Fratello insicuro e violento

Inviata da Axosyes · 18 ago 2025 Terapia di coppia

Salve, vi scrivo perché non so più con chi parlare e non riesco a ricevere l’appoggio di cui avrei bisogno dalla mia famiglia.
Mio fratello, fin da piccolo, ha avuto difficoltà comportamentali e relazionali. È molto insicuro, con scarsa fiducia in sé, e dipende molto dal giudizio degli altri. Gestisce male lo stress e la rabbia: può esplodere in reazioni verbali violente verso le persone e fisiche contro gli oggetti (quasi sempre ed esclusivamente con noi familiari).
Nonostante il carattere difficile, è riuscito ad avere qualche amicizia, ma con il tempo anche queste si stanno allontanando. Dopo il diploma ha incontrato grosse difficoltà nelle prime scelte da adulto. Con fatica ha completato un corso scelto in base alle sue passioni, ma alla fine lo ha odiato e ha abbandonato quella strada, annullando i progressi fatti.
Da due anni vive in un limbo: non studia perché “non sa cosa studiare”, non lavora perché “non sa cosa fare” e rifiuta ogni proposta. È sempre più scontroso e i fenomeni di rabbia sono aumentati. Si irrita per qualsiasi cosa, è particolarmente infastidito da certi rumori (come il masticare) e può arrivare a minacciare di fare del male o a colpire oggetti con pugni.
Io vivo lontano per lavoro e temo che la situazione degeneri. Quest’anno sono riuscito a convincerlo a vedere uno psicologo e uno psichiatra, ma ha interrotto dopo poco, ritenendo inutile ogni suggerimento. I miei genitori, secondo me, non si rendono conto della gravità e si limitano a “tamponare” le sue reazioni, senza intervenire in modo concreto.
Non so come muovermi: sono molto preoccupato e non vedo collaborazione da parte di nessuno. Vi ringrazio per qualsiasi consiglio possiate darmi.

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Miglior risposta 19 AGO 2025

Gentile,
dalle sue parole traspare una grande preoccupazione per suo fratello, ma anche il peso della solitudine nel dover affrontare una situazione così complessa senza il sostegno che desidererebbe dai suoi genitori. Non è facile accettare che chi amiamo viva un disagio così evidente e non riesca a trovare la strada per uscirne.

Il fatto che suo fratello abbia già fatto un tentativo di contatto con psicologo e psichiatra è comunque un segnale importante: anche se interrotto, significa che una porta, per quanto socchiusa, esiste già. A volte i rifiuti sono parte della difficoltà stessa: può non sentirsi pronto, o vivere come “fallimento” la necessità di chiedere aiuto.

La sua irritabilità, le esplosioni di rabbia, la sensibilità ai rumori e la difficoltà a tollerare frustrazione segnalano un disagio che non può essere banalizzato né ridotto a “carattere difficile”. L’assenza di un progetto di vita (studio, lavoro, interessi) probabilmente acuisce la sensazione di vuoto, aumentando aggressività e ritiro.

Capisco bene il suo timore che la situazione possa degenerare. In questi casi la famiglia rischia di “camminare sulle uova” per non scatenare ulteriori conflitti, ma così facendo si resta imprigionati in una dinamica che non cambia mai.

Un consiglio pratico, seppur parziale, potrebbe essere quello di proporre ai suoi genitori un supporto familiare, anche senza la presenza di suo fratello. A volte partire dagli adulti che vivono accanto alla persona in difficoltà permette di acquisire strumenti per non farsi travolgere e per gestire meglio i momenti critici. Inoltre, se gli episodi di rabbia diventano realmente pericolosi, è importante che ci sia consapevolezza della possibilità di rivolgersi ai servizi territoriali di salute mentale o, nei casi di emergenza, anche al pronto soccorso: non per punire, ma per tutelare lui e chi gli sta accanto.

