Ho già fatto la stessa domanda ma nessuno mi ha risposto... vi prego
Salve, ho diciannove anni e da più di uno frequento una ragazza di poco più piccola di me.
Lei è una ragazza intelligente, molto profonda e simpatica: le tre caratteristiche che amo nelle ragazze. Abbiamo oltretutto un'intesa unica che ci permette di passare davvero piacevolmente del tempo insieme.
Il problema però è il suo passato: 1 Tenendo presente che ha una madre davvero amorevole, durante l'infanzia il padre è stato assente per parecchio tempo e anche ora che assente non è più, è comunque fonte di sofferenza per lei perché litigano spesso -lui a volte torna a casa ubriaco e insomma, non è una situazione piacevole 2 Tre/quattro anni fa ha avuto delle brutte esperienze con dei ragazzi che, essendo lei molto bella, non si sono fatti troppi problemi a provarci talvolta in modo invadente e maleducato -non le piace un ragazzo da circa due anni. E' stata umiliata, qualche volta, e spesso è stata male per persone che l'hanno trattata con sconsideratezza -anche amiche: probabilmente, essendo lei profondamente sensibile, non è riuscita a rielaborare le sofferenze e le umiliazioni che ha ricevuto.
E di fatto sin da piccola è stata una persona piuttosto sulle sue, che ad esempio squadrava i propri compagni d'asilo osservando al posto che giocare con loro.
Il reale problema è che, tralasciando per un secondo anche le delusioni che ha subito e che sicuramente hanno contribuito a farla chiudere nel proprio guscio (bisogna dire che, e non so se sia una conseguenza, soffre particolarmente di ansia, di sbalzi d'umore, è decisamente paranoica e profondamente scostante dal punto di vista emotivo, ha varie fobie come quella dello stare in mezzo a troppe persone, quella del contatto fisico e via dicendo), ora questa sua personalità autarchica non le permette di relazionarsi in modo corretto e soddisfacente con le altre persone. Poco prima di conoscere me era amica di un ragazzo depresso che si curava da uno psichiatra. A lui teneva moltissimo, ma mi ha detto che ha dovuto chiudere perché "mi stava facendo annegare e io già annaspavo". Credo sia una storia che l'ha segnata parecchio.
Non è esattamente il tipo di ragazza che sta sempre in silenzio e che non parla mai, anzi: sa volere bene, sa essere di compagnia, parla con molte persone e a prima vista non c'è assolutamente una briciola di tutti i problemi che poi ci sono (fattore questo che fa avvicinare molti ragazzi che, dopo poco, lasciano perdere perché vengono rifiutati). Ma tutto questo lo fa dietro una sorta di barriera protettiva, quasi come vivesse un congelamento emotivo: non è che non provi emozioni, ovviamente, semplicemente però fa fatica ad esprimerle. Ha in generale un carattere pessimo, fattore che credo sia collegato al suo passato: a parte alcuni rari momenti in cui è felice e quindi bendisposta verso gli altri, è quasi sempre scontrosa, egoista, tormentata dalle ansie, anche maleducata e cattiva. Credo derivi tutto da un'immensa frustrazione.
Ed è una barriera protettiva, la sua, che ad esempio la porta a dire frasi come "non voglio l'amore perché ora come ora sarebbe un problema in più e basta" per poi rimarcare invece, in momenti di tristezza, che "vorrei credere nell'amore e nelle cose belle ma non ce la faccio". E' una barriera protettiva che di fatto è d'ostacolo all'espressione dei suoi sentimenti. Io sono innamorato di lei da tanto tempo e come dicevo prima abbiamo un'intesa unica, profonda, che potrebbe essere alla base di "qualcosa di più" ma che purtroppo non basta. Ammette che non ci siano motivi per cui non stiamo insieme, dato che siamo così speciali (in genere infatti si capisce sempre la motivazione per cui non si sta con una persona, che riguardi l'intesa mancante o un'incompatibilità caratteriale): semplicemente mi parla di "sensazioni". Non sa come spiegare, in ogni caso non sente di provare le sensazioni giuste perché sia amore e non amicizia. Io mi sono chiesto più volte se effettivamente ci sia qualcosa che non va in me, se ci sia qualcuno che invece quelle sensazioni potrebbe dargliele. Non so rispondere a questa domanda. Per conto mie so solo che 1 Lei quelle sensazioni le respinge anche quando potrebbero esserci 2 Sarei più propenso a pensare che ci sia qualcosa che non va in me se lei stesse con altri ragazzi o si innamorasse di altri, cosa che però non succede. E anzi, il ragazzo con cui sente di essere davvero se stessa, a quanto dice, sono io.
