Gemelli di 20 mesi primo anno di inserimento

Inviata da Anna · 4 nov 2025 Psicologia infantile

I miei bimbi dopo un primo periodo di circa due mesi dove non hanno mai manifestato alcun disagio anzi sembravano contenti di andare al nido, hanno iniziato a non volerci più andare. Escono di casa tranquilli, entrano nella struttura tranquilli, ma nel momento in cui devono oltrepassare la soglia della sezione, uno si inginocchia e piange e l’altra non vuole entrare. Noi siamo sempre stati sereni riguardo al loro inserimento, anzi eravamo molto felici di come avevano risposto con entusiasmo, quindi ci chiediamo come mai questo cambio di atteggiamento. Quando vado a riprenderli sono felici e giocano, e inoltre le tate non ci riferiscono difficoltà durante la giornata … quindi non riusciamo a capire il perché .

Risposta inviata

A breve convalideremo la tua risposta e la pubblicheremo

C’è stato un errore

Per favore, provaci di nuovo più tardi.

Prenota subito un appuntamento online a 44€

Ricevi assistenza psicologica in meno di 72 ore con professionisti iscritti all’ordine e scegliendo l'orario più adatto alle tue esigenze.

Miglior risposta 5 NOV 2025

Buongiorno Anna,

il comportamento che descrive non segnala un rifiuto del nido in senso stretto, ma una difficoltà situata nel momento del passaggio. Finché l’ingresso resta astratto i bambini sono tranquilli; quando si concretizza la separazione, compare la protesta. È un fenomeno atteso nello sviluppo - una sorta di “seconda ondata” dopo il cosiddetto periodo‑luna‑di‑miele: svanito l’effetto novità, i piccoli mentalizzano meglio la permanenza dell’assenza e rendono visibile, proprio lì, il loro bisogno di voi. Il fatto che durante la giornata giochino serenamente e che all’uscita li troviate felici conferma che l’adattamento c’è; è il rito di separazione che va ritarato.

Nei fratelli il quadro tende ad amplificarsi per contagio emotivo: il segnale di uno diventa il segnale dell’altra. Si tratta di un circuito di co‑regolazione: “se tu cedi, io ti seguo”. In questi casi conta molto la qualità del rito e la coerenza tra adulti (genitori ed educatrici). Suggerirei di costruire un protocollo semplice, sempre uguale, e di farlo rispettare a tutti. A casa si anticipa con una breve narrazione concreta: “arriviamo, salutiamo la maestra, tu metti il cappello nel cesto, io ti do il bacio del mattino e dico: torno dopo la merenda”. Al varco, niente trattative lunghe né spiegazioni ripetute: un saluto chiaro, affettuoso e breve, con una piccola frase che delimita il tempo in modo per loro comprensibile - “torno dopo il pisolino/dopo la frutta” - e il passaggio fisico immediato all’educatrice di riferimento. Se uno dei due si blocca, può aiutare differenziare di pochi minuti l’ingresso (prima l’uno, poi l’altra) o assegnare a ciascuno un proprio rito identico nella struttura ma personale nei dettagli, così da evitare che la coppia diventi un’unica unità allarmata. Molti bambini traggono beneficio da un oggetto transizionale (un piccolo peluche, un fazzoletto profumato di casa) o da un “compito di passaggio” che sposti l’attenzione dalla soglia al dentro: “porti tu alla maestra il libro del cerchio”, “metti tu l’adesivo sul calendario delle presenze”. La chiave è trasformare il distacco da evento passivo a gesto attivo: il bambino fa qualcosa, la maestra lo accoglie, il genitore saluta e si congeda senza ripensamenti. È altrettanto importante che il personale vi dia un feedback concordato (un messaggio breve dopo dieci minuti: “si è calmato e sta giocando”), così il vostro sistema nervoso non resta sospeso e, il giorno dopo, riuscite a mantenere il rito con maggiore calma. Evitate di “ricompensare” la protesta con tempi extra o rientri nella sezione per “un ultimo abbraccio”: comunica, senza volerlo, che piangere trattiene il genitore. Se nelle ultime settimane ci sono stati cambiamenti (malattie, sonno irregolare, nuovi stimoli), il sistema è più suscettibile: vale la pena curare il ritmo - orari stabili, risvegli non di corsa, tempi di avvicinamento all’ingresso non troppo lunghi né troppo stretti. E se il lunedì è più faticoso, è normale: la distanza del weekend richiede al corpo un piccolo ri‑adattamento.