So che può essere frustrante vedere i genitori “tamponare” senza agire davvero, ma spesso è un modo per proteggersi dall’angoscia. Forse, se lei riuscisse a condividere con loro la sua preoccupazione senza accusarli, ma mostrando il suo timore per il futuro di suo fratello e per la loro stessa serenità, potrebbe aprirsi uno spiraglio.

Lei sta già facendo molto, anche solo nel cercare un confronto qui. Non sottovaluti il valore di restare una presenza stabile per suo fratello, anche a distanza: sentirsi pensato, nonostante i rifiuti, può diventare una base da cui un giorno ripartire.

Dott.ssa Sara Petroni

Dott.ssa Sara Petroni Psicologo a Tarquinia

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20 AGO 2025

Bassa autostima, basta socializzazione, depressione, stress, mancanza di motivazione sono tutte situazioni che se non affrontate, possono portare la persona a sfogarsi in maniera inopportuna e pericolosa per terzi

Spesso queste problematiche nascono da convinzioni sbagliate di noi stessi delle nostre capacità e della realtà che ci circonda

È necessario che suo fratello in taverna, percorso psicologico che lo possa aiutare a capire il concreto le basi del suo benessere e a sviluppare strategie concrete per affrontarlo e superarlo

Per ulteriori informazioni, mi contatti le risponderò con piacere

Dott. Luca Ferretti Psicologo a Pontedera

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20 AGO 2025

Quello che racconti trasmette tutta la fatica di chi, pur non essendo il “protagonista diretto” della sofferenza, ne subisce il peso e si ritrova a sostenere da solo un intero sistema che barcolla. E spesso chi sta un passo indietro – un fratello, una sorella – è anche la persona che ha lo sguardo più lucido, meno intrappolato nella paura o nella negazione.

La condizione di tuo fratello – il ritiro sociale, la rabbia incontenuta, l’intolleranza sensoriale, la difficoltà nel trovare una direzione – non può più essere derubricata a semplice confusione giovanile o momentaneo disorientamento. È qualcosa che chiede ascolto, una lettura attenta e soprattutto una presa in carico specialistica stabile e continuativa.

Il fatto che abbia interrotto il percorso terapeutico è purtroppo coerente con chi fa fatica a fidarsi, a tollerare la frustrazione, a restare nel legame. Ma la buona notizia è che sei riuscito a convincerlo a iniziare. E questo ci dice due cose importanti: che tu hai un ruolo e un peso, anche se da lontano, e che in lui esiste una parte – magari piccola, magari silenziosa – che vorrebbe cambiare. Non puoi costringerlo, ma puoi continuare a rappresentare per lui una presenza autorevole, chiara, stabile. E puoi suggerire una nuova consultazione, magari in un contesto in cui ci sia anche uno spazio per voi familiari.

Nel mio lavoro, capita spesso di iniziare il percorso non dal “paziente designato”, ma da chi è preoccupato per lui. Perché un sistema familiare bloccato ha bisogno di qualcuno che inizi a muoversi. E non è mai tempo perso, anzi: è da lì che comincia spesso il cambiamento.

Se vuoi, possiamo parlarne. Anche solo per aiutarti a capire come mantenere un legame con tuo fratello senza esserne schiacciato, e per trovare il modo di sostenere i tuoi genitori – o di sostenerti tu, se loro non sono in grado.

