Buongiorno,
sarò breve, in pratica durante la mia adolescenza (dai 16 ai 18 anni circa ) ho maltrattato degli animali per cui avevo sviluppato una sorta di ossessione, mi occupavo del loro benessere, facevo tutto per loro, tutto ciò per cercare forse quell'affetto che non ho mai sentito di aver ricevuto, parlavo con loro come fossero persone con l'idea che potessero comprendermi davvero, era un periodo parecchio buio, non uscivo quasi mai di casa, non avevo amici e l'ambiente familiare era abbastanza tossico e ricordo che nel momento in cui ho sentito di non ricevere niente in cambio sono come impazzito e ho incominciato a picchiarli... causandone a volte la morte, che tra virgolette non era mai intenzionale anche se dovevo aspettarmelo trattandosi di animali piccoli, ma ogni volta non riuscivo a placarmi ed era anche diventato forse un modo per gestire alcune emozioni spiacevoli. Non vuole essere una giustificante ma sono cresciuto sentendo i miei bisogni negati e non ascoltati, ora sto facendo un lavoro per imparare ad ascoltarli, ma c'è ovviamente questo pezzo importante che mi blocca. In quel periodo avevo i miei genitori che nonostante fossero a conoscenza di quello che facevo invece che farmi aiutare continuavano a comprarmi di volta in volta nuovi animali, non so per quale motivo lo facessero piuttosto che smetterla di prendermene ancora e farmi avere l'aiuto di cui avevo evidentemente bisogno. Tant'è che sono stato io a dire basta, con gli ultimi animali sopravvissuti perché uno l'ho dato via e all'altro non ho più cagionato alcun danno... difatti dopo aver preso questa decisione le cose sono decisamente migliorate, ho incominciato ad uscire di più e mi sentivo più socievole, poco a poco ho riacquistato un senso di normalità e nonostante a quel tempo avessi ancora degli scatti d'ira ove me la prendevo con degli oggetti e avevo altro dolore e insicurezze da elaborare ero più stabile di prima. La cosa è complessa da spiegare qui in due righe, sono già seguito da uno psicologo e sono ormai 5 anni che sono in terapia, parte di quella rabbia che provavo è stata elaborata e sono andato avanti, non ho mai più commesso atti del genere e neanche ho l'intenzione, tanté che non voglio più avere animali domestici per questo motivo e quando sono in giro ora sto pure attento a non calpestare gli insetti... quel capitolo della mia vita sento che non mi appartiene più e inorridisco ogni volta che ripenso a quel periodo, ma convivo col senso di colpa perenne, ogni volta che raggiungo un traguardo per me importante dentro di me mi dico che non lo merito, non merito di soddisfare i miei bisogni, di essere felice e via discorrendo, come forse avrete intuito di questo ancora non sono riuscito a parlarne con lo psicologo perché temo la sua reazione come temerei la reazione di chiunque, agli occhi degli altri passo come quello buono ma non conoscono il mio passato e mi fa andare in conflitto come se mantenessi una facciata che non corrisponde a realtà e non ho idea di come fare e cosa fare, l'unica cosa certa è che mi sta dilaniando dentro e mi sento anche in colpa per il terapeuta stesso perché mi sembra di mentirgli o di fargli perdere tempo perché non riesco a sbloccarmi. Non è una tematica facile ma vorrei capire cosa mi è successo che mi ha portato ad agire così quando sino ad allora professavo sempre l'amore per gli animali, i miei genitori poi mi hanno sempre raccomandato di tacere quanto avvenuto e ciò non ha fatto altro che prolungare il mio dolore e ora che sono adulto (31 anni) nonostante sia arrivato ad un punto in cui potrei ritenermi soddisfatto e felice dei miei risultati sento di non poterlo essere perché mi sembra di aver aggirato l'ostacolo invece che affrontarlo e andare avanti.
Se un vostro paziente vi rivelasse una cosa di questo tipo come reagireste e soprattutto... lo aiutereste?
