gravidanza indesiderata: terribile indecisione
Buongiorno,
sono una ragazza di 28 anni, ho scoperto da pochi giorni di essere incinta, sono all'ottavo giorno di ritardo. Sono tornata da due settimane dalla Bolivia, dopo 6 mesi di volontariato, e mi sento crollare il mondo addosso. Il padre di questo bambino è boliviano, uno studente universitario con cui ho vissuto una breve relazione quando ero lì, e che non ho più sentito da quando sono ritornata in Italia.
Ho desiderato tanto che non fosse una gravidanza, di notte sogno di avere un aborto spontaneo ma quando mi sveglio l'incubo continua, il più grande problema della mia vita è ancora lì senza che io sia in grado di risolverlo, di prendere una decisione.
Io non sono credente in Dio, però credo fortemente nella sacralità della vita umana. Soprattutto negli ultimi sei mesi, mi sono avvicinata a delle tecniche quali la meditazione e lo yoga per conoscere meglio me stessa e trovare una pace interiore da poter trasmettere anche gli altri. Sono laureata in Cooperazione allo sviluppo e il percorso lavorativo nell'ambito sociale che ho scelto è un segno della mia predisposizione verso gli altri, del mio desiderio di migliorare ogni giorno come persona e di fare il bene nella mia vita. Como potrei continuare con questo percorso se abortissi? Mi sentirei un'assassina, che ha tolto volontariamente la vita ad un altro essere umano innocente. Sì, per me si tratta di un essere umano fin dal concepimento.
Non volendo sentirmi in colpa tutta la vita per un gesto così orribile come l'aborto, pensavo al parto anonimo in ospedale, dando in adozione il bambino. Affrontare la gravidanza e darlo alla luce sarebbe il mio piccolo sacrificio per dargli la possibilità di vivere e di avere un futuro. In questi casi il bambino in pochi mesi è già tra le braccia di due genitori che lo desiderano con tutto il cuore. La mia famiglia è completamente contraria a questa possibilità, mia sorella si è addirittura offerta di crescerlo lei insieme ai due suoi bambini pur di non darlo a qualcun altro. Io non vedo un figlio come qualcosa che ti appartiene, ma come la possibilità di mettere al mondo una vita, di crescerla, di dargli il meglio, di formarlo come una persona onesta, felice. In questo senso, preferisco dargli l'opportunità di venire al mondo, piuttosto che togliergli la vita. Mi avvertono che lui soffrirà, si chiederà sempre perché l'ho abbandonato e mi cercherà...e allo stesso modo io mi tormenterò tutta la vita rimpiangendo questo errore. Io mi chiedo, ma se io questo bambino non lo voglio, è frutto di un errore, non sono pronta a dedicare tutto il mio amore e la mia vita a lui, non è meglio che cresca in una famiglia che gli può dare tutto questo? Io vedo l'adozione come un'alternativa all'aborto, e non come un abbandono.
La terza scelta è tenerlo. Io ho sempre pensato che un figlio fosse il frutto dell'amore dei suoi genitori e non ho mai immaginato un bambino senza un compagno. Non ho un lavoro, avevo mille progetti di lavoro e di viaggio e il sogno di incontrare l'amore della mia vita con il quale costruire una vera famiglia. I miei genitori mi potrebbero aiutare economicamente, anche se non navighiamo certo nell'oro, ma questo vorrebbe dire vivere a casa con loro, dipendere da loro, continuare ad abitare in un paesino del sud Italia dove non mi trovo bene, da dove sono sempre scappata in cerca di qualcosa di diverso. Io so che quando si vuole, tutto è possibile. Non sono in condizioni sociali così estreme da non potercela fare, quando uno si rimbocca la maniche può raggiungere risultati che neanche immagina...ma la domanda è: "Io lo voglio fare???" Fare tutti questi sacrifici, dedicare tutte le mie energie a un bambino che non credo di volere??
Ogni momento desidero di avere un aborto spontaneo, affinché questo incubo abbia fine, e per non dovermi prendere la responsabilità di ucciderlo. Come faccio a capire se è solo paura o se realmente non voglio questo bambino e di conseguenza non sarò in grado di dargli l'amore di cui ha bisogno? Ho letto di storie in cui i figli sentono di non essere stati desiderati, sentono il peso delle rinunce a cui i loro genitori si sono sottoposti per loro, e io non voglio farlo crescere così.
Grazie mille per questa opportunità di essere ascoltati, ancora non sono riuscita ad avere un appuntamento con la psicologa del consultorio e il vostro parere mi sarebbe estremamente di aiuto.