Dott.ssa Barbara Durand – Psicologa Psicoterapeuta

Dott.ssa Barbara Durand Psicologo a Torino

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20 AGO 2025

Salve Axosyes, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

Dott. Francesco Damiano Logiudice Psicologo a Roma

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19 AGO 2025

Gentile Axosyes, è evidente quanto tu stia cercando con tutte le tue forze di essere una presenza significativa nella vita di tuo fratello, pur sentendoti spesso impotente, frustrato e solo. Il comportamento che descrivi – rabbia, isolamento, ipersensibilità, rifiuto dell’aiuto – non è semplice “malumore”, ma segnala un disagio profondo che ha bisogno di essere riconosciuto senza giudizio. A volte, chi soffre interiormente mette in atto modalità aggressive proprio con le persone più vicine, perché sono quelle da cui inconsciamente spera di essere salvato. La tua distanza fisica non annulla il tuo legame emotivo, e proprio questa distanza può darti la lucidità per non essere risucchiato dalla spirale che rischia di imprigionare tutti in ruoli statici. Se tuo fratello non è pronto ad accettare aiuto, può essere utile che siano i tuoi genitori a iniziare un percorso, per comprendere come reagire, porre limiti sani, e uscire da quella logica del “tamponare” che alimenta la stasi. Tu non puoi fare tutto da solo. Il tuo ruolo è importante, ma anche la tua tutela lo è. Meriti uno spazio dove poter parlare, sfogarti, e sentirti sostenuto senza dover sempre tenere tutto sotto controllo. A volte, prendersi cura di sé è il primo passo per poter davvero aiutare chi amiamo. Saluti

Dott.ssa Ada Palma Psicologo a Giugliano in Campania

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19 AGO 2025

Ciao, capisco la tua preoccupazione per tuo fratello e anche per i tuoi genitori. Prima di poter offrire indicazioni o consigli, sarebbe importante fare un’analisi più approfondita che consideri diversi aspetti: l’età di tuo fratello, il contesto sociale in cui vive, le relazioni amicali, familiari e altri elementi che possano restituire un quadro più completo della sua situazione.
Il comportamento che descrivi sembra esprimere dei bisogni, e sarebbe utile domandarsi quali bisogni riesce a soddisfare attraverso quei comportamenti e, allo stesso tempo, quali bisogni non ha trovato modo di soddisfare nella sua storia.
L’obiettivo potrebbe essere quello di aiutarlo a riconoscere queste necessità e a esplorare insieme modalità più adattive per rispondere ad esse. i tuoi genitori, hanno mai preso in considerazione l’ipotesi di una terapia familiare? Potrebbe essere uno spazio utile in cui rileggere insieme le dinamiche attuali e favorire nuove modalità relazionali.
Vi auguro di trovare presto dei professionisti in grado di accompagnarvi in questo percorso.
Un caro saluto,
dott.ssa Francesca Ceccotti

Dott.ssa Francesca Ceccotti Psicologo a Verona

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19 AGO 2025

Grazie per aver condiviso con tanta chiarezza la situazione, capisco quanto possa essere difficile e frustrante sentirsi soli di fronte a un problema così complesso in famiglia.
Da quello che descrivi, tuo fratello vive un forte disagio che si manifesta con rabbia, impulsività, ritiro sociale e difficoltà nel progettare il proprio futuro. Il fatto che abbia interrotto i percorsi di cura è un segnale che non è pronto (o non si sente in grado) di affrontare il suo malessere attraverso strumenti esterni e questo complica le cose. Intanto ti dico subito che la tua preoccupazione è legittima.
Ecco alcuni punti che potrebbero esserti utili per orientarti:

1) Prenditi cura anche di te stesso
Spesso, quando un familiare è in difficoltà, ci si concentra solo su di lui e ci si consuma nel tentativo di aiutarlo. In realtà, avere un sostegno per te (colloqui psicologici, gruppi per familiari, associazioni sul territorio) potrebbe darti strumenti per affrontare la situazione senza sentirti schiacciato.

2) Non farti carico di convincerlo da solo
Chi vive un disagio può rifiutare l’aiuto e spesso i tentativi insistenti lo irrigidiscono ancora di più. In questi casi è importante non “spingere” troppo, ma cercare di mantenere con lui un dialogo che non sia centrato esclusivamente sul cambiamento, ma anche sull’ascolto e sul riconoscimento delle sue difficoltà (“capisco che ti senti senza voglia/che ti fa rabbia...”, piuttosto che “dovresti fare questo”).

