Ha senso continuare la psicoterapia?
Salve ho 45 anni. I miei genitori si sono sposati giovanissimi poiché mia madre era incinta di me. Entrambi provenienti da famiglie disfunzionali (padre materno alcolista, madre paterna autoritaria) hanno ovviamente seguito lo stesso percorso , incapaci di separare rapporto di coppia da quello genitoriale. A seguito di molestie da me subite in adolescenza da parte di un parente acquisito ho vissuto in una sorta di limbo per i seguenti vent'anni, senza godermi la mia giovinezza, abbandonando gli studi universitari e lasciandomi sempre più invischiare nel rapporto litigioso dei miei genitori con cui lavoro anche nell'attività di famiglia. Ho iniziato un percorso psicoterapeutico quasi 15 anni fa con una professionista con cui ho affrontato solo marginalmente le questioni principali dei miei problemi. Su sua richiesta mi sono rivolta ad un'altra terapeuta esperta di EMDR con la quale ho affrontato il tema delle molestie e che mi ha indirizzato verso uno psichiatra per iniziare una terapia cin la Quetiapina per un disturbo di ansia generalizzato. Il problema è che la consapevolezza datami da anni di terapia non fa che accrescere il mio senso di disagio ed estraniamento dal mondo, convincendomi che oramai per me è troppo tardi per uscire da certe situazioni visto le mie scarse possibilità lavorative ed economiche. Come faccio a capire se la terapia sta davvero funzionando con me? Cosa me ne faccio della consapevolezza se non riesco a mettere in pratica ciò che la terapeuta consiglia? Escludo di rivolgermi ad un nuovo terapeuta poiché non avrei le risorse mentali ed economiche per farlo, tutto ciò che mi succede non fa che confermare la mia visione della mia vita e mi rende dubbiosa: non siamo tutti destinati ad una vita tranquilla, alcuni di noi vivranno sempre nel malessere. Grazie