Osservate l’andamento per un paio di settimane con questo assetto: ciò che tipicamente vediamo, quando il rito è chiaro e condiviso, è una rapida riduzione dell’intensità del pianto e una durata sempre più breve dell’attivazione alla soglia. Se invece la protesta si estendesse all’intera mattinata, comparissero evitamenti nuovi (rifiuto di vestirsi, di uscire di casa), regressioni marcate o un disagio costante riportato dalle educatrici, allora avrebbe senso una consultazione mirata psicologica per un intervento di supporto all’inserimento.

I vostri bambini non “non vogliono” il nido; stanno segnalando, con precisione, che il momento del distacco necessita di una forma più solida. Un saluto breve, ripetibile, ancorato a tempi e gesti concreti, coordinato con una figura di riferimento interna alla sezione, dà loro la cornice per attraversare la soglia con coraggio.

Un caro saluto,

Dottoressa Giulia Foddai

Giulia Foddai Psicologo a Torino

38 Risposte

68 voti positivi

Contatta

Ti è stata utile?

Grazie per la tua valutazione!

5 NOV 2025

Buonasera, probabilmente ci sarà stato qualche episodio che gli avrà impauriti o potrebbe essere il distacco dai genitori dovuto alla routine che è cambiata. Per capire bene cosa accade sarebbe meglio conoscere bene ciò che succede esattamente, sia prima che durante. In ogni caso dovranno essere le educatrici a eliminare lo stimolo di disagio, cercando di accogliere i piccoli con allegria e monitorando quello che succede durante la giornata, magari informandovi di questo e notando il loro comportamento e le loro interazioni..Quindi cercando di capire se durante la giornata ci sono cose che avvengono che loro non gradiscono. Potreste provare anche a chiedere loro improvvisando a casa il gioco dell' asilo e vedere cosa esce fuori. Se la cosa dovesse persistere vi suggerisco di rivolgevo ad un professionista e di non sottovalutare per molto tempo la cosa. Saluti.

Dott.ssa Barbara De Luca Psicologo a Catanzaro

706 Risposte

463 voti positivi

Fa terapia online

Contatta

Ti è stata utile?

Grazie per la tua valutazione!

5 NOV 2025

Gentile Anna,
capisco la vostra preoccupazione: dopo un avvio sereno, vedere i bambini rifiutare il nido può disorientare. È però un comportamento abbastanza comune: a volte, dopo la “luna di miele” iniziale, i piccoli realizzano davvero la separazione dai genitori e reagiscono con pianto o resistenza. Il fatto che poi giochino e stiano bene è molto positivo. Continuate a mantenere la vostra serenità, rassicurateli con routine prevedibili e brevi saluti; con il tempo questa fase tenderà a stabilizzarsi.
Rimango a disposizione
Cordialmente
CS

Dott.ssa Sofia Covini Psicologo a Milano

241 Risposte

98 voti positivi

Contatta

Ti è stata utile?

Grazie per la tua valutazione!