3) Osservare i segnali di rischio
Se la rabbia diventa minaccia concreta verso di sé o gli altri, è importante che la famiglia non minimizzi e sappia a chi rivolgersi: il 118 o i servizi di salute mentale territoriali (CSM o CPS a seconda della regione). Non si tratta di “drammatizzare”, ma di avere già chiaro a chi chiedere aiuto in caso di crisi.

4) Coinvolgere gradualmente la famiglia
Tu hai colto la gravità, i tuoi genitori forse no. Potresti provare a condividere con loro non tanto le tue preoccupazioni in astratto, ma episodi concreti (minacce, scoppi di rabbia, isolamento totale) per far capire che non è solo “carattere difficile”, ma una situazione che richiede attenzione clinica. A volte un colloquio familiare con un professionista (anche solo i genitori, non per forza lui) può essere un primo passo.

5) Piccoli passi invece di grandi svolte
Se al momento rifiuta percorsi psicologici o psichiatrici, può darsi che sia più disposto ad attività meno connotate come “cura”: sport individuali, attività manuali, volontariato leggero. Non risolvono da soli, ma mantengono un minimo di contatto sociale e routine.

In sintesi, non puoi “salvarlo” da solo e non hai la responsabilità di farlo. Puoi però:

- mantenere un legame di ascolto con lui (senza spingerlo troppo),
- cercare supporto per te,
- sensibilizzare i tuoi genitori con esempi concreti,
- sapere già a chi rivolgerti in caso di emergenza.

Dott. Mirko Manzella Psicologo a Trieste

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19 AGO 2025

Gentile Axosyes,

comprendo bene la sua preoccupazione e la fatica che vive nell’essere vicino a suo fratello, nonostante la distanza fisica. Da ciò che racconta emerge chiaramente quanto lei sia coinvolto e quanto le pesi vedere una situazione che sembra non trovare sbocchi, con un senso di impotenza che si acuisce di fronte alla scarsa collaborazione dei suoi familiari.

La condizione che descrive appare complessa e fonte di forte tensione in famiglia: suo fratello vive un momento di stallo che alimenta frustrazione, rabbia e isolamento, mentre chi gli sta intorno si trova costretto a reagire o a subire. È importante riconoscere che, dietro a questi comportamenti, spesso ci sono sofferenze profonde che la persona stessa fatica a comprendere e a gestire. Non è raro che chi si trova in questa situazione rifiuti il sostegno psicologico, non perché inutile, ma perché troppo faticoso da accettare in quel momento.

Lei sta già facendo molto, sia nel tentativo di sensibilizzarlo a cercare aiuto, sia nell’attenzione che mostra verso i suoi genitori. Anche se può sembrare poco, la sua presenza vigile e preoccupata rappresenta un punto di riferimento prezioso. Forse non potrà cambiare direttamente l’atteggiamento di suo fratello, ma può continuare a offrire un messaggio costante: che esiste la possibilità di essere aiutati e che il suo benessere non è solo una questione personale, ma riguarda tutta la famiglia.

In situazioni simili può essere utile che anche i familiari si facciano supportare, proprio per comprendere meglio come porsi nei confronti di chi rifiuta l’aiuto, senza cadere nell’impotenza o nel conflitto. Un percorso psicologico individuale per lei, ad esempio, potrebbe darle strumenti per gestire meglio le emozioni e per trovare modalità più efficaci di sostegno, senza sentirsi solo in questo compito.

Cordiali saluti, rimango a disposizione qualora sentisse il bisogno di un supporto.
Dott.ssa Diana Panaia

Dott.ssa Diana Panaia Psicologo a Reggio Emilia

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19 AGO 2025

Buongiorno Axosyes ,questa che descrivi è una situazione assai grave e capisco che ti stia logorandо, soprattutto vivendo lontano e sentendoti impotente di fronte al deterioramento progressivo di tuo fratello.

