Evitamento situazioni lavorative ansia
Buonasera; ho giá fatto altre richieste anche se in questo caso ragionando (forse anche troppo) sto vedendo la mia situazione da un'ottica differente.
In pratica tutto è iniziato con l'ansia susseguita ad un lavoro molto difficile che mi sono trovato ad affrontare da solo perchè nello studio di famiglia in cui lavoro ero l'unico con il ruolo in grado di farlo (sono un ingegnere) ma non ancora pronto mentalmente; perchè non mi sentivo pronto come anni di esperienza dato che ho dovuto farlo a 29 anni (ora ne ho 30).
Il problema è che in fondo in fondo questo lavoro mi ha aperto mille dubbi che mi hanno fatto mettere in dubbio la mia carriera professionale e pure la mia persona..
Secondo i miei potrebbe essere un mezzo esaurimento nervoso (burnout ho letto in gergo) o la famosa crisi dei 30 anni ( in effetti è un etá che vedevo come un punto di svolta) ma non mi sembra..io lo definisco piú come se mi sentissi tra l'incudine e il martello.
Io sono sempre stato molto introverso; molto attaccato alla famiglia e a scuola/universitá molto tranquillo e con grande senso del dovere..mi sono sempre fatto poche domande. Studiavo e basta. Da piccolo mi hanno sempre dipinto come bravo i miei...diciamo che era quasi diventato un mio "ruolo" di famiglia essere quello studioso e bravo. Nell'adolescenza soprattutto ho sempre sentito la sensazione di "non poter esprimere" le mie emozioni..ero molto restio a dire ai miei di una qualche ragazzina che poteva piacermi..certi argomenti li vivevo come se non potessi dirli e non so bene perchè..come se fossero argomenti che mi sviavano dal dovere ma credo sia in parte un carattere con basi genetiche. Ero molto introverso da appena nato in pratica. Nell' adolescenza sono diventato un pò più sicuro di me ma Tutt'ora nelle situazioni pubbliche provo un certo disagio e per dire se vedo/vedevo i miei amici cantare o ballare avrei voluto farlo pure io ma alla fine la paura del giudizio mi blocca sempre..con un gruppo di persone parlo poco se non sono i miei amici storici..faccio fatica ad introdurmi.
Negli studi non ne parliamo. Ansia prima degli esami continua..e studiavo tantissimo il che mi ha portato a ottimi risultati ma non poco sudati..per fortuna la facoltá mi è sempre piaciuta e non me ne sono mai pentito.
Alle medie/superiori ero bravo ma forse lo ero più nelle materie umanistiche..e questa cosa l'ho sempre vista come un limite perchè volevo fare l'ingegnere..questa cosa mi ha portato ad uno studio continuo....ho studiato la matematica alla perfezione e in vari casi i professori mi hanno detto che sembravo piú un matematico che un ingegnere...non che mi piacesse la materia ma era una "sfida" che volevo superare.
Molto spesso ho avuto la cosiddetta "sindrome dell'impostore" nel senso che ho sempre avuto paura che venisse fuori che non sono bravo come sembro..
Vengo inoltre da una famiglia con 2 generazioni di imprenditori alle spalle abbastanza nota nel mio paese ma mio padre ad un certo punto ha avuto problemi con l'azienda nella famosa crisi edile del 2008 e si è dovuto reinventare.
Anche questa cosa credo mi abbia inconsciamente pesato e provavo dispiacere perchè percepivo che la situazione non era piú quella di prima...mio padre in difficoltá era una cosa a cui non ero abituato.
A questa cosa ho reagito con voglia di rivalsa e di aiutarlo..sia per lui che (ora lo capisco) per me.
Tornando al mio lavoro io ho fatto un'esperienza in una azienda e vari colloqui con molte proposte ma alla fine avevo sempre una "calamita immaginaria" che mi riportata alla mia famiglia..e a quello che era giusto per la nostra situazione.
Per cui sono finito a lavorare nella attuale attivitá di famiglia.
Solo che ora che le cose vanno bene...che i problemi si sono risolti mi sento come se ho sbagliato strada...
In pratica la "calamita" di cui parlo non riesco a capire se si tratta di paura di uscire dalla zona di comfort; di paura di deludere le aspettative della mia famiglia; di paura del giudizio di eventuali superiori al lavoro che possano minare la mia autostima; di differenziazione dalla mia famiglia di originre; di un perfezionismo autoindotto o che mi sento addosso...credo sia un mix di cose forse...
A volte ultimamente vorrei cambiare lavoro; ricominciare da zero e fare solo quello che mi piace (che ora faccio nel tempo libero) ma continuo a sentire questa "calamita"...ecco perchè parlo di incudine e martello. In un certo senso vorrei andare ma qualcosa mi richiama. Che ne pensate?
Ultimamente sono terrorizzato da vari disturbi psicologici a seguito del periodo che ho passato..tra cui narcisismo che mi terrorizza perchè da piccolo mi hanno sempre dipinto come bravo anche se mi ci sentivo poco.. però non sono mai stato disprezzante con gli altri; manipolatore;traditore...solo che mi sento addosso il mio ruolo nella mia famiglia e quello che prima era un nido tranquillo a volte mi inizia a sembrare una gabbia.
Credo che i due aspetti che mi pesino piú nel cambiare lavoro siano la paura del giudizio dei colleghi/superiori..la paura di non essere bravo come dovrei per stare tranquillo in un'azienda e la paura di deludere certe aspettative...in pratica a volte mi sembra di non avere scelto altri lavori che mi piacessero di più come "evitamento" ansioso per non dovermi mettere troppo alla prova.
cosa sapete consigliarmi?
Grazie per il tempo dedicatomi!.