Il compagno di mia figlia l'ha plagiata #2

Inviata da Stefania · 29 gen 2015 Terapia familiare

Sono la mamma di una giovane donna di 33 anni, sposata con due bambini di nove e tre anni. Da circa due anni ha conosciuto un uomo di 60 anni, sposato con due figli della stessa età di mia figlia, lui è un grande narcisista, ha un'associazione culturale. Questo uomo, l'ha attirata nella sua associazione plagiandola fino a farle lasciare il marito e ad avere pochissimo interesse per i figli e la gestione della casa, inoltre ho potuto notare anche cambiamenti nel suo comportamento quotidiano, ovvero tende a lasciare tutte le luci accese, tutte le porte e cancelli aperti anche quando sa di assentarsi per l'intera giornata. Io sono diventata per lei la peggiore nemica. Lei è succube, lui riesce a manipolarla come vuole, lei si rende sempre disponibile in tutte le occasioni. Questo rapporto l'ha dilaniata nel corpo e nell'anima perché sta malissimo. Ho provato a parlare con lui, ma lui si crede onnipotente e l'ha messa sempre più contro tutti i familiari. Lui continua a vivere nella sua famiglia anche se nella sua famiglia è sempre stato assente per dedicarsi a questa sua mania di protagonismo anche nel conquistare donne e cambiarle periodicamente. Sono disperata, non so come aiutare mia figlia, vorrei tanto farla seguire da qualcuno, sarei disposta a tutto, ma la mia richiesta so che è vana. Cosa posso fare per aiutarla a riprendersi la sua vita? Ho letto che un rapporto come questo può causare il cancro al seno e all'utero. Questo mi causa ulteriore dolore. Fiduciosa di una Vostra celere risposta Vi porgo i miei più cordiali saluti.

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Miglior risposta 2 FEB 2015

Buongiorno Signora Stefania, mi spiace per il suo sconforto, vedo che i colleghi le hanno già inviato alcune risposte.
Vorrei soffermarmi con Lei su due cose in particolare.
Prima di tutto Lei dice che sua figlia ha questa relazione da circa 2 anni. Appare chiaro, dunque, che la ragazza non ritiene di avere un problema. E chi non si sente di avere una difficoltà non chiede ne accetta aiuto. In virtù di questo risulta inutile, al momento, voler indirizzare sua figlia verso un 'riprendersi la sua vita', come lei scrive nella sua domanda.
Mi soffermo poi sulla frase 'sono diventata la sua peggiore nemica'. La ragazza, quindi, si trova a provare sentimenti ostili nei suoi confronti e a non accettare la vicinanza materna. Per questo, la invito ad aiutare sua figlia tentando di ricostruire, innanzi tutto, il Suo rapporto con lei, proponendo del tempo insieme, magari coinvolgendo anche i nipoti. In modo che la ragazza senta di essere figlia voluta e accudita nonostante le sue scelte. Come Le è già stato detto da una collega, Sua figlia pare che in questo momento abbia già chi le dice cosa deve fare e non pare opportuno che si senta indirizzata nelle sue azioni anche dalla mamma. Tanto più l'ambiente intorno sarà ostile e fonte di critica tanto più lei si aggrapperà a quest'uomo.
Consiglio inoltre un supporto psicologico per Lei madre e nonna perché la Sua posizione non è affatto facile.

Dott.ssa Manuela Viglierchio Psicologo a Torino

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2 FEB 2015

Cara Stefania,
grazie per avermi contattata.
Immagino la sua preoccupazione, più che comprensibile il suo desiderio di proteggere sua figlia.
Purtroppo è sempre difficile intervenire in queste situazioni quando i figli sono maggiorenni e autonomi nella gestione della propria vita ma ciò che potremmo fare e fissare un appuntamento io e Lei in modo da poter parlare meglio della situazione. Vorrei che anche Lei, Stefania, trovasse uno spazio per esprimere e sfogare le sue paure e preoccupazioni perchè certamente questa situazione è di difficile e faticosa gestione.
se ha piacere potrei incontrarla mercoledì alle roe 17.00 presso il mio Studio in Via Crissolo, 30.
Attendo conferma.
Buona giornata

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2 FEB 2015

Buongiorno Stefania,
Capisco quanto la situazione possa essere per lei fonte di stress. Sua figlia è una donna adulta e una madre, ha 33 anni, e dal suo racconto mi sembra che lei abbia fatto una scelta che abbia delle
Motivazioni alla base. Provi a parlarle e ad essere un valido supporto e vdimostri apertura e disponibilità all'ascolto, piuttosto che remarle contro. Si chieda se sua figlia è felice. A volte noi genitori siamo messi a dura prova dai nostri figli,
E anche se non condividiamo le loro scelte dobbiamo pur sempre rispettarle e accettarle, specialmente se mosse da un bisogno di star bene. Saluti

