7 GIU 2020
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Buonasera Rossella, talvolta capita di incontrare persone che, per motivi legati alla loro storia personale (e che, qualche volta, neanche ne sono coscienti), abbiano bisogno di raggiungere un traguardo "umano". Cosa intendo? Un traguardo come (in ordine sparso e non di importanza) fare un figlio ed essere madre o padre, riuscire a laurearsi, sposarsi, riuscire a sistemare i figli per il futuro, sentirsi realizzati di ciò che si è fatto in passato e di una pensione buona con altrettanto buona qualità di vita, essere dei genitori sufficientemente bravi, etc. Quando si realizzano questi traguardi, l'altro con il quale si sono realizzati (se è capitato durante il tragitto di vita con un'altra persona), cambia l'immagine dentro di loro, perdendo, molto repentinamente, la centralità avuta fino ad allora. Non so se questo sia il caso del suo compagno, bisognerebbe analizzare la vostra relazione di coppia in un setting clinico. Tuttavia, ipotizzando fosse questa una delle varie spiegazioni, sentendosi, probabilmente, rifiutata e non più valorizzata, il suo mondo emotivo ha attivato le difese necessarie per preservare un'immagine di Sé abbastanza buona (parlo in termini emotivi, non di quello che lei pensa di stessa). Dunque, credo che la sua sia una reazione alla sofferenza, evolutiva ed egoisticamente funzionale per poter andare avanti in qualche modo. Ecco, poiché nella nostra società abbiamo gli strumenti per poter NON andare avanti in qualche modo ma per aspirare ad una qualità di vita più che sufficiente, la inviterei a cercare un/a collega per un incontro di coppia e, se il suo compagno non dovesse accettare, per iniziare un percorso individuale. Tale percorso, le potrebbe essere utile per comprendere aspetti di Sé legati alla storia col suo compagno (come sia nata e si sia mantenuta nel tempo), la sua attuale reazione su cosa si basi (sempre in termini emotivi), quali siano i suoi bisogni, personali ed all'interno di una relazione, e tanto altro. Lei ci chiede se lo ama ancora ma, a parte che non potremmo risponderle su questo, ma è davvero la sua priorità in questo momento? Sapere se sia ancora innamorata di lui? E, sia che la risposta sia positiva o negativa, cosa le cambierebbe in termini di percezione e vissuti di Sé? Forse, è talmente legata all'esterno che, quando questo si allontana affettivamente, lei si sente persa, sola, abbandonata? E se fosse così, sarebbe funzionale o utile per lei dipendere tanto dall'esterno? Ecco, credo che tutti questi interrogativi abbiano bisogno del giusto spazio per poter essere evidenziati, analizzati e poter darsi significati e risposte più utili e costruttive rispetto a quelle che, ipotizzo, si sia data finora. Ripeto, uno spazio clinico dove lei possa sentirsi ascoltata protetta, non giudicata e dove trovare aspetti di Sé che, finora non pensava di avere e dando ulteriori significati agli aspetti che, invece, conosce da anni.
Buona fortuna,
dott. Massimo Bedetti
Costruttivista/Postrazionalista Roma