È possibile recuperare un rapporto in queste condizioni?
Salve, sono una ragazza di 27 anni. Premetto di essere seguita da circa tre mesi da una terapista, ma voglio comunque chiedere pareri diversi sulla mia storia finita male.
Tre anni e mezzo fa, ho iniziato una relazione con un ragazzo. Un mese esatto da quando ci siamo messi insieme, mi sono trasferita al nord (sono siciliana) per motivi di studio. Sono iniziati i primi problemi di fiducia da parte di entrambi. L'anno successivo decido di tornare in sicilia e continuare il mio percorso di studi in una città vicino la mia. L’anno appena trascorso ci ha allontanati moltissimo. Non abbiamo mai risolto veramente i conflitti di fiducia che avevamo accumulato e questo ci ha portato a litigare sempre di più anche per cavolate. Io l’ho sempre incolpato di non essere presente per me, lo aggredivo spesso e volentieri. Lui, quest’estate, dopo l’ennesima recriminazione da parte mia mi ha lasciata. C’è stato un tira e molla durato un mese, durante il quale io mi sono scusata e ho tentato di spiegargli che se gli ho fatto pesare molte cose è stato solo per le mie insicurezze e la mia rabbia interiore e che le cose sarebbero cambiate. Lui mi diceva che non ci credeva più, che ormai qualcosa si era rotto, e che non mi amava più, salvo poi rimangiarselo e tornare sempre con occhi sognanti. Tornata la routine, mi diceva nuovamente che non poteva andare. Siamo stati divisi tutto il mese di settembre, durante il quale io ho continuato a spiegare le mie ragioni e ad inseguirlo. E’ tornato dicendo che non mi aveva dimenticato e che nonostante ci fossero dei problemi, le cose tra noi non erano morte. Siamo stati insieme altri tre mesi, poi è scoppiato di nuovo dicendomi le stesse cose, ovvero che non possiamo più stare insieme, che si sente male ormai in questa storia perché molte cose non vanno. Che per me sente troppo conflitto, che un giorno va bene e tre non si sente tranquillo. Lamenta miei difetti che ho sempre avuto e anche mancanza di profondità del rapporto, nonostante io abbia fatto mille passi avanti nei suoi confronti, ma abbia trovato un muro. Non è mai voluto venire in terapia con me, nonostante la mia terapista reputasse utile la sua presenza per capire i miei problemi relazionali. Quando ho assunto atteggiamenti sbagliati nei suoi confronti, pur cercando di rimediare subito dicendo che era frutto della mia insicurezza e che me ne sono accorta, lui mi ha risposto che non ho niente e che non è vero.
Ci siamo visti per parlare e abbiamo finito per litigare. Ora dobbiamo vederci di nuovo, ma lui comunque è deciso e non ne vuole saperne di stare con me. Dice che non riesce più a valutare positivamente la nostra storia perché ci sono state tante cose che ha cercato di digerire ma non riesce a farsi andare giù.
Mi chiedo: com’è possibile non voler riconoscere le difficoltà dell’altro? Perché questo non conta niente nel suo giudizio? C'è qualcosa che potrei fare?