Doc suicidio
Sono di continuo preda di pensieri che mi angosciano. Sarei in cura per presunto doc incentrato sulla paura del suicidio, ma ad esso è sopraggiunto uno stato depressivo che mi preoccupa per le sue tremende ripercussioni possibili. Finora credevo che a salvarmi dal compiere un gesto inconsulto fosse la paura del nulla spalancato dalla fine dell'esistenza, anzi il rigetto quasi fisico che provo di fronte all'idea di non essere più; ma stamane ho pensato che, privandomi della coscienza, la morte farebbe cessare in me anche la capacità di sentire e dunque di soffrire, e che ciò potrebbe portarmi a considerare la non esistenza come una condizione meno indesiderabile di quanto finora mi era apparsa . E se la fine di una tale paura rappresentasse un rischio per la mia sopravvivenza? Se iniziassi a considerare come preferibile il nulla che c'è dopo, rispetto a una condizione attuale che mi è solo di peso e fastidio? Da alcune ore mi sembra di provare a persuadermi di non avere intenzione di fare quella cosa, a verificare di esser certo di respingerla: mi sottopongo a dei 'test', sporgendomi alla ringhiera del mio balconi ne di casa, per accertarmi di provare orrore della morte. So che si tratta di una rassicurazione, ma sento il bisogno di chiarirmi il dubbio. Oppure verifico di essere abbastanza attaccato alla vita da scongiurare la bruttissima ipotesi La mia terapeuta mi esorta a cercarmi degli interessi, a uscire, a condividere un aperitivo con qualcuno, ma io non provo piacere ormai nel fare nessuna cosa, non trovo motivazioni per aderire a nessuna iniziativa vitale (anche perché l'impotenza sessuale in cui verso, a seguito della terapia con SSRI, mi ha tolto ogni ragione di interagire col gentil sesso...), per cui in certi momenti valuto l'esser morto non troppo peggio dell'esser vivo a questo modo: pensiero che mi turba, perché implicherebbe che l'idea intrusiva di partenza stia mutando in qualcosa di diverso e di concretamente pericoloso...