5 NOV 2025

Quello che descrivi è un fenomeno molto comune e comprensibile nei bambini che frequentano il nido da qualche tempo. Il fatto che inizialmente fossero sereni e contenti, per poi manifestare una fase di rifiuto o pianto all’ingresso, non indica un problema, ma piuttosto una tappa evolutiva normale nel processo di adattamento. Ti spiego meglio cosa può esserci dietro:

1) All’inizio l’esperienza è nuova e stimolante
Durante i primi mesi, tutto è una scoperta: nuovi spazi, giochi, persone, routine. La novità in sé può essere molto motivante e coprire eventuali fatiche legate al distacco.
Quando poi il nido diventa “quotidianità”, il bambino inizia a percepire davvero il senso della separazione. È come se solo ora potesse elaborare: “mamma e papà non ci sono, poi tornano”. E in questa consapevolezza emergono emozioni più complesse, come tristezza, paura o bisogno di rassicurazione.

2) Il pianto all’ingresso non significa rifiuto del nido
Anzi, il fatto che una volta dentro si calmino e giochino serenamente dimostra che stanno bene e che si sentono al sicuro con le educatrici.
Il pianto o il blocco al momento della separazione è il loro modo di dire: “Ho bisogno di essere sicuro che tu torni. Mi dispiace staccarmi da te.” È un segnale di attaccamento sano, non di disagio nel nido.

3) Potrebbe anche coincidere con nuove tappe di crescita
A volte questi comportamenti emergono quando i bambini:

- iniziano a rappresentarsi mentalmente il distacco,
- attraversano fasi di regressione fisiologica,
- vivono cambiamenti a casa (ritmi, routine, clima emotivo),
- o semplicemente sperimentano la fatica della costanza dopo mesi di routine.

4) Cosa potete fare
Ecco alcune strategie che di solito aiutano:

- Mantenete un rituale di separazione breve e prevedibile (un saluto speciale, una frase ricorrente, un bacio in un punto preciso, ecc.): questo dona sicurezza e continuità.
- Confermate le emozioni senza allarmarvi: “lo so che ti dispiace separarti, ma poi giocherai e ci rivediamo dopo la pappa”: i bambini non hanno bisogno che neghiamo la difficoltà, ma che la riconosciamo e la rendiamo affrontabile.
- Evitate di rientrare o prolungare il distacco, anche se piangono: un distacco breve e coerente li aiuta a regolare l’emozione più facilmente.
- Coordinatevi con le educatrici, magari chiedendo di accoglierli subito con un’attività o un gioco preferito per distrarli in modo positivo.

In sintesi, il cambio di atteggiamento non è un “passo indietro”, ma un segno di crescita affettiva e consapevolezza.
È il momento in cui i bambini imparano che possono sentirsi tristi e, comunque, stare bene in un altro luogo sicuro.

Dott. Mirko Manzella Psicologo a Trieste

1323 Risposte

2163 voti positivi

Contatta

Ti è stata utile?

Grazie per la tua valutazione!

5 NOV 2025

È comprensibile il vostro smarrimento: quando un bambino cambia improvvisamente atteggiamento, sembra che qualcosa “non vada più”. In realtà, spesso è il contrario: sta crescendo.
Dopo l’entusiasmo iniziale, molti bambini vivono una fase di consapevolezza del distacco — e il pianto sulla soglia non è rifiuto, ma bisogno di rassicurazione: “posso andare, ma ci sei ancora per me?”.
Il fatto che poi stiano bene durante la giornata è un segnale positivo: l’ambiente è sicuro, ma il momento del saluto resta emotivamente delicato.

Dott.ssa Nunzia Genovese Psicologo a Gela

17 Risposte

71 voti positivi

Fa terapia online

Contatta

Ti è stata utile?

Grazie per la tua valutazione!

