Buongiorno. Può mai capitarvi che un paziente vi venga a noia? Magari perché lo avete in cura già da diversi mesi/anni e quindi vi passa un po’ il brio della novità... come vi comportate in quel caso? Se non siamo più “interessanti” come caso clinico, che fate?
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13 APR 2021
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Buongiorno,
mi ha fatto sorridere la sua domanda, anche se è del tutto legittima e senz'altro riguarda una situazione che può accadere, anche se non certo per il passare del brio della novità o perché si ritenga il paziente poco interessante. In effetti il terapeuta non è una macchina, vive la relazione terapeutica in prima persona e questa è fatta, come ogni relazione, di pensieri, emozioni, stati d'animo che non possono essere congelati o non considerati: è ciò a cui si fa riferimento quando si parla di controtransfert.
Nel mio modo di lavorare ciò che mi accade dentro cerco di usarlo con la persona che ho di fronte, a volte arrivando anche a esplicitarlo nel colloquio con la stessa. Chiedo anche al paziente di fare altrettanto nei miei confronti. Ciò che accade in ciascun momento del percorso terapeutico può diventare un'importante risorsa per capire meglio molte dinamiche del paziente e anche per provare ad affrontare nel contesto protetto della terapia ciò che fuori sarebbe più faticoso affrontare.
Giulia Forcellini
Psicologa e psicoterapeuta
14 APR 2021
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Buonasera Anon, pone una domanda interessante in quanto grazie ad essa ci da' l'occasione di spiegare/ ribadire che, proprio in quanto terapeuti, dovremmo lavorare costantemente su noi stessi e sui vissuti che i nostri assistiti evocano in noi : se un paziente "ci annoiasse" sarebbe importante che acquisissimo consapevolezza delle cause sottostanti a questa noia e, forse ancor di più, che "utilizzassimo" essa ai fini di una maggiore efficacia della terapia. Personalmente, essendo, tra l'altro, di orientamento sistemico relazionale, tendo a non considerare i miei pazienti "casi clinici più o meno interessanti" , ma persone la cui sofferenza può essere attenuata grazie ad un lavoro terapeutico volto al supporto, alla rielaborazione di eventi dolorosi, alla valorizzazione delle risorse , etc...di questo lavoro sono parti integranti sia il paziente che il terapeuta che, se consapevole delle sue risonanze, potrà trasformarle da vincoli in risorse.
Resto a Sua disposizione per eventuali approfondimenti
Dottoressa Daniela Raffa
(Psicologa/Psicoterapeuta/
disponibile per terapie online)
14 APR 2021
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Anon25, che domanda interessante.....
Il nostro lavoro non ha a che fare con tabulati, con macchine, con qualcosa di passivo ed inanimato...
.
Il nostro mestiere è un meraviglioso intreccio di confronti con una persona.
L'essere umano non è mai noioso. Non è noioso nemmeno quando sembra passivo.
Quindi no, non mi è mai capitato personalmente di annoiarmi con un paziente.
Potrebbe infastidirmi, provocarmi, creare emozioni negative, ma la noia mai.
Quando mi annoierò, ma questa è solo una mia personale opinione, non di categoria, credo che smetterò di fare questo mestiere, perché credo che avrò smesso di amare quel che faccio.
Grazie per la riflessione!
Cinzia Moleri
Psicologa, Psicoterapeuta
Naturopata