Salve, ho già scritto 2 mesi fa raccontando il mio problema dovuto ad un transfert molto forte per il mio psicologo e, anche viste le risposte ricevute, ho deciso di continuare la terapia attendendo un altro po’ di tempo.
Sono in cura per problemi legati alla mia situazione familiare(problemi gravi con i miei genitori), ansia eccessiva e forte ipocondria. Da quando ho cominciato la terapia devo dire di essere molto cambiata anche se non sono ancora riuscita a risolvere i miei problemi relativi all’ansia e all’ipocondria ma è proprio cambiato il mio approccio verso determinati aspetti della mia vita.
Devo ammettere però che ad oggi, il mio problema principale che non mi da pace è il mio rapporto con il mio psicologo: sono totalmente presa da lui, non ho più alcun interesse sessuale nei confronti del mio compagno perché non faccio altro che pensare a lui, studio in un’altra città e per me sapere ce lui è lontano e che non posso vederlo con la stessa frequenza di prima è realmente frustrante. Ho letto qualsiasi cosa riguardo il transfert, per ultimo il seminario di Lacan a tal proposito quindi non mi va di soffermarmi sui motivi per i quali io mi sia “innamorata” di lui...il problema è che non sono assolutamente riuscita a risolvere il problema, anzi, adesso sto iniziando addirittura a pensare che l’unico modo per trovare una soluzione sia abbandonare definitivamente la terapia. Sono arrivata a questa conclusione perché noto che il mio psicologo forse non riesce ad aiutarmi, secondo lui non è un problema che io sia innamorata di lui e mi dice sempre che questo mio “amore”può durare a lungo quindi è inutile dannarsi eccessivamente.
Ma è proprio questo il punto, io vorrei riuscire ad uscirne in fretta ma così penso proprio di non riuscirci..allo stesso tempo però mi sento veramente malissimo anche solo al pensiero di non vederlo o non parlare più con lui perché ormai, per ogni cosa sgradevole che mi capita non vedo l’ora di confrontarmi con lui e sfogarmi...
Quale sarebbe secondo voi, se esiste, la soluzione? È un tasto delicato per me, mi sento davvero sconfortata.
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11 DIC 2018
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Gentile utente,
È complesso dare una risposta che possa essere esaustiva rispetto ai dubbi che porta in questa sua domanda. Quello che sento di poterle suggerire è di evitare (se non deve farlo per lavoro o studio) di approfondire tematiche di carattere psicoanalitico con l'intento di dare una spiegazione a questo suo 'amore' per lo psicologo (psicologo che lei definisce 'il mio'). Questa definizione che implica possesso mi fa pensare che lei senta il bisogno di una figura che la guidi in questo suo processo di cambiamento. Deduco sia una giovane donna e riportando in questo suo scritto che i motivi del suo rapporto terapeutico con lo psicologo siano anche dovuti al difficile rapporto che ha con i suoi genitori, mi fanno pensare che questo suo 'amore' possa essere tradotto, appunto, in un desiderio di accudimento e cura da parte di una figura in qualche modo genitoriale. Questa mia deduzione non rappresenta una risposta in alcun modo esaustiva, non avendo specifica conoscenza della sua vita né del percorso che sta portando avanti assieme allo psicologo. Tuttavia potrebbe essere una chiave di lettura su cui riflettere. Può accadere, infatti, che i nostri bisogni di accudimento e cura primari vengano confusi con il bisogno di amore maturo tipico della relazione adulta con l' Altro. Ciò accade, nondimeno, anche in coppie NON TERAPEUTICHE, quindi tra partner, dove uno dei due ricerca nell' altro una affettività che colmi i propri bisogni primari di accudimento e cura. Questa sfiducia che lei riserva ora nei confronti dello psicologo che la sta seguendo potrebbe essere anche parte stessa del percorso, pertanto mi sento di suggerirle di non stroncare il RAPPORTO TERAPEUTICO in modo drastico, ma di attendere l' evoluzione di questo suo processo di crescita e cambiamento.
11 DIC 2018
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Gentile utente,
È complesso dare una risposta che possa essere esaustiva rispetto ai dubbi che porta in questa sua domanda. Quello che sento di poterle suggerire è di evitare (se non deve farlo per lavoro o studio) di approfondire tematiche di carattere psicoanalitico con l'intento di dare una spiegazione a questo suo 'amore' per lo psicologo (psicologo che lei definisce 'il mio'). Questa definizione che implica possesso mi fa pensare che lei senta il bisogno di una figura che la guidi in questo suo processo di cambiamento. Deduco sia una giovane donna e riportando in questo suo scritto che i motivi del suo rapporto terapeutico con lo psicologo siano anche dovuti al difficile rapporto che ha con i suoi genitori, questo mi fa pensare che il suo 'amore' possa essere tradotto, appunto, in un desiderio di accudimento e cura da parte di una figura in qualche modo genitoriale. Questa mia deduzione non rappresenta una risposta in alcun modo esaustiva, non avendo specifica conoscenza della sua vita né del percorso che sta portando avanti assieme allo psicologo. Tuttavia potrebbe essere una chiave di lettura su cui riflettere. Può accadere, infatti, che i nostri bisogni di accudimento e cura primari vengano confusi con il bisogno di amore maturo tipico della relazione adulta con l' Altro. Ciò accade, nondimeno, anche in coppie NON TERAPEUTICHE, quindi tra partner, dove uno dei due ricerca nell' altro una affettività che colmi i propri bisogni primari di accudimento e cura. Questa sfiducia che lei riserva ora nei confronti dello psicologo che la sta seguendo potrebbe essere anche parte stessa del percorso, pertanto mi sento di suggerirle di non stroncare il RAPPORTO TERAPEUTICO in modo drastico, ma di attendere l' evoluzione di questo suo processo di crescita e cambiamento.
11 DIC 2018
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Gentile utente,
È complesso dare una risposta che possa essere esaustiva rispetto ai dubbi che porta in questa sua domanda. Quello che sento di poterle suggerire è di evitare (se non deve farlo per lavoro o studio) di approfondire tematiche di carattere psicoanalitico con l'intento di dare una spiegazione a questo suo 'amore' per lo psicologo (psicologo che lei definisce 'il mio'). Questa definizione che implica possesso mi fa pensare che lei senta il bisogno di una figura che la guidi in questo suo processo di cambiamento. Deduco sia una giovane donna e riportando in questo suo scritto che i motivi del suo rapporto terapeutico con lo psicologo siano anche dovuti al difficile rapporto che ha con i suoi genitori, questo mi fa pensare che il suo 'amore' possa essere tradotto, appunto, in un desiderio di accudimento e cura da parte di una figura in qualche modo genitoriale. Questa mia deduzione non rappresenta una risposta in alcun modo esaustiva, non avendo specifica conoscenza della sua vita né del percorso che sta portando avanti assieme allo psicologo. Tuttavia potrebbe essere una chiave di lettura su cui riflettere. Può accadere, infatti, che i nostri bisogni di accudimento e cura primari vengano confusi con il bisogno di amore maturo tipico della relazione adulta con l' Altro. Ciò accade, nondimeno, anche in coppie NON TERAPEUTICHE, quindi tra partner, dove uno dei due ricerca nell' altro una affettività che colmi i propri bisogni primari di accudimento e cura. Questa sfiducia che lei riserva ora nei confronti dello psicologo che la sta seguendo potrebbe essere anche parte stessa del percorso, pertanto mi sento di suggerirle di non stroncare il RAPPORTO TERAPEUTICO in modo drastico, ma di attendere l' evoluzione di questo suo processo di crescita e cambiamento.