5 NOV 2025

Gentile Anna,
quello che descrive è un comportamento piuttosto frequente nei bambini dopo le prime settimane o i primi mesi di frequenza al nido. È comprensibile che il cambiamento improvviso, dopo un inizio sereno, possa disorientare e far sorgere domande, ma ciò che racconta rientra spesso in una fase normale del percorso di adattamento.
Durante l’inserimento iniziale, i bambini vivono la novità con curiosità e con una certa spinta esplorativa: tutto è nuovo, stimolante, e la presenza dell’adulto di riferimento (genitore o educatrice) funge da base sicura. Dopo un periodo di ambientamento positivo, può accadere che comincino a percepire più chiaramente la separazione dai genitori e a rendersi conto che l’andare al nido non è un’esperienza occasionale, ma una routine stabile. È in questo momento che può emergere una reazione di protesta o di rifiuto, che non è segno di un disagio reale all’interno della struttura, ma piuttosto una manifestazione del legame e della consapevolezza crescente della distanza temporanea dai genitori.

Il fatto che i suoi figli entrino tranquilli, piangano solo al momento della separazione e poi trascorrano serenamente la giornata, è un elemento molto rassicurante. Indica che, una volta superato il momento critico del distacco, si sentono al sicuro e capaci di godere delle attività proposte.
Alcuni elementi che possono aiutarla in questa fase sono:
- accogliere le emozioni dei bambini senza drammatizzare: riconoscere la loro tristezza o resistenza (“Capisco che ti dispiace separarti da me, ma so che al nido starai bene”) li aiuta a dare un nome a ciò che provano;
- mantenere una routine stabile e prevedibile, perché la prevedibilità dà sicurezza: rituali brevi e costanti al momento del saluto possono rassicurare;
- mostrarsi tranquilli e coerenti: i bambini percepiscono molto le nostre esitazioni. Un saluto sereno, anche se il distacco è difficile, trasmette fiducia e aiuta a contenere le loro emozioni.

Condividere con le educatrici le vostre osservazioni: spesso un confronto continuo tra famiglia e nido permette di trovare piccoli accorgimenti pratici che facilitano il momento dell’ingresso.
È importante ricordare che la fluttuazione nel comportamento non è un segnale di regressione, ma una tappa naturale del processo di adattamento affettivo. I bambini, crescendo, diventano più consapevoli delle routine e dei legami, e ciò può momentaneamente rendere il distacco più difficile.

In genere, con un po’ di tempo, comprensione e coerenza, questa fase tende a risolversi spontaneamente, lasciando spazio a una partecipazione più serena e stabile.

Cordiali saluti,
Dott.ssa Grazia Melchiorre - Psicologa Clinica

Dott.ssa Grazia Melchiorre Psicologo a Pescara

52 Risposte

16 voti positivi

Contatta

Ti è stata utile?

Grazie per la tua valutazione!

5 NOV 2025

Buonasera Anna,
il cambiamento che descrive è molto più comune di quanto sembri, soprattutto con bimbi così piccoli e, ancora di più, con due fratellini gemelli che vivono ogni passaggio in modo “a specchio”, influenzandosi reciprocamente.
Il punto importante è che qualcosa è cambiato, ma non necessariamente “in loro” o “nel nido”: è cambiata la fase di sviluppo, e questo porta a una diversa lettura delle separazioni.
Nei primi due mesi l’ingresso al nido era una novità piena di stimoli, e in quella fase molti bambini vivono tutto con curiosità e slancio.
Intorno ai 18–24 mesi, però, si apre una fase evolutiva in cui il bambino comincia a percepire con maggiore chiarezza la separazione: capisce che mamma e papà non sono solo “spariti”, ma che davvero non ci sono. La soglia della sezione, infatti, è proprio il punto simbolico del “ti lascio e tu vai”.
In questo momento i gemelli, che condividono tempi, ritmi e sintonie, possono amplificare le reazioni l’uno dell’altra: se uno rallenta o mostra esitazione, l’altro lo segue, come se si stessero accompagnando in questa nuova consapevolezza.
Il fatto che durante il giorno stiano bene, giochino, e che le educatrici non notino difficoltà, ci dice che il problema non è il nido.
È il momento del distacco a essere diventato più “pesante”, più carico di significati.
Dal punto di vista sistemico-relazionale, questo è un passaggio in cui si riorganizza la relazione tra voi, loro e l’ambiente esterno. Non è un segnale di disagio, ma un segnale di crescita.
Non c’è nulla di sbagliato in quello che sta succedendo. Ci sono due bambini che stanno crescendo e che ora hanno bisogno di un po’ più di conferme nei momenti in cui “vi perdono di vista”.
Se vuole approfondire o se la situazione dovesse intensificarsi, possiamo continuare a parlarne. Sono qui.
Dr. Elisabetta Carbone

