Dubbi sul futuro e insoddisfazioni del presente
Ho 20 anni e sono gran parte delle volte insoddisfatta e frustrata della mia vita. Forse lo sono sempre stata. Almeno non sono mai stata serena del tutto. Al tempo stesso godo di buona salute e ho una famiglia che mi vuole bene e spesso mi sento in colpa quando penso di essere "infelice".
"Hai tutto quello che hai bisogno, non ti manca niente, perché sei triste?" "Sei sempre giù per delle stupidaggini, c'è di peggio nel mondo!". Queste sono le parole che mi ronzano in testa dalle parole dei miei genitori che mi rivolgevano da bambina quando tutti i miei compagni di classe delle elementari mi isolavano e mi evitavano a scuola.
Forse per questo cerco a tutti i costi di essere accettata e vivo nella costante paura di essere rifiutata dagli altri (in primis dai miei genitori) o di essere esclusa (quando sono in un ambiente nuovo), anche se ora tendo a comportarmi anche in maniera quasi opposta.
Quest'estate ho perso una delle mie vecchie e poche amiche d'infanzia. E' morta di anoressia nervosa e ho scoperto dopo la sua morte che mi detestava perché era convinta che l'avessi abbandonata. Al momento della sua morte aveva chiuso i rapporti con me e non sapevo ancora il perché di tutto ciò. L'unica cosa che sapevo è che non era in sé e speravo che un giorno, una volta guarita o stata meglio, avremmo ripreso il nostro dialogo. Non sapevo come starle vicina, ogni mio aiuto sembrava che finisse nel vuoto, o peggio, avevo paura che potesse ferirla ulteriormente. La vedevo distaccata a scuola e mi respingeva, ma credevo che fosse dovuta alla malattia. A causa di ciò ho perso un'altra mia cara amica che mi ha voltata le spalle, perché convinta della stessa idea. Forse a causa di questo non riesco ad instaurare un rapporto di amicizia, almeno quelli intimi. Sì, esco con più persone rispetto a prima, ma sono solo rapporti superficiali, faccio fatica ad entrare in confidenza con loro. Non riesco a legarmi con le mie compagne dell'università. Sono io che tendo ad isolarmi.
Mi sento anche spaesata, per anni speravo che il futuro mi avrebbe riservato una vita migliore, ma non è mai stato così. Come avevo detto prima, alle elementari vivevo sempre da emarginata. La mia famiglia non mi capiva mai e mi lanciava sempre delle critiche. L'unica cosa in cui credevo di essere brava era nello studio. Ero bravissima a scuola e sia le maestre (e poi professori) che i miei genitori mi lodavano per questo. Lo facevo con piacere, con curiosità e soddisfazione, fino a quando sono entrata al liceo. Ogni anno grazie ai miei voti ricevevo una borsa di studio. Da allora lo studio, prima unica fonte in cui potevo affermarmi era diventato una specie di obbligo. Dovevo studiare perché così non avrò voti alti, e se non avrò voti alti non avrò la borsa, e se non avrò la borsa i miei genitori si arrabbieranno con me, non mi considereranno più degna della loro stima. Non avevo un hobby, non avevo amici, o meglio pochi, e non ho mai avuto un ragazzo (ho avuto qualche spasimante, ma nessuno di loro mi ha mai convinta del tutto e se mostrava qualche interesse ero la prima a dire "cosa ci trovi di tanto bello in me?" e ho sempre quel desiderio di sabotare tutti i miei possibili flirt e di scappare, tirarmi indietro, quando il rapporto si faceva "serio". Anzi visto i miei problemi, credo che non riuscirò nemmeno a trovare la persona giusta, anzi neanche un ragazzo con cui instaurare un rapporto amoroso. Anzi quando trovo un ragazzo che mi interessa penso sempre "Questo ragazzo è al di fuori delle tue possibilità, non ti considererà nemmeno." "Pretendi troppo." "Ti rifiuterà di sicuro. Ci sono molte altre ragazze più carine, intelligenti e simpatiche di te. Guarderà di sicuro loro." "Sei fin troppo brutta per lui, ti considererà ripugnante." "Avrà sicuramente una ragazza, lascia perdere." e distoglievo subito ogni interesse nei suoi confronti, trovando necessariamente anche un difetto che mi permettesse di respingerlo nella mia mente), quindi lo studio era l'unica cosa che ero in grado di fare bene. Sapevo di avere altri talenti e interessi, ma i miei genitori per timore che questi potessero influire sui miei risultati scolastici, mi hanno