Ferita dal terapeuta
Salve a tutti,
ho iniziato un percorso di psicoterapia ad indirizzo analitico a causa di alcuni disturbi di tipo somatoforme. Il percorso è ancora all'inizio - dato che mi accingo a compiere, solamente, i primi cinque mesi di terapia- ma ho già sviluppato sentimenti di transfert verso il mio terapeuta. Tuttavia, ora mi trovo ad un bivio: continuare la frequentazione oppure cambiare terapeuta. Infatti a seguito di un "errore" del terapeuta, mi sono sentita molto infastidita, inadeguata, impreparata. La cosa è stata riferita, nella seduta successiva, c'è stata l'ammissione della "colpa" da parte dello stesso terapeuta, ma non mi è stato possibile comunque perdonare quell'errore, e vivo dunque, ora, un profondo dissidio interiore: provo un amore immenso per il terapeuta, qualcosa di puro e meraviglioso, qualcosa che è ammirazione, devozione e volontà di compiacerlo in tutto, ma ora sento pure che qualcosa è crollato -o sta crollando. Infatti, non mi fido di lui, mi sento giudicata, e pure idealizzata, ferita quindi nel profondo, ma senza possibilità di essere sincera davvero. Il problema è relativo al fatto che quel suo errore ha aperto una ferita che non ero pronta ad affrontare, e che mi ha portato -tormentata da questi fantasmi che ancora non volevo vedere- a compiere atti autolesionistici. Ora quindi mi percepisco sola in questa battaglia: l'inconscio tormenta le mie notti con sogni perturbanti, e in colui che ha innescato questo, non riesco a vedere un valido aiuto.
La domanda quindi è: forzarmi, cioè sorvolare sulla delusione e umana e transferale per cercare di arginare questa tensione emotiva che non sono ancora capace di gestire da sola; oppure, abbandonare il terapeuta, e cercare aiuto in un altro professionista?
Ringrazio anticipatamente chi vorrà aiutarmi a far chiarezza