendosi il rischio e quello di non vivere una vita reale e piena;
Togliere qualche velo e vederci un po’ meglio, sicuramente fa molto male ma poi le lenti per cogliere le cose in torno a sé funzionano meglio.
Fare ciò da sole è difficile, si confronti e si appoggi con chi le ispira fiducia e delicata sincerità.
Un cordiale saluto
Evelina Larcinese
6 GIU 2017
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Cara Giovanna,
la sua situazione è molto complessa e comprendo il suo dolore.
Lei non può trovare risposte per tutti ed ognuno si prenda le sue responsabilità. Valuti l'opportunità di un percorso psicologico che la supporti in questo momento di notevole disagio.
I migliori auguri
Dott.ssa Vanda Braga
6 GIU 2017
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gentile Giovanna,
Lei é invischiata in una situazione molto difficile da gestire. Le consiglio di rivolgersi ad uno psicoterapeuta per delle sedute di sostegno psicologico.