Gliene ho parlato e le ho spiegato che secondo me il problema non è tra di noi ma è nel modo in cui lei interpreta l'amore: insomma, sono convinto che non tutti possano amare se non ci sono delle condizioni particolari, che riguardino la volontà di amare, una serenità personale, un amore per sè stessi prima che possa nascere per gli altri e via dicendo. Mi ha detto che potrei avere ragione, ma che in ogni caso non vuole saperne di fidanzarsi con nessuno perché non vuole problemi in più.
E l'intesa tra di noi non basta perché lei, inconsciamente o meno, fa di tutto per respingere l'amore, probabilmente per paura, sento che prova a sminuirmi in tutti i modi. Se ci allontaniamo comincio a mancarle, poi ci riavviciniamo e ricomincia ad essere tormentata da ansie e pensieri contraddittori che mi allontanano. E quell'intesa non basta perché, a prescindere da quel che fa lei, la sua è una situazione stressante contornata da ansie e paure varie, che ovviamente le impedisce di stare serena: l'amore si vive con impegno e con dedizione, e in una situazione stressante e faticosa come la sua non credo sia possibile. Insomma, non trovo che sia un sentimento che cade dal cielo: ci vuole predisposizione, ci vuole volontà di portare avanti il tutto, ci vuole serenità e via dicendo.
In ogni caso lei tende a guardare le ansie e le paure che ha come fossero parte di sè e non come "nemici" da affrontare. Non so se mi spiego, ma quel che cerca di fare non è risolverli aggredendoli, bensì cercare di conviverci nella maniera migliore, di fatto scatenando un circolo vizioso che si autoalimenta, perché una volta che si asseconda una propria paura, essa si ingigantisce e va a creare altre paure. Insomma quel che cerca di fare lei è accontentarsi di provare stare bene in mezzo ai problemi, quando sono proprio quei problemi a impedirle di sapere cosa voglia dire davvero "stare bene". E, se ne accorge anche lei, ogni tot mesi si chiede se qualcosa in meglio sia cambiato e ogni tot mesi deve ammettere che non è cambiato nulla. Mi pare anzi si stia adeguando a quei problemi rendendoli sempre più parte di sé, mi pare stia cadendo lentamente.
Sua madre ha provato più volte a consigliarle di andare da un esperto, ma lei si rifiuta. Credo che il problema stia proprio nel fatto di cui parlavo prima: tende a sentire un'offesa alla propria persona i consigli che le si danno per risolvere i problemi che ha, quando in realtà l"'offesa" al massimo può essere verso i suoi problemi, che non fanno parte della sua personalità come è portata a pensare lei ma la intaccano.
Quel che mi chiedo è: considerando che non vuole rivolgersi ad uno psicoterapeuta nel momento in cui semplicemente glielo consiglio, esiste qualcosa che non riguardi le parole, bensì i fatti, che io possa fare perché si renda conto che quel che deve pensare è "devo risolvere i miei problemi" e non "devo convivere con essi"?
Io ho una mentalità sicuramente forte, quindi non ho alcuna intenzione di abbandonarla né ne ho bisogno: a prescindere dal fatto che io non viva l'amore che vorrei, lei è una persona a cui tengo, probabilmente quella che nella mia breve vita mi ha segnato di più, positivamente e, com'è normale che sia, in alcuni momenti, non. E' una persona per cui voglio fare il possibile e, tralasciando atti eroici di salvataggio, voglio capire se ci sia qualcosa che effettivamente posso fare che non sia "sta' al suo fianco e vedi se lo capisce da sola".
Insomma, vorrei capire se posso fare qualcosa in modo concreto, considerando che ovviamente in tutto quel che faccio con lei ho delle limitazioni dovute al fatto che appunto lei respinge tutto quello che potrebbe farla sentire fuori dal proprio guscio. Credo che potrebbe essere una buona cosa provare a farle vedere quel che si perde, se sta nel suo guscio.
Per spiegarmi, potrebbe essere d'aiuto provare ad incrementare carezze e abbracci per farla sentire al sicuro? Potrebbe essere d'aiuto, che ne so, una vacanza insieme?
Quel che non capisco è quanto io possa fare per lei e come, considerando che ormai usare le parole è inutile e che lei prova in tutti i modi a restarci, nel suo guscio.
Mi spiace se mi sono dilungato, grazie mille per avere letto.