Dott.ssa Elisabetta Carbone Psicologo a Melzo

261 Risposte

337 voti positivi

Fa terapia online

Contatta

Ti è stata utile?

Grazie per la tua valutazione!

5 NOV 2025

Buongiorno. La situazione che descrive è perfettamente normale. Il periodo dell'inserimento all'asilo nudo è una fase molto delicata per i bambini, perchè sperimentano un primo vero cambiamento, e questo coincide con la sperimentazione del distacco e della separazione dai genitori. Questa separazione la vivono tutti i giorni, ed è un cambiamento a cui devono abituarsi, quindi è normale che ora reagiscano così, anche se in una prima fase erano più sereni. Quando li va a prendere e sono felici, lo sono perchè rivedono la mamma che per loro è un punto di riferimento, e stanno comprendendo che, anche se si distaccano, il genitore rimane presente. In questa fase, i bambini, stanno capendo che l'oggetto rimane presente anche se non costantemente davanti ai loro occhi o accanto a loro. Se le tate o le insegnanti non riportano alcun problema, quello che mi sento di dirle è di stare tranquilla, di continuare a rassicurare i suoi bambini che i genitori ci sono, che devono stare tranquilli. Vedrà che col tempo torneranno a manifestare quella tranquillità e serenità che notava all'inizio. Con la speranza che questa risposta le sia stata utile, le auguro una buona giornata. Se ha bisogno di un supporto psicologico in questa fase delicata della genitorialità, mi rendo disponibile ad accoglierla.
Un caro saluto.
Dott.ssa Ilaria Andreozzi

Dott.ssa Ilaria Andreozzi Psicologo a Rimini

4 Risposte

1 voto positivo

Fa terapia online

Contatta

Ti è stata utile?

Grazie per la tua valutazione!

5 NOV 2025

È molto comprensibile che questo cambiamento vi abbia un po’ spiazzati, soprattutto dopo un inizio così sereno. In realtà, quello che state osservando è una reazione piuttosto frequente nei bambini dopo le prime settimane o mesi di frequenza al nido.

All’inizio, la novità e la curiosità possono sostenere la separazione; con il tempo, però, i bimbi comprendono più a fondo che l’ingresso al nido implica un distacco quotidiano dai genitori, e questo può riattivare il bisogno di rassicurazione e di “verificare” che il legame resti stabile.

Il fatto che, una volta entrati, si tranquillizzino e vivano bene la giornata è un segnale molto positivo: significa che l’ambiente del nido è per loro un luogo sicuro e piacevole. Le difficoltà che vedete al momento del distacco sono legate più all’aspetto emotivo della separazione che a un disagio nel contesto stesso.

In questi casi può essere utile mantenere una routine stabile e prevedibile nei momenti di saluto (un abbraccio, una frase sempre uguale, un piccolo rituale che li aiuti a sapere che poi tornerete), e mostrare fiducia e serenità, proprio come già fate.

Con il tempo, quando si sentiranno nuovamente sicuri del ritmo delle giornate e del vostro ritorno, questa fase tenderà a ridursi spontaneamente.

Se ha bisogno di un sostegno non esiti a contattarmi.

Dottoressa Giorgia Girolami
Psicologa Clinica e tutor adhd

Giorgia Girolami Psicologo a Roma

8 Risposte

1 voto positivo

Fa terapia online

Contatta

Ti è stata utile?