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13 DIC 2024
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Grazie per aver condiviso qualcosa di così intimo e complesso. Voglio rassicurarti innanzitutto che, per quanto difficile sia da affrontare, il fatto che tu stia riconoscendo il tuo passato, interrogandoti e cercando risposte è un passo straordinariamente importante. Mostra la tua volontà di capire te stesso, di crescere e di fare i conti con ciò che è accaduto.
Se un paziente mi rivelasse una cosa del genere, ecco come reagirei e cosa vorrei comunicargli:
1. Accoglienza e assenza di giudizio
La terapia è uno spazio sicuro dove nessuna rivelazione, per quanto complessa o dolorosa, dovrebbe portare al giudizio. Come terapeuta, vedrei il tuo racconto come un'espressione di una sofferenza profonda, legata al contesto familiare e personale di quel periodo.
Non sei definito esclusivamente dalle tue azioni passate, soprattutto quando sono radicate in un trauma o in bisogni emotivi non soddisfatti.
2. Contestualizzazione del comportamento
Quello che hai descritto sembra il risultato di un mix di fattori: isolamento emotivo, mancanza di supporto e un modo distorto di esprimere e gestire dolore, rabbia e solitudine.
È importante distinguere il tuo valore come persona dalle azioni commesse in un periodo specifico della tua vita. Le azioni erano sintomo di un problema più profondo, non una definizione della tua identità.
3. Elaborazione del senso di colpa
Il senso di colpa che provi oggi è una prova della tua crescita e della consapevolezza raggiunta. Tuttavia, questo sentimento, se non elaborato, può trasformarsi in un peso che ti impedisce di andare avanti.
In terapia, si può lavorare per trasformare il senso di colpa in una forma di responsabilità più sana e costruttiva: capire come queste esperienze hanno influenzato la tua vita e come puoi usarle per essere una persona migliore, per te stesso e per gli altri.
4. Affrontare il passato in terapia
È normale avere paura di condividere con il terapeuta qualcosa di così delicato. Tuttavia, un buon terapeuta accoglierà la tua verità senza giudizio, vedendo in te non solo il passato, ma anche il percorso di guarigione che hai intrapreso.
Ti incoraggio a parlarne in terapia quando ti sentirai pronto, anche iniziando a piccoli passi. Puoi dire qualcosa come:
"C'è una parte del mio passato di cui faccio fatica a parlare perché temo il giudizio, ma sento che è importante condividerla per andare avanti."
5. La possibilità di essere felice
Il senso di colpa può farti credere di non meritare felicità o successo, ma questo non è vero. Il lavoro che stai facendo per affrontare il tuo passato è la dimostrazione che stai cercando di vivere in modo autentico e consapevole. Questo è ciò che ti rende meritevole di una vita felice.
6. Passi concreti
Accettazione: Lavora sull'idea che ciò che è successo non può essere cambiato, ma che oggi sei una persona diversa e migliore grazie a questa consapevolezza.
Riparazione simbolica: Anche se non puoi "cancellare" il passato, puoi trovare modi per contribuire al benessere degli animali oggi, magari sostenendo associazioni o progetti di sensibilizzazione.
Dialogo con te stesso: Quando ti trovi a sminuire i tuoi successi, ricorda che il tuo passato non definisce chi sei oggi. Ogni volta che ti prendi cura di te stesso o degli altri, stai dimostrando che hai scelto un percorso diverso.
7. L'importanza del tuo percorso
Non sei l'unico ad aver fatto errori, ma ciò che conta è come scegli di affrontarli. Il fatto che provi rimorso, che sei impegnato in un lavoro terapeutico e che desideri migliorarti dimostra che stai trasformando il dolore e l'errore in opportunità di crescita.
Se fossi il tuo terapeuta, vedrei il tuo coraggio come un punto di partenza per aiutarti a liberarti dal peso di questo passato. Ti aiuterei con empatia e strumenti per integrare questa parte della tua storia in un modo che non ti blocchi più, ma che ti consenta di vivere pienamente.