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2 FEB 2015

Buongiorno Stefania,
Sua figlia mi pare aver capito da quanto lei asserisce, ha fatto una scelta che avrà le sue motivazioni. Sua figlia è una donna adulta oltre che una madre, ha 33 anni, provi a parlarle ed essere un valido supporto per lei, piuttosto che remare contro le sue scelte. Se dimostrerà apertura è probabile sua figlia la ascolterà.
Saluti

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2 FEB 2015

Gentile signora credo che le sue preoccupazioni siano fondate nel senso che da quanto ha riportato il rapporto in cui è coinvolta sua figlia sembra proprio avere la connotazione della fusionalità che fa perdere i confini. Forse per riuscire a farla riflettere credo potrebbe essere d'aiuto impiegare una modalità non colpevolizzante in quanto se è così coinvolta il rischio è che si ottenga una chiusura ancora più massiccia. Focalizzarla sui ragazzini e su come lei li vede e li percepisce forse può consentirle di accedere a funzioni genitoriali che magari la distanziano leggermente dalla cattura dai tratti adolescenziali in cui è coinvolta.
Se ne vuole parlare più diffusamente mi telefoni e fissiamo un appuntamento per riflettere assieme.

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2 FEB 2015

Per formazione evito sempre di entrare nel merito di dinamiche familiari, se non ho un rapporto diretto. E' mia esperienza che poco serve intervenire per interposta persona, pertanto la mia risposta la deluderà un po'. Però un dubbio mi è venuto: Dato e non concesso che questa sua figlia sia caduta nella trappola del plagio, come lei dice, cioè usi meccanismi di dipendenza, vuol dire che questi meccanismi già erano presenti in sua figlia. Il dubbio è che prima del 60enne, questa dipendenza ce l'avesse nei suoi confronti. Se così fosse, guardi che non c'è una dipendenza buona e una cattiva, la dipendenza è sempre l'equivalente della non crescita. Se mi da per buona questa ipotesi, io non so cosa succeda tra sua figlia e il sessantenne ma, ma sicuramente lei non è la persona che può aiutare sua figlia.

Dr. Renzo Zambello Psicologo a Milano

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2 FEB 2015

Buongiorno la sua questione risulta complessa per cui credo sia necessario previa sua conferma parlarne vis a vi. Se lo desidera può mettersi in contatto con me. Mi contatti pure. Distinti saluti dott ssa Noviello Simona

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2 FEB 2015

Gentile Signora, sua figlia ha 33 anni se è capace di intendere e volere significa che ha scelto di vivere in questo modo. Ciascuno, a parer mio, deve essere libero di vivere la vita come meglio crede. Se poi ritiene che sia figlia non è capace di discernere tra bene e male si rivolga ad un legale e chieda l'interdizione.
Cordiali saluti.
Dott. Amedeo Pingitore

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2 FEB 2015

Salve Stefania, sono molto dispiaciita per il problema che sta attraversando. Comprendo la sua preoccupazione ma come lei sa per poter essere aiutata sua figlia deve prima sentirne il bisogno. Diverso è il discorso per lei, per un suo sostegno. Per qualunque cosa può sempre prendere il mio numero di telefono e contattarmi personalmente.
Le porgo i miei più cordiali saluti e i più calorosi auguri.

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2 FEB 2015

Gentile Stefania
certo è una ben difficile situazione e si comprende la sua angoscia di mamma trovandosi in questo stato di impotenza.
Con la situazione che lei descrive mi chiedo chi è che "gestisce" i due bambibi che sono ancora piccoli e richiedono tempo e impegno.
Forse è lei ad aiutare sua figlia e, con questo aiuto, a permetterle di "evadere" in vari modi dalla realtà.
Sua figlia avrebbe bisogno di "tornare fortemente" al reale e di occuparsi di figli e casa e delle sue responsabilità.
In questa situazione delicata credo che lei debba intensificare la comunicazione con sua figlia con molta dolcezza ma grande fermezza indurla a farla ragionare, anche chiedendo l'aiuto di altri famigliari e poi, successivamente, vedere di coinvolgere uno Psicoterapeuta.
Qualcosa mi fa pensare che sua figlia sia abbastanza "risolta" sul piano pratico perché se non avesse aiuti e una situazione economica buona sarebbe impegnata in cose più serie e reali (come lavoro e famiglia) piuttosto che seguire ciecamente un tale narciso.
Temo che sua figlia quando si risveglierà dal sogno avrà un "brutto risveglio" forse occorre questo per farla tornare consapevole.
Riassumo:
si faccia aiutare tantissimo da tutti i suoi famigliari e lasci a sua figlia più responsabilità, poi contatti uno Psicoterapeuta.
Cordiali saluti
Dott.ssa Silvana Ceccucci Psicoterapeuta in Ravenna