In effetti ci sono elementi molto preoccupanti: l'escalation della violenza verbale e fisica, l'isolamento sociale crescente, l'ipersensibilità ai rumori (possibile misofonia), il rifiuto sistematico di aiuti professionali e soprattutto la perdita di qualsiasi progettualità futura. tuo fratello sembra intrappolato in un circolo vizioso dove l'insicurezza profonda genera rabbia, che a sua volta aumenta l'isolamento e conferma la sua percezione di inadeguatezza.

E laa reazione dei tuoi genitori ( il "tamponare" invece di intervenire concretamente)- è tipica di chi vive quotidianamente con situazioni esplosive e finisce per adottare strategie di sopravvivenza a breve termine pur di evitare le crisi immediate, perdendo di vista il quadro generale.

ma ci sono veri e propri segnali d'allarme, come l'interruzione prematura dei percorsi terapeutici combinata con l'aumento dell'aggressività e le minacce di fare del male, che richiedeno un intervento urgente e strutturato. Il rischio è che questa situazione possa degenerare ulteriormente, con conseguenze per lui stesso e per la famiglia.

Come fratello lontano ma coinvolto, le strategie operative che posso consigliarti riguardano il
1. contattare i servizi di salute mentale territoriali per una valutazione domiciliare,
2. coinvolgere il medico di base per una segnalazione,
3. organizzare un incontro familiare strutturato con i genitori per definire limiti chiari e conseguenze,
4. valutare la possibilità di un ricovero temporaneo se la situazione diventa ingestibile.

Ritengo inoltre necessario un intervento sistemico che coinvolga non solo suo fratello ma tutta la famiglia, per modificare le dinamiche disfunzionali che mantengono questa situazione in uno stallo pericoloso, utilizzando strategie specifiche per la gestione dell'aggressività e la ricostruzione di un progetto di vita sostenibile. Spero che tu trovi la strada giusta da percorrere. Un caro saluto,
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork

Dott.ssa Marzia Mazzavillani Psicologo a Forlì

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19 AGO 2025

Buongiorno
Che cosa è successo a suo fratello?
Come mai e così arrabbiato?
Fa uso di droghe? Di alcol?
Avete pensato di portarlo da un neurologo,?
Ha fatto mai attività sportive per scaricare la sua ra Rabbia?
Oltre poi a un portarlo da un nuovo psicoterapeuta?
E stato bullizzato?
Dottssa Patrizia Carboni
Psicologo Psicoterapeuta
Roma

Dott.ssa Patrizia Carboni Psicologo a Roma

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19 AGO 2025

Quello che descrivi è davvero difficile da sostenere, e capisco bene la tua preoccupazione. Non solo per il comportamento di tuo fratello, ma anche per il senso di impotenza che provi di fronte a una situazione che sembra sfuggire di mano e a una famiglia che, nel tentativo di non creare ulteriori tensioni, finisce per non affrontare il problema fino in fondo.
Il fatto che tu ti sia già impegnato a convincerlo a consultare uno psicologo e uno psichiatra dimostra quanto tu tenga a lui, anche se poi il percorso si è interrotto. A volte, quando la rabbia e la sfiducia verso se stessi sono così forti, chiedere aiuto diventa un passo che si vive come una minaccia, quasi una sconfitta personale. Per questo è frequente che ci siano resistenze o abbandoni precoci, e non è segno che non serva, ma che forse non era ancora il momento giusto o non aveva trovato la persona con cui sentirsi davvero compreso.
La tua sensazione di solitudine è più che legittima. Non avere una collaborazione attiva da parte dei tuoi genitori può farti sentire con tutto il peso sulle spalle. Ma non sei tu da solo a dover risolvere la vita di tuo fratello. Puoi, piuttosto, cercare di continuare a offrirgli ascolto senza giudizio, senza cadere nella trappola di convincerlo a cambiare a tutti i costi, perché questo spesso aumenta la resistenza.
Allo stesso tempo, può essere utile che tu abbia anche un tuo spazio di sostegno personale. Condividere la fatica con un professionista che conosca le dinamiche familiari in situazioni simili, così da non rimanere schiacciato dall’ansia e dal senso di responsabilità. Perché avere cura di sé, in questi casi, non è egoismo ma una condizione necessaria per riuscire a stare accanto a chi soffre.
Non esistono soluzioni semplici, ma il tuo sguardo attento e la tua sensibilità sono già un passo importante. Non lasciare che la tua voce resti sola. Cercare supporto anche per te stesso può aiutarti a non sentirti intrappolato in questa solitudine.
Cordialmente
dott. Rodolfo Vittori

