La mia terapeuta ha deciso, in maniera indiscutibilmente unilaterale, di interrompere la mia terapia. Ho letto il codice deontologico e, nonostante mi renda conto delle enormi difficoltà nell'interpretarlo, a me pare una violazione evidente. Anche consultando commento ad opera dell'Ordinde degli Psicologi dell Umbria (questo: http://www.ordinepsicologiumbria.it/wp-content/uploads/2017/07/Calvi-Gulotta-Codice-deontologico-psicologi-commentato.pdf ) non posso non credere di essere stato vittima di una violazione. Ho riportato il tutto all Ordine degli Psicologi del Lazio, ma dubito che un organo che non è nemmeno neutro, come un tribunale, bensì palesemente di parte, possa decidere di dare ascolto a un privato cittadino (l'interruzione della terapia è solo la punta dell'iceberg di numerosi comportamenti che, nel loro complesso, hanno svalutato moltissimo l'idea che ho degli psicologi come categoria. Dunque dubito anche dell'Ordine stesso).
Il motivo per cui vi scrivo è che vorrei capire se la violazione del codice deontologico rappresenti solamente una violazione dell'etica comportamentale, oppure se in aggiunta esistano anche evidenze scientifiche che i comportamenti non deontologici possano comportare danni psicologici nei pazienti che li subiscono. Esistono queste evidenze? Mi riferisco in particolare all'articolo 27. Se doveste essere particolarmente zelanti, potreste darmi dei riferimenti a queste eventuali evidenze scientifiche?
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23 NOV 2022
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Buongiorno,
era in terapia per un disturbo di tipo ossessivo?
22 NOV 2022
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Carissimo
Non ci sono che io sappia evidenze scientifiche che leghino l'art 27 a danni psicologici. Detto questo, lei è liberissimo di scegliere il professionista che fa per lei. Non si è trovato bene con la collega, non è un dramma, non ha firmato un contratto e sopratutto non ha intrapreso un percorso con l'intera categoria. Per quanto riguarda l'ordine degli psicologi ha ragione: è palesemente di parte, infatti ci rema contro il più delle volte. Oltretutto sarebbe reato non punire l'abusivismo della professione, da denunciare proprio all'ordine. L'interruzione del rapporto professionale è comunque nel diritto del terapeuta, se, citando l'art 27, risulta inutile portare avanti la cosa. Dalla sua storia non è possibile, sinceramente, capire cosa è successo. La terapia è stata interrotta senza spiegazioni? la terapeuta è sparita? Se lei ha percepito tanti comportamenti come fondamentalmente sbagliati forse è un bene cambiare aria, no?
22 NOV 2022
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Buongiorno Dan, l’Ordine sicuramente valuterà – a fronte delle tue contestazioni – se ci sono state violazioni da parte della collega che ti ha seguito, perché – pur non essendo un Tribunale – veglia sulla professione.
Mi domando se tu e la tua terapeuta avete discusso insieme, dedicando qualche seduta, alla chiusura della terapia personale, dando valore e significato ai tuoi vissuti e agli obiettivi che hai raggiunto in questo percorso; la collega ha condiviso con te le sue motivazioni, considerando che parli di chiusura unilaterale? Mi chiedo anche se hai parlato con lei, man mano, dei numerosi comportamenti per i quali hai sentito di svalutare la sua professionalità, aprendoti e confrontandoti con la tua terapeuta, valorizzando ciò che pensavi. Questo rimanda all’Alleanza che si instaura tra terapeuta e paziente, a fronte di un rapporto paritario in cui camminate insieme, ognuno con le proprie competenze, per il raggiungimento del tuo obiettivo terapeutico, che è alla base di qualunque terapia. Ma non solo. Può essere uno spunto per riflettere su come affronti i conflitti relazionali e sulle possibilità che ti dai di capire, riparare e cucire ferite e incomprensioni.
Ti auguro di trovare le risposte che cerchi.
16 NOV 2022
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Gentile utente, il Codice Deontologico degli Psicologi è molto chiaro e dunque non si presta sicuramente ad interpretazioni di natura soggettiva. Detto questo, mi chiedo per quale motivo, visto che l'interruzione della terapia ha rappresentato soltanto la punta dell'iceberg di comportamenti inadeguati da parte della terapeuta, non abbia deciso proprio lei, in qualità di paziente, di porre fine al percorso intrapreso. Cordiali saluti. Dott.ssa Daniela Noccioli.
16 NOV 2022
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Buongiorno signora
Penso che dovrebbe chiedere al collega del perché ha voluto chiudere il rapporto con lei.
Forse era concluso.
Penso che NON ci siano norme dell 'ordine che possono obbligare un terapeuta a continuare la terapia con il suo paziente. Se lo stesso lo ritiene ultimato
Dottssa Patrizia Carboni
Psicologa Psicoterapeuta
16 NOV 2022
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Buongiorno Dan,
Valutare l'operato di un* collega e' un compito difficile e non e' questa sicuramente la sede per farlo. Ha fatto bene a rivolgersi all'Ordine se ha un dubbio; una volta fatto questo passo, la inviterei a dare fiducia all'organo cui si e' rivolta, decidere fin da ora che qualsiasi risposta otterra' non potra' essere affidabile toglie qualsiasi valore all'azione che ha intrapreso per tutelarsi. Comprendo che l'esperienza negativa possa aver lasciato in Lei sentimenti di frustrazione e sfiducia, ma faccia uno sforzo per non estenderli di default a tutta la categoria. Il fatto che sia qui, a rivolgersi ad un gruppo di psicologi, fa ben sperare che ci siano ancora dei margini per lavorare. Quando sentira' che puo' riprendere il percorso che aveva iniziato, tenga a mente che ha il diritto di chiedere all* professionista con cui ha lavorato fino adesso di indicarle il nome di un altr* terapeuta. Se non vuole affidarsi al giudizio di una persona di cui non si fida piu', cerchi una professionista che Le ispiri fiducia, magari creando un senso di rottura rispetto all'esperienza passata cambiando approccio e sesso dell* terapeuta.
Le faccio i miei migliori auguri,
dott.ssa Francesca Calvano
16 NOV 2022
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Io credo che nessuno psicologo interromperebbe il rapporto con il proprio paziente/ cliente se non ne ravvisasse la necessità, in primis per non danneggiare quest' ultimo. Io credo che ci sia stato da parte di questo psicologo un atto di onestà nei suoi confronti, che lo ha portato a mettere da parte i propri interessi. È possibile che la dipendenza che si era creata era tale da ricalcare altre relazioni disfunzionali che avevano determinato il ricorso al clinico? È possibile che senza volerlo ci sia stata collusione tra i suoi vissuti e quelli dello psicologo ( che nella relazione clinica hanno risonanza), è possibile che il modello teorico dello psicologo non sia stato adeguato a risolvere il suo problema ? Io temo che la contestazione inoltrata all' Ordine degli Psicologi non produrrà effetto, non perché quest' organo sia fazioso e inaffidabile, ma perché lo psicologo chiamato a rispondere del proprio operato , spiegherà le motivazioni sottese che a Lei sfuggono in questo momento o non vuole accettare. Sono a Sua disposizione per valutare le Sue necessità. Cordialmente
Dott.ssa Caterina Galletta