Il lavoro mi sta uccidendo. O forse è il mio passato?
Salve,
Sono un uomo di 29 anni. Premetto che non ho avuto una vita semplice. Sono cresciuto solo con mia madre (non ho mai avuto un padre) che purtroppo non vedevo mai perché lavorava sempre, e un fratello più grande (che forse era meglio non avere). Sono cresciuto nella violenza e nella solitudine. Nell'isteria e nella ristrettezza economica. Nel bullismo e nei problemi di salute (che crescendo si sono fortunatamente risolti). Ho iniziato ad essere indipendente già da piccolo. A 6 anni già mi preparavo da mangiare e ancora più piccolo mi preparavo da solo per andare all'asilo. Proprio perché quella povera donna di mia madre non c'era mai per cercare di mettere un piatto sulla tavola. Spesso purtroppo non è riuscita a farlo ma non gli ho mai rinfacciato nulla, anzi, in tutto ciò era probabilmente l'unica persona che abbia mai amato, a cui sono riconoscete e a cui mi reputo debitore. Ho dei ricordi nitidissimi della mia infanzia. Ho attraversato la depressione e sono uscito da una vita piena di caos ed errori. Non mi sono mai lamentato del mio passato, anzi, ho sempre ritenuto che sia stato un punto di forza del mio carattere, ma forse qualcosa mi è sfuggito. Ho sempre pensato che finché c'è la salute c'è tutto e non abbiamo il diritto di lamentarci per il resto. Che dobbiamo sempre guardare a chi sta peggio di noi (come diceva mia madre). Qualche anno fa mia madre se ne è andata, e probabilmente credo di non aver avuto nemmeno il tempo di piangerla per la vita che faccio. Sono solo, mi ha lasciato qualcosa da risolvere e ho un lavoro che mi sostenta ma che mi sta rubando l'anima. Credevo di essere invincibile, sono un anticonfmista, individualista e non ho debolezze di alcun genere. Ho sempre gestito i rapporti con gli altri con una personalità prevalente, probabilmente anche con una bella dose di narcisismo. Eppure non riesco a convivere con lo stress e con l'ansia giornaliera dei risultati, o almeno non più. Se non raggiungo gli obiettivi la prendo sul personale, non riesco a farmi scivolare le situazioni addosso. Vorrei avere quella spensieratezza di chi vive alla giornata senza prendersela se le cose vanno male. Senza cercare la perfezione in tutto ciò che mi circonda. Il mio è un lavoro precario nelle vendite, dove ogni giorno si inizia da capo e dove non esiste una previsione della giornata. Ormai andare a lavoro è diventata fonte d'ansia perché mi sento sotto esame tutti i giorni e non riesco ad affrontare con serenità la cosa. Vorrei mollare tutto ma non posso permettermelo. La cosa assurda è che mi credevo più forte, più resiliente dopo che quello che ho passato e invece mi sento vulnerabile e questa cosa mi sconvolge. Non sopporto non avere il controllo di tutto ciò che mi circonda. Se non riesco ad avere il controllo di un problema vivo male, non voglio aspettare e voglio risolvere tutto e subito. Insomma ad un tratto mi accorgo di essere un disastro. Oggi sono "realizzato", sono completamente indipendente (anche e sopratutto affettivamente parlando). Non capisco più se è il mio lavoro o sono io...