Grazie per la tua valutazione!

5 NOV 2025

Buongiorno, l’esperienza che descrive è una di quelle che mettono a dura prova, in genere, la serenità dei genitori e in sé e per sé, spesso, è vissuta con grande disagio e sofferenza. Ricordiamoci però che i primi in difficoltà sono i bambini, oltre che i genitori, e sembra che chiedano loro una tranquillità all’adulto, di fronte al momento del distacco fisico, evidentemente un passaggio importante e da pensare (a me evoca prima di tutto il primo distacco, quello del parto). In genere, prendendosi il tempo per consolarli, risignificare cosa stia accendendo, che mamma e papà li penseranno e loro potranno pensarli sin quando non verrano a prenderli, che ci sono le operatrici, ecc, di solito dopo qualche tempo entrano all’asilo più sereni. Se sono due e uno è più piccolo è capace che imiti quello più grande, ma talvolta accade anche il contrario. Spero di esserle stati d’aiuto. Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti. Un caro saluto. Dr Pilia

Dott. Simone Pilia Psicologo a Roma

12 Risposte

1 voto positivo

Contatta

Ti è stata utile?

Grazie per la tua valutazione!

5 NOV 2025

Quello che stai osservando nei tuoi bambini non va letto come un semplice “capriccio” o come un improvviso rifiuto del nido, ma come un passaggio che appartiene profondamente al loro mondo interno. Dopo il primo periodo di entusiasmo e curiosità, è come se qualcosa dentro di loro avesse preso forma: la consapevolezza che il distacco dai genitori non è solo un momento, ma una piccola esperienza di perdita.

In un certo senso, questa seconda fase dell’inserimento è quella in cui il bambino inizia davvero a elaborare la separazione. Se nei primi tempi prevaleva l’euforia della novità, ora si manifesta il bisogno di confermare che il legame con la figura di riferimento non si dissolve oltre quella soglia. Quel pianto, quell’arrestarsi sulla porta, diventano allora un linguaggio: la paura che l’altro — la madre, il padre — sparisca e non ritorni.

L’ingresso al nido, così, assume il significato simbolico di una prima piccola separazione psichica, che ogni bambino affronta a modo suo. Non è il nido in sé a essere rifiutato, ma il vissuto che lo accompagna: la soglia rappresenta il punto in cui si passa da un mondo conosciuto, pieno del calore e delle certezze genitoriali, a un mondo in cui quel calore deve essere interiorizzato, reso proprio, senza la presenza reale del genitore.

Che poi, una volta dentro, tornino a giocare sereni, mostra come questa angoscia sia limitata al momento del distacco: un segnale non di disagio patologico, ma di crescita psichica. È nel sentirsi mancare che cominciano a costruire dentro di sé l’immagine stabile dell’altro, quella che resta anche quando l’altro non c’è.

È un passaggio che appartiene al lavoro interiore del diventare soggetti, alla prima esperienza del “non ci sei, ma so che torni”, che prepara le basi per ogni forma futura di autonomia e fiducia.

Dott.ssa Raffaella Pia Testa
Psicologa – Psicoterapeuta in formazione
In presenza e online

Raffaella Pia Testa Psicologo a Lucera

68 Risposte

139 voti positivi

Fa terapia online

Contatta

Ti è stata utile?

Grazie per la tua valutazione!

5 NOV 2025

Quel che descrive accade più spesso di quanto si pensi: i bambini, dopo un periodo iniziale di apparente adattamento, possono mostrare un rifiuto improvviso proprio quando sembrava che tutto procedesse bene. Non è un passo indietro, ma un momento di assestamento nel loro processo di separazione.