12 DIC 2024
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Caro Luca, capisco quanto sia difficile e doloroso affrontare un tema così complesso, e apprezzo profondamente la tua sincerità nel condividere questa parte della tua vita. È evidente che tu stia cercando di comprendere a fondo il passato e le sue ragioni, e che tu stia affrontando un processo di crescita e cambiamento che, purtroppo, è anche ostacolato dal senso di colpa che ti accompagna. Prima di tutto, è importante sottolineare che il passato non definisce chi sei oggi. Hai fatto un lavoro significativo su te stesso, cercando di elaborare le tue emozioni e di cambiare i comportamenti distruttivi che avevi in passato. Capire le cause delle azioni compiute in passato può essere il primo passo per una vera liberazione dal senso di colpa che ti tormenta. Se un paziente mi rivelasse una storia come la tua, la mia reazione sarebbe di ascolto empatico, senza giudizio. In situazioni delicate come questa, la mia priorità sarebbe creare un ambiente sicuro e accogliente dove il paziente possa esprimere liberamente i propri sentimenti senza paura di essere giudicato. È fondamentale che tu senta che il terapeuta è lì per aiutarti, non per colpevolizzarti o farti sentire inadeguato. Riguardo alla tua domanda su come aiutarti, direi che il percorso terapeutico potrebbe concentrarsi su vari aspetti. In primis, affrontare il trauma che ha segnato la tua adolescenza: il senso di abbandono, l’ambiente familiare tossico, e il tentativo di gestire le emozioni attraverso comportamenti disfunzionali. Il processo di elaborazione di questi aspetti potrebbe anche aiutarti a superare il senso di colpa per le azioni passate, permettendoti di vederle con una comprensione più profonda delle circostanze in cui si sono verificate. Il passo successivo sarebbe affrontare il senso di “non merito” che provi nei confronti della felicità e del benessere. Questo è un tema comune in molti pazienti che hanno vissuto esperienze traumatiche, e il lavoro terapeutico può essere centrato sul recupero del valore e della dignità personale, così che tu possa riconoscere che meriti di essere felice, di soddisfare i tuoi bisogni e di ricevere affetto, proprio come chiunque altro. Infine, credo che sia importante che tu possa parlare apertamente con il tuo attuale terapeuta riguardo al tuo passato, non perché tu debba sentirti obbligato a farlo, ma perché affrontare questa parte della tua storia in terapia potrebbe essere un passo fondamentale per liberarti dalla sensazione di “mentire” o “trattenere” qualcosa. L’autocomprensione e il perdono di sé sono passi importanti e validi nel processo terapeutico. Non si tratta di dimenticare il passato, ma di integrarlo in un contesto che ti permetta di vivere una vita più sana e soddisfacente. Sei in un cammino di crescita e, anche se il senso di colpa può sembrare insormontabile, sono certo che con il tempo e il giusto supporto potrai trasformarlo in un’opportunità di cambiamento profondo. Ti invito a continuare il lavoro che hai intrapreso, e a non sentirti mai solo in questo processo.
Cordialmente,
Dott.ssa Velia Morati
12 DIC 2024
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Buonasera
Lo psicoterapeuta di solito aiuta e non giudica le persone in difficoltà. Il problema di cui lei parla, sembra essere la critica, la vergogna, ed il giudizio altrui. Ne parli con il suo psicoterapeuta vedrà che continuerà ad aiutarla.
Dott.ssa Patrizia Carboni
psicologa psicoterapeuta
Roma
12 DIC 2024
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Caro utente, per rispondere alla sua domanda su come uno psicologo reagirebbe alla sua storia le posso dire che lo scopo di una terapia non è far sentire giudicato il paziente, ma offrigli piuttosto nuovi punti di vista e spunti di riflessione.
Che ci siano dei vissuti di cui ci si vergogna a parlarne anche con il proprio terapeuta può capitare. Bisogna anche darsi il giusto tempo per sentirsi liberi di condividere argomenti che sentiamo più delicati per noi. Magari invece di concentrarvi subito sull'analizzare quanto ha raccontato qui, potrebbe parlare con il suo psicologo del fatto che sente un blocco e che teme una sua possibile reazione. Lavorare su questo blocco e ciò che ne comporta per lei potrebbe aiutarla in seguito ad aprirsi di più in terapia.
