Ferito e deluso, perchè fuggire?
Salve, dottori.
Scrivo per provare a capire e a capirmi.
Dopo un anno dove mi sono ripreso da una convivenza di 5 anni finita malissimo, con un tradimento molto doloroso per me e dove ho avuto molte "storie" vuote e senza gran senso, ecco di nuovo sentire quella bella sensazione.
La conosco, ci frequentiamo per un mese e mezzo, sembra una ragazza dolce e premurosa anche se ferita: è passato un anno da quando ha finito una storia di 10 anni.
Passiamo bellissimi fine settimana: grande intesa sessuale, tanta dolcezza e tanta complicità, qualche piccolo viaggio insieme, insieme per la mano... una complicità innata.
Sembriamo molto complici, anche se noto che il suo atteggiamento è tanto dolce, quanto volto a "tenere" le distanza in maniera un po' strana. Cerca di limitare il tempo con me, fa di tutto per mantenere dei suoi impegni (tutto ottimo, se non che a volte suonavano come dogmi: tipo tutti i fine settimana devo vedere almeno una volta al giorno i miei amici), a volte è tanto vicino quando ci vediamo che schivo, quando ci allontaniamo.
Si sbilancia con me: mi parla di presentarmi ai suoi amici, mi dice che è come mi conoscesse da una vita, mi parla di prendere la pillola "così da stare meglio in due", mi dice anche così conoscerò per bene anche la tua città, parla insomma di futuro.
E' vero, vedevo in lei molte proiezioni della mia vita: la voglia di trovare una compagna per poter costruire, forse di cambiare vita e città, forse di poter di nuovo stare bene. Però non ho mai esagerato, nel senso ecco sicuramente si è percepito che ero una persona pronta ad una relazione, ma non che volessi forzare i tempi.
C'erano anche delle cose strane: la difficoltà quando ci staccavamo a dimostrarmi presenza e vicinanza ("lo sai che penso a te anche quando non ti scrivo") o momenti di silenzio e di sparizione.
Io non pressavo: capivo le sue difficoltà ed ho fatto di tutto per far si che le condividesse con me, sapendo che 10 anni di una storia (a 34 anni) sono qualcosa di enorme. Chiaramente cerco di mantenere il rispetto per me, nei limiti del possible.
Arriva un momento di crisi: mi chiede tempo per pensare. Non batto ciglio e lei dopo qualche giorno torna.
Tutto come prima, anche se mi parla di "ansia" e di difficoltà nella gestione di un rapporto.
Torna tutto come prima, ma dopo averla vista portarmi la colazione a letto, dopo aver dormiti abbracciati, non sapendo come fare a staccarsi, lei sparisce per giorni. Non presso e mi faccio risentire.
Da lì per 15 giorni non ci vediamo, ma ci sentiamo. Io non ne posso più, non capisco.
Ad un certo punto decidiamo di incontrarci, ma mi chiama la mattina poco prima dell'appuntamento per dirmi, che vuole troncare.
Provo ad essere sincero a capire e lei mi dice che "non è una mancanza di interesse. Sa bene che c'era un'attrazione ed una complicità molto forte tra noi, ma che appena ha sentito di affezionarsi ha voluto troncare, perchè tutto questo le da un'ansia forte"
Le chiedo allora però se quelle cose che ho sentito con i miei orecchi ed anche quelle sensazioni condivise, me le ero inventate. Mi risponde che no: anche lei era molto presa e che non mi ero inventato niente.
Mollo il colpo.
Mi sento profondamente, confuso, deluso, oscillante tra l'accettazione ed il senso di essere preso in giro. Non riesco a capire se la mia percezione di questa persona era sbagliata, o se è solo una persona sofferente.
Mi ritrovo nuovamente svuotato, dopo le ferite passate dalla mia vecchia convivenza.
Non riesco a capire cosa ho visto, se mi sono completamente sbagliato, se ho vissuto l'ennesima bugia, o se come a volte sento comunque semplicemente come mi ha detto, questa ragazza è fuggita da un qualcosa che ha sentito come molto forte.
Chiaramente per me il capitolo è chiuso, ma sto iniziando a dubitare della mia capacità di capire le persone e le situazioni.