All’inizio dell’inserimento, il nido viene vissuto come una novità curiosa, piena di stimoli e di attenzioni. Quando però l’esperienza si stabilizza e diventa quotidianità, i bambini iniziano a percepire più chiaramente la distanza emotiva dai genitori: è come se solo allora si accorgessero davvero che ogni mattina devono separarsi, anche se poi tutto va bene. Questo può far emergere la protesta, che non è un rifiuto del nido, ma un modo per esprimere il dispiacere e per verificare che la separazione sia “sicura” e che il ritorno sia garantito.

Il fatto che, una volta dentro, si tranquillizzino e giochino serenamente è un segnale molto positivo: significa che il legame con le educatrici è buono, che l’ambiente è accogliente e che la difficoltà si concentra nel momento del distacco.

Può essere utile:
• mantenere una routine stabile e prevedibile, senza prolungare troppo il momento del saluto;
• accogliere il loro dispiacere senza cercare di distrarlo o negarlo (“so che è difficile salutarsi, ma poi ci rivediamo dopo la pappa”);
• dare valore alla costanza, mostrando fiducia nel nido e nelle educatrici, perché i bambini “leggono” soprattutto l’emozione dei genitori;
• creare un piccolo rituale di separazione (un gesto, una frase, un oggetto transizionale) che aiuti a rendere simbolico il passaggio.

Questa fase, se accolta con calma e continuità, tende a risolversi naturalmente. I bambini stanno consolidando l’esperienza di poter “andare via” senza perdere l’amore dei genitori — e questo, anche se oggi passa attraverso le lacrime, è un grande passo di crescita.

Resto a disposizione
Un caro saluto
Dott.ssa Francesca Cisternino

Dott.ssa Francesca Cisternino Psicologo a Milano

232 Risposte

79 voti positivi

Contatta

Ti è stata utile?

Grazie per la tua valutazione!

5 NOV 2025

Gentilissima Anna, grazie per essersi rivolta a noi innanzitutto. Capisco la sua preoccupazione da mamma, soprattutto a seguito di un inserimento andato molto bene, e quindi un distacco sereno. I bambini dai 18 mesi in poi generalmente sviluppano e affinano una serie di competenze e funzioni esecutive, quali la memoria, che iniziano a sperimentare nel quotidiano, come ad esempio nel distacco con i genitori, il quale è pur sempre un momento difficile anche se vissuto serenamente. Il fatto che poi sono sereni e giocano è indicatore proprio di questo,
Saluti
AV

Dott.ssa Antea Viganò Psicologo a Pessano con Bornago

1033 Risposte

158 voti positivi

Fa terapia online

Contatta

Ti è stata utile?

Grazie per la tua valutazione!

5 NOV 2025

Buongiorno, le parlo anche da educatrice oltre che da psicologa.
quello che descrive è un comportamento piuttosto comune nei bambini dopo le prime settimane di frequenza al nido. Spesso, quando l’ambiente diventa familiare e la consapevolezza della separazione dai genitori aumenta, possono emergere difficoltà legate proprio al distacco. Non è necessariamente un segnale negativo, ma una tappa evolutiva del processo di adattamento.
Il fatto che durante la giornata si mostrino sereni e giochino con piacere indica che il disagio è legato al momento della separazione, non alla permanenza al nido. È importante continuare a trasmettere tranquillità e fiducia, mantenendo routine e rituali stabili al momento dell’ingresso. Con il tempo, questa fase tende a risolversi spontaneamente

Silvia Biassoni Psicologo a Monza

15 Risposte

18 voti positivi

Fa terapia online

Contatta

Ti è stata utile?

Grazie per la tua valutazione!