Provare senso di colpa e vergogna per alcuni aspetti di noi è normale. Tutti noi abbiamo un lato di cui ci vergogniamo, ma lei ha saputo dimostrare di saperci lavorare su e migliorare perciò continui a lavorare su di sé così come ha fatto sino ad ora.
Le auguro di riuscire a superare questo suo blocco e spero di essere riuscito a rispondere alla sua domanda.
12 DIC 2024
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Comprendo perfettamente la complessità e il peso emotivo di questa esperienza. È un argomento molto delicato e doloroso, e il fatto che tu ne stia parlando apertamente è già un grande passo avanti.
Come reagirebbe uno psicologo?
Un professionista preparato e empatico, di fronte a una rivelazione così intima e dolorosa, reagirebbe con la massima comprensione e senza giudizio. L'obiettivo principale sarebbe quello di creare uno spazio sicuro e accogliente, dove tu possa esprimere liberamente i tuoi pensieri, le tue emozioni e le tue paure senza sentirti giudicato.
Lo psicologo cercherebbe di:
- Validare le tue emozioni: riconoscere e dare un nome alle emozioni che stai provando (colpa, vergogna, rabbia, tristezza) è fondamentale per iniziare il processo di guarigione.
- Comprendere le cause profonde: insieme, cercheresti di esplorare le radici del tuo comportamento passato, cercando di capire quali fattori psicologici, emotivi e ambientali potrebbero aver contribuito a questa dinamica.
- Elaborare il trauma: il maltrattamento di animali può essere considerato una forma di trauma e, come tale, richiede un'elaborazione specifica. Lo psicologo ti aiuterebbe a elaborare il trauma, a riconciliarti con il tuo passato e a superare il senso di colpa.
- Sviluppare strategie di coping: imparerai a gestire le emozioni negative in modo più sano e a sviluppare delle strategie per affrontare le situazioni difficili.
- Rafforzare l'autostima: il senso di colpa e la vergogna possono minare seriamente l'autostima. Lo psicologo ti aiuterà a ricostruire un'immagine positiva di te stesso.
Cosa puoi fare tu?
- Continua la terapia: il tuo percorso terapeutico è fondamentale. Non aver paura di condividere con il tuo psicologo questo aspetto così importante della tua vita.
- Sii paziente con te stesso: il processo terapeutico può richiede tempo e impegno. Non aspettarti di risolvere tutto in una volta.
- Cerca supporto: parlare con altre persone che hanno vissuto esperienze simili può essere molto utile. Ci sono gruppi di supporto e forum online dove puoi condividere le tue esperienze e trovare conforto.
- Prenditi cura di te stesso: dedica del tempo alle attività che ti piacciono, pratica attività fisica e mangia in modo sano.
È importante ricordare che:
- Non sei solo. Molte persone hanno vissuto esperienze simili e sono riuscite a superarle.
- Il passato non definisce il tuo futuro. Puoi cambiare e crescere.
- Sei degno di amore e felicità.
In conclusione:
La tua storia è un esempio di come sia possibile cambiare e crescere, anche dopo aver commesso degli errori gravi. Il fatto che tu stia cercando aiuto è un segno della tua forza e della tua volontà di migliorare. Non mollare mai.
12 DIC 2024
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Ciò che è stato è stato. Il passato è passato.
In passato, come se gli errori di cui si è pentito e sta facendo un percorso di terapia per uscirne. Sta anche evitando di ritrovarsi in situazioni simili per evitare di ricommettere gli stessi errori.
È palese che lei ci sta impegnando in positivo per uscire dalla sua situazione e perdere quella cattiva abitudine.
La mente umana immagazzina tutti gli eventi soprattutto quelli emotivamente rilevanti che siano positivi o negativi.
È normale, è anche positivo provare un senso di colpa per degli errori commessi.
Tuttavia, non dobbiamo lasciarci prendere al senso di colpa.
Il senso di colpa è una situazione legata ad un ricordo di qualcosa di sbagliato che si è fatto.
La mente umana biologicamente parlando ha una sua autonomia nel pensare e nel ricordare.
Riporta al presente automaticamente scelto i pensieri e certi eventi anche negativi e qui scatta il senso di colpa per tali ricordi di quello che si è fatto.