Dott.ssa Silvana Ceccucci Psicologo a Ravenna

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2 FEB 2015

Gentile signora, mi sembra di capire che lei attribuisca a quest'uomo la responsabilità di aver plagiato sua figlia, quindi, in sostanza, di averle fatto una sorta di lavaggio del cervello, trasformandola da figlia, moglie, madre modello in figlia,madre, moglie assente.
Le dico subito però che, in accordo con quanto afferma Massimo Introvigne, uno dei più grandi esperti di sociologia delle religioni, la tesi di manipolazione coercitiva fa acqua da tutte le parti. Nessuna corte istituzionale ha mai riconosciuto l'ipotesi di lavaggio del cervello come fatto incriminante, neppure nelle cause milionarie contro le sette. Partendo dall'ipotesi che siamo tutti in una qualche misura manipolabili, è tutto da dimostrare il fatto che ci siano personalità o tecniche atte a far compiere azioni contrarie alla propria etica o volontà. Negli studi sull'ipnosi, per esempio, le stesse suggestioni vengono ignorate se collidono con la morale del soggetto ipnotizzato. Per farla breve, bisogna riconoscere la libera scelta di sua figlia di seguire un uomo per il quale ha perso la testa e per il quale è disposta a tutto. Se questo andasse a discapito dei figli, ne subirà le dovute conseguenze. Il reato di plagio è stato abolito, ne consegue che, qualora sua figlia chiedesse aiuto per uscire da una relazione dalla quale si sente dipendente, andranno indagati i propri conflitti interiori e eventuali carenze affettive che la tengono legata a un uomo della stessa età di suo padre.
Saluti

Anonimo-113626 Psicologo a Cagliari

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2 FEB 2015

Buongiorno Stefania, ho letto le risposte dei miei colleghi e ne condivido i pensieri. Comprendo la usa preoccupazione e la sua disperazione. Non dice cosa pensa il marito di sua figlia né come stanno i bambini. Io penso che l'unica cosa che al momento lei può fare è occuparsi dei nipoti e di ricordare loro che la loro mamma è una brava mamma e che in questo momento sta facendo il massimo per loro. In questa maniera si occupa comunque di sua figlia, e quando fra un pò lei comprenderà quanto male questo uomo le sta procurando, dice lei stessa che non ha lasciato la sua famiglia e che cambia donne, comprenderà meglio gli sforzi che Lei oggi sta facendo. Per quello che può stia accanto a sua figlia, senza critiche e desiderio di farle cambiare idea, al momento sarebbe impossibile. Se riuscirà a fare questo sono certa che sua figlia comincerà a farsi qualche domanda, a riflettere; la sua vicinanza e il suo non giudicarla saranno ottime compagne per non danneggiare ulteriormente la vostra relazione. Sempre con l'obiettivo di aiutare sua figlia in questo momento potrebbe lei accedere ad un percorso terapeutico per trovare quella "giusta distanza" da questi eventi drammatici in modo che lei possa essere da collante a quella famiglia, quella di sua figlia, che in questo momento sta vivendo un periodo di crisi.