Dott. Rodolfo Vittori Psicologo a Romans d'Isonzo

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19 AGO 2025

Buongiorno, grazie intanto per aver condiviso con così tanta delicatezza la sua situazione.
Essere fratelli in situazione così complesse può diventare frustrante in quanto non si riesce a dare il proprio contributo come si vorrebbe e a lungo andare, può causare forte stress emotivo.
Quanto riporta anche rispetto agli agiti aggressivi e violenti del fratello è significativo rispetto al vissuto di tutta la sua famiglia. Spesso gli agiti violenti vengono rivolti ai familiari o alle persone più vicine e care perché ci si sente liberi di esprimersi, mettendo in gioco anche strategie disfunzionali. Questi momenti portano poi tensione nella relazione e difficoltà anche da parte dei genitori di accettare la violenza subita. Rappresenta spesso un "lutto" l'accettazione di un figlio con delle difficoltà relazionali.
I sintomi di cui parla possono essere associati a diverse difficoltà, sarebbe sicuramente utile un percorso valutativo e terapeutico con un professionista, anche se riconosco la complessità della situazione, risultando suo fratello poco collaborante nel progetto.
Le consiglio di proporre ai suoi genitori un percorso familiare di modo da aiutarli a gestire meglio le situazioni di crisi aggressive e di rabbia che vivete quotidianamente oltre a informarli sui vari servizi presenti sul territorio che vi possano sostenere nel percorso.
Rimango a disposizione anche online per aiutarvi nella gestione delle dinamiche familiari.

Un caloroso augurio
Dott.ssa Deborah Lazetera

Deborah Lazetera Psicologo a Padova

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19 AGO 2025

Quello che descrivi trasmette bene il peso di trovarti in mezzo a dinamiche familiari complesse, in cui il comportamento di tuo fratello ti preoccupa profondamente e, allo stesso tempo, percepisci una mancanza di collaborazione da parte dei tuoi genitori. È naturale che questo ti faccia sentire impotente e solo: da lontano è difficile incidere e, quando sembra che gli altri minimizzino, la sensazione è di portare sulle proprie spalle un carico che non può essere sostenuto da una sola persona.

Le tue parole fanno emergere quanto sei vigile e attento: cogli i segnali, ti interroghi sul loro significato, cerchi vie per coinvolgere tuo fratello in percorsi di aiuto. Anche se a volte può sembrarti di non ottenere risultati, il fatto stesso di mantenere questa attenzione dice molto del tuo legame e del tuo impegno.

È una situazione che probabilmente ti mette in conflitto: tra il desiderio di proteggere tuo fratello, la paura di ciò che potrebbe accadere e il bisogno, altrettanto legittimo, di sentirti sollevato da un compito che non può spettare soltanto a te. Avere tutto questo insieme — amore, rabbia, preoccupazione, impotenza — è comprensibile e umano.

Il modo in cui ne parli mostra quanto tu stia cercando non solo risposte, ma soprattutto un ascolto autentico. A volte è proprio questo che manca nelle famiglie: uno spazio in cui ciò che fa paura possa essere riconosciuto e accolto, senza doverlo negare o minimizzare

Gloria Odogwu Psicologo a Bassano del Grappa

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