Tuttavia, se noi siamo pentiti, stiamo facendo un percorso psicologico per migliorare. Evitiamo di ripetere quei comportamenti ed evitiamo anche le situazioni che potrebbero provocare quel comportamento, possiamo dire che ce la stiamo mettendo tutta e quindi non è giusto sentirsi in colpa.
Il senso di colpa è una sensazione legata ad un pensiero ad un ricordo non si può scacciare volontariamente, perché il pensare di non pensare è già pensare
Tuttavia, possiamo evitare che tale pensiero tra le senso di colpa abbiano effetto su di noi.
Quando si viene quel pensiero con quel determinato senso di colpa, lasciarlo lì nella nostra testa, entra dall’ascolto senza dargli peso. Accettare che quel pensiero passi stia nella nostra testa esattamente come tutti gli altri pensieri poi se ne andrà da solo. Come tutti i pensieri in un flusso continuo.
Se lei si sta impegnando per uscire a quella situazione ed evitare che si ripeta, lei sta facendo quello che può fare da parte sua. Del resto non si preoccupi, accetti il pensiero così com’è senza dargli ascolto senza dargli peso e vai avanti poi il pensiero se n’è andato solo come tutti gli altri pensieri.
Le consiglio di affrontare questa situazione con il suo terapeuta.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti e domande mi contatti sarò lieto di aiutarla
12 DIC 2024
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Grazie per la sua condivisione Luca. Mi limito a rispondere alla domanda finale, senza entrare nei dettagli della sua storia, che può invece, darsi il permesso di condividere con la sua/suo terapeuta. Non si dimentichi che il compito del terapeuta non è quello di giudicare il paziente, non siamo in un’aula di tribunale, quanto piuttosto quello di sostenerlo nel comprendere il suo funzionamento per poterlo affiancare in un percorso di consapevolezza e cambiamento. Ogni terapeuta è inoltre formato per essere in grado di comprendere se un certo tipo di tematica che il paziente presenta in terapia può attivare emozioni spiacevoli o vissuti che potrebbe faticare a gestire: in questo caso è premura dello stesso inviare il paziente ad altro terapeuta. Una buona alleanza terapeutica, si sviluppa comunque da una relazione trasparente tra terapeuta e paziente, motivo per cui, con i suoi tempi, si può dare il permesso di essere autentico e sincero con il terapeuta che al sta seguendo, non sarà lui/lei a giudicarla e questo le permetterà di esplorare il suo passato e dare un senso alla sua esperienza.
12 DIC 2024
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Salve,
Certo, se un paziente rivelasse la sua storia, farei di tutto per cercare di andare incontro alle sue esigenze per aiutarlo a trovare insieme un equilibrio soddisfacente nella sua vita, cosa che, a quanto mi sembra di capire, sta già cercando.
Sicuramente è una storia particolare, ma non per questo deve esser motivo di giudizio e, soprattutto, autocritica e autogiudizio. Così corre solo il rischio di reindirizzare verso se stesso quella stessa rabbia che indirizzava verso i suoi animali.
Sta facendo un percorso, si dia del tempo per comprendere affondo le radici di questa rabbia, sii paziente e non si patologizi..
12 DIC 2024
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Grazie Luca per aver condiviso la sua esperienza. Voglio rassicurarla sul fatto che ciò che sta vivendo è importante e merita spazio e attenzione, e credo che il percorso che sta intraprendendo con il suo terapeuta sia il luogo giusto per affrontarlo con profondità e sicurezza. La terapia è uno spazio sicuro, privo di giudizio, in cui tutto può essere portato, anche le cose che possono sembrare difficili da dire.
Se fosse capitato a un mio paziente, lo avrei accolto senza alcun giudizio, lavorando insieme per comprendere meglio i suoi vissuti e, se necessario, aiutarlo a trovare un modo per perdonare se stesso. Sono certo che anche il suo terapeuta sia lì per accompagnarla con la stessa attenzione e cura. Prosegua con fiducia: il lavoro che sta facendo è prezioso per la sua crescita personale.