Dr.ssa Michela Romano Psicologo a Santorso

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2 FEB 2015

Cara Stefania, capisco la sua sofferenza e la sua profonda preoccupazione perchè non c'è niente di più frustrante per un genitore delle situazioni in cui vorrebbe aiutare con tutte le sue forze suo figlio/a, ma nonostante i suoi tentativi non ci riesce. Da come la descrive la situazione appare complessa, soprattutto perchè sua figlia non sembra dare segnali di ripensamento o titubanza rispetto al rapporto con quest'uomo. Fare l' elenco a sua figlia dei motivi per cui lei non approva quest'uomo e di come lui l' abbia cambiata, può, purtroppo, avere solo l' effetto di allontanarvi ancora di più. Potrebbe, invece, proporre a sua figlia delle giornate da passare insieme in cui le promette che non nominerà il suo compagno, ma che invece avranno l' obiettivo di riavvicinarvi (indipemdentemente dalla presenza di quest'uomo), riscoprendo la bellezza del rapporto madre-figlia. In questo modo pian piano potrà riconquistare la fiducia di sua figlia, in quanto essa si renderà conto che sua madre è una persona su cui si può contare sempre, e spontaneamente sarà poi lei a parlarle dei suoi problemi. Contemporaneamente può chiedere a qualche familiare o amico di sua figlia, di starle vicino, di coinvolgerla in attività, e magari provare a parlarle del cambiamento che hanno visto in lei e di quanto siano preoccupati.
Se nella vita di sua figlia c'è una persona di cui essa ha stima (ad esempio potrebbe essere il medico di famiglia) può partire da questa e vedere se può aiutarla nell' offrire a sua figlia un valido supporto. In base a quanto ha scritto, Stefania, sua figlia ha già nella sua vita una persona che le dice cosa deve fare, non si trasformi anche lei in questo, ma punti a trasmettere a sua figlia il suo amore e vedrà che sarà lei a chiedere aiuto alla madre,o a qualche altra persona di cui si fida, nel momento in cui sarà pronta a farlo. Un percorso di sostegno psicologico/ psicoterapia sicuramente potrebbe aiutare sua figlia ad orientarsi maggiormente verso il proprio benessere, ma tale percorso è efficace solo se sua figlia è consapevole della sua situazione e motivata ad un cambiamento. Le persone vicine e sua figlia (lei, in quanto madre, o alcuni amici) possono, anzi dovrebbero, consigliarle di chiedere aiuto ad un professionista, nel caso pensino che ne abbia bisogno, ma se insistono, rischiano solo di allontanarla e farla chiudere in sè stessa. Sua figlia potrebbe essere spaventata dalla situazione perchè non sa bene come comportarsi e quindi, più di ogni altra cosa, ha bisogno di avere persone intorno di cui si fida. Quando avrà riacquistato fiducia negli altri sarà pronta anche ad accettare i loro consigli.

Dott.ssa Linda Mannori Psicologo a Sarzana

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2 FEB 2015

Purtroppo in una situazione come questa - con una figlia che immagino viva autonomamente fuori di casa - non può fare niente se sua figlia non è disposta a intraprendere un percorso terapeutico per risolvere un indubbio problema psicologico che dubito sia disposta ad ammettere di avere. La situazione potrebbe cambiare, ma non sappiamo se stiamo parlando di giorni, settimane, mesi o anni. La depressione e/o l'ansia conseguente a tale situazione per lei può essere un fattore di rischio per malattie oncologiche e/o coronariche, quindi l'unica cosa che può fare è intraprendere un percorso psicoterapeutico per lei.

Dott.tancredi Pascucci Psicologo a Roma

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29 GEN 2015

Gentile Stefania,
quella che riporta è una problematica che necessita di un intervento di rete cioè condotto a più mani da un gruppo di persone adeguatament coinvolte e sinceramente interessate che condividano una comune visione del problema, degli obiettivi e delle strategie. Si tratta insomma di dividersi un po' il carico di lavoro e di dolore. Non è semplice come tipologia d'intervento anche perchè -volendo agirol in modo professionale- necessita di un professionista preparato che coordini la rete (se mi contatta in privato posso dirle se nella sua zona c'è qualche professionista). Quando parlo di rete però intendo anche un gruppo familiare, un gruppo di amici (insomma un po' di persone che lei ha intorno e con le quali e alle quali può chiedere aiuto) o anche un gruppo di auto-mutuo-aiuto in cui condividere il suo problema. E' chiaro che -se le cose stanno come lei dice- uno degli obiettivi è aiutare gradualmente sua figlia a prendere consapevolezza della sua situazione e quindi a fare delle scelte per il suo benessere. Risultato che del resto non è neanche garantito (nel senso che sua figlia potrebbe mostrarsi comunque completamente refrattaria). Quello che tuttavia è garantito in un intervento di questo tipo è il suo (di lei mamma) maggior benessere che dal mio punto di vista professionale è in questo momento prioritario. Voglio dire che lei mamma ha bisogno innanzitutto di star bene per sè stessa (oltre che per sua figlia, perchè così ha anche più energie e risorse da dedicarle) e per far questo non c'è cosa migliore di un grembo sociale da cui sentirsi accolta e sostenuta in questo difficile momento.

Psicologo Dott. Raffaele Farina Psicologo a Ostuni

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