Disturbo di personalità ed altro non diagnosticati

Inviata da Lily71 · 7 ago 2020

Salve sono una ragazza di 17 anni.
Ho sempre sofferto di una forte ansia e di una schiacciante timidezza ma i miei problemi veri sono iniziati quando ero in 5 elementare ed iniziai a lavarmi ossessivamente le mani dopo aver toccato qualsiasi cosa e a sentirmi distante e diversa da ogni mia compagna perché più sviluppata. (Mia madre ha sempre pensato che fosse stata l'insorgenza troppo precoce del ciclo mestruale ( a 9 anni) a causarmi quest'ossessione del pulito e il peggioramento dei miei problemi di timidezza).
Arrivata in 1 media inizia a saltare più pasti possibili e quando mia madre riposava bevevo tanto così da farmi venire il vomito. Cosa che mi portò l'anno dopo a infilarmi le dita in gola dopo ogni pasto per un