Il comportamento di mio fratello
Vi scrivo per ricevere un consiglio su come muovermi e come comunicare con la mia famiglia.
Ho 28 anni e un fratello di 23. Vivo lontana da casa da ormai quasi 10 anni, in quanto ho trovato lavoro nella città in cui ho studiato. Mio fratello invece frequenta l'università (siamo al secondo tentativo, causa cambio facoltà dello scorso anno), anche lui lontano da casa, tornando però spesso a casa, dove vive nostro padre.
Abbiamo perso nostra madre nel 2013, dopo alti e bassi legati ad un tumore (prima comparsa quando eravamo bambini, io 7 e mio fratello 2 anni). Nonostante la situazione, abbiamo avuto una infanzia serena, in cui non ci è mancato nulla in quanto i nostri genitori hanno schermato molti problemi (non facendoci percepire la gravità di alcuni eventi a dirla tutta).
Al momento stiamo vivendo una situazione complicata con mio fratello. Sembra odiare me, mio padre e mia nonna e non dialoga con nessuno di noi. Il suo modo di comunicare con noi è urlare, si arrabbia facilmente e "sbraita". Fin da bambino ha avuto la tendenza a mentire e negare spudoratamente l'evidenza davanti a suoi gesti sbagliati e continua a farlo anche da adulto, senza mostrare un minimo di rimorso. Vive al di sopra delle sue capacità (errore di mio padre che concede, facendo poi grandi sacrifici), ha un classico lavoretto da studente e frequenta gente più grande di lui, che lavora a tempo pieno e quindi ha possibilità differenti. È arrogante e spaccone, è convinto che il mondo sia ai suoi piedi e che tutti siano suoi amici. Non credo faccia uso di sostanze, ma che gli piaccia la bella vita.
La goccia finale che ha fatto traboccare il vaso è stato un furto. Ha venduto degli oggetti d'oro il giorno prima della partenza delle vacanze ed è stato scoperto perché mio padre ha trovato la ricevuta in giro. Si è giustificato dicendo che gli servivano più soldi.
Ha già rubato in passato, ha fatto sparire dei soldi, miei e di nostro padre, e ci ha presi in giro in diversi modi.
Mio padre gli ha detto di raccogliere le sue cose al ritorno dalle vacanze e di non farsi più vedere perché dovrebbe solo vergognarsi per quello che ha fatto. Non ha intenzione di cambiare posizione e posso capire l'esasperazione. Dall'altro lato, mio fratello è intenzionato a dar filo da torcere, lasciando l'università per trovare un lavoro e andarsene da casa.
Mio padre ha avuto una vita molto dura e la perdita di mia madre è stato solo uno dei tanti colpi. Non ha più voglia di correre dietro a mio fratello perché è stato deluso e ferito tantissime volte da lui. La frase tipica è: "Tuo fratello ti viene a parlare con il cuore in mano ma poi ti accoltella alla prima occasione utile e lo rifarà ogni volta". Lo ritiene un caso perso... ma si può davvero ritenere qualcuno un caso perso?
Io vorrei che entrambi facessero un percorso ed entrambi mi hanno risposto di no. Mio fratello va fermato, bisogn capire qual è il malessere intimo che lo porta a comportarsi come fa e bisogn sforzarsi di avere pazienza e aiutarlo, nonostante il rischio delle coltellate di ritorno.
Non so come approcciare questa situazione, che mi sta dando estrema ansia; sono già alle prese con le complicanze di un piccolo intervento che doveva essere banale, ma non lo è stato, e conun forte stress lavorativo. Mi sento per cui abbastanza sovraccarica.
Mio padre mi ricorda che non è una mia responsabilità. Lo reputa un suo fallimento come genitore, pensiero forte che non condivido. Ma la mia domanda è: se lui non agisce con misure più forti, non dovrei farlo io?