sempre impedito di coltivarli. Anche ora vivo con la frustrazione di non averli coltivati, di essere sempre stata accondiscende con i miei genitori, sacrificando la mia felicità personale per evitare altre tensioni i famiglia anziché combattere per quelle poche azioni, seppur minuscole, potevano contribuire alla mia serenità. Ho passato la mia adolescenza quasi sempre sui libri. Si, uscivo con quei pochi amici che avevo, ma sporadicamente e con molte restrizioni (anche ora ho paura di chiedere ai miei di uscire, anche se godo di molta più libertà di prima). Quando cerco di recuperare e coltivare i miei interessi trovo sempre difficili portarli avanti, alla prima difficoltà finisco sempre per mollare tutto. L'unica cosa che mi permetteva di sopportare tutto questo era il mio grande sogno: passare il test di ammissione a Medicina per poi laurearmi e svolgere la professione. Continuavo a ripetere a me stessa: "Tutti questi sacrifici non saranno vani" "Sopporta, il futuro andrà per il meglio". L'anno scorso provai il test. Avevo sacrificato molte cose, come ho detto prima, per questo, anche il mio ultimo anno di scuola (il test era in Aprile) e non sono passata. Mi è crollato il mondo. Mi sentivo spaesata, non sapevo più a cosa aggrapparmi. Mi sentivo intrappolata, volevo mollare tutto: la mia famiglia, la scuola, l'ambiente in cui vivevo. Ogni tanto lo penso anche adesso. I miei risultati scolastici andavano a rotoli, i miei compagni mi denigravano perché hanno sempre detto che non avrei mai passato il test di ammissione e che non sono mai stata intelligente, ma solo favorita dai professori, non parlavo quasi più con la mia compagna di classe che era diventata ormai anoressica. Non avevo voglia di fare più niente. Mi sentivo una fallita, incapace di fare più niente. Tutta la mia famiglia si aspettava che prendessi almeno 90/100 alla maturità. E ho preso 82. I miei non mi hanno detto niente visto quello che ho passato, ma vedevo chiaramente in loro la loro insoddisfazione. Spesso mio padre mi rinfaccia il mio voto che ho preso alla maturità quando mi lamento con loro che faccio fatica a concentrarmi quando studio per un esame universitario o quando si lamentano che ho perso la voglia di studiare e che non mi impegno più come prima. Forse per ripagare questa insoddisfazione ho fatto richiesta per una borsa di studio universitario. Mi hanno accettata, ma mi sono pentita di questa scelta. Ho commesso lo stesso errore del liceo. Alle superiori, la ricerca di avere a tutti i costi dei voti alti era uno delle mie maggiori fonti di stress, anche perché mi ero resa conto che c'erano cose altrettanto importanti oltre allo studio. Ora studio Farmacia, facoltà che mi lascia del tutto indifferente (né la detesto, ma nemmeno mi appassiona), tendo a distrarmi durante le lezioni, quando apro un libro di testo provo una sorta di repulsione e faccio fatica a concentrarmi. E' come se la mia mente fosse regredita rispetto al liceo. La mia mente era molto più ben disposta allo studio nonostante le difficoltà. Mi risultava più facile studiare una materia, anche quelle che mi piacevano meno. Da quando mi sono iscritta all'università non ho passato nemmeno un esame e ho mentito alla mia famiglia su questo. Dovrei passare almeno quattro esami per tenere i soldi della borsa di quest'anno. Ripeto a me stessa che posso farcela, scrivo sempre dei messaggi motivazionali e li attacco sempre nella mia stanza, sui miei quaderni, sul mio telefono, ma senza risultati. La mia mente è annebbiata.
Voglio vivere la mia vita più serenamente, voglio realizzarmi, essere più positiva sul mio futuro, prendere in mano il mio destino, avere più amici (e magari anche un ragazzo).
Chiedo scusa per la lunga lettera, sarei più che felice di ricevere almeno una risposta al riguardo.
Sto vivendo uno dei periodi più peggiori della mia esistenza. Non so cosa fare della mia vita (se non riesco a passare gli esami o trovare un motivo che mi permetta di restare a farmacia, se non dovessi entrare a medicina dubito fortemente di poter proseguire questo percorso) sono spaesata, mi sembra che tutto stia andando a rotoli. Non so cosa fare del mio futuro.
Non so come uscirne e nessuno sembra vederlo.