5 NOV 2025

Capisco bene la vostra preoccupazione, soprattutto dopo un inserimento che era andato così bene. È del tutto normale chiedersi cosa possa essere cambiato e, anzi, la vostra attenzione e sensibilità nel notarlo sono un segnale prezioso.
Quello che state osservando nei vostri bimbi è in realtà un passaggio molto tipico e naturale nello sviluppo. Intorno ai 18-24 mesi, infatti, i bambini iniziano a maturare una maggiore consapevolezza del sé e dell’altro, e questo porta con sé anche una nuova comprensione della separazione. All’inizio, durante le prime settimane di nido, vivono tutto in modo molto immediato: esplorano, si incuriosiscono, giocano, e non sempre colgono davvero che l’andare al nido significa anche allontanarsi per un po’ da mamma e papà.
Con il tempo, però, crescono la loro memoria, la capacità di anticipare e di rappresentarsi mentalmente l’assenza. È proprio in questa fase che può comparire un momento di “fatica” al distacco: non perché il nido non piaccia più, ma perché ora hanno più strumenti per percepire la separazione e devono imparare, passo dopo passo, a gestirla.
Dal punto di vista dello sviluppo affettivo, questo comportamento è spesso indice di un legame di attaccamento sicuro: piangono o si oppongono quando si separano, ma poi riescono a calmarsi e a ritrovare equilibrio durante la giornata. Il fatto che, al momento del ricongiungimento, li troviate felici e giocosi, e che le educatrici non segnalino difficoltà, ci dice che il nido è per loro un contesto accogliente e in cui riescono a stare bene.
Anche dal punto di vista sociologico, il nido è la prima vera esperienza di “mondo sociale” autonomo: i bambini iniziano a confrontarsi con regole, ritmi e relazioni nuove. È un piccolo grande laboratorio di crescita. È naturale che, nel momento in cui diventano più consapevoli delle dinamiche di gruppo e del fatto che mamma e papà non sono lì, sentano il bisogno di conferme e di rassicurazioni.
Il vostro atteggiamento sereno e fiducioso è fondamentale: i bambini percepiscono subito la tranquillità con cui vengono accompagnati, e questo li aiuta a sentirsi al sicuro. In questi casi può essere utile rendere il momento del saluto breve, ma coerente e rassicurante: una frase semplice e costante (ad esempio “mamma/papà torna dopo la pappa/dopo il pisolino”) può diventare per loro un punto di riferimento stabile.
In generale, sembra un passaggio evolutivo assolutamente normale, legato alla crescita e alla maggiore consapevolezza affettiva dei vostri bimbi. Se la difficoltà dovesse protrarsi o intensificarsi, si può sempre valutare insieme un piccolo spazio di confronto, per capire meglio come accompagnarli in questa fase. Ma, dal racconto, sembra proprio che stiano facendo un bellissimo, anche se un po’ impegnativo, passo avanti nella loro crescita emotiva.

Un caro saluto

Dott.ssa Sara Antoniolli Psicologo a Treviso

16 Risposte

15 voti positivi

Fa terapia online

Contatta

Ti è stata utile?

Grazie per la tua valutazione!

Psicologi specializzati in Psicologia infantile

Vedere più psicologi specializzati in Psicologia infantile

Altre domande su Psicologia infantile

Spiega il tuo caso ai nostri psicologi

Invia la tua richiesta in forma anonima e riceverai orientamento psicologico in 48h.

50 È necessario scrivere 28600 caratteri in più

La tua domanda e le relative risposte verranno pubblicate sul portale. Questo servizio è gratuito e non sostituisce una seduta psicologica.

Manderemo la tua domanda ai nostri esperti nel tema che si offriranno di occuparsi del tuo caso.

Il prezzo delle sedute non è gratuito e sarà soggetto alle tariffe dei professionisti.

Il prezzo delle sedute non è gratuito e sarà soggetto alle tariffe dei professionisti.

Introduci un nickname per mantenere l'anonimato

La tua domanda è in fase di revisione

Ti avvisaremo per e-mail non appena verrà pubblicata

Se hai bisogno di cure psicologiche immediate, puoi prenotare una terapia nelle prossime 72 ore e al prezzo ridotto di 44€.

Questa domanda esiste già

Per favore, cerca tra le domande esistenti per conoscere la risposta

psicologi 32850

psicologi

domande 28600

domande

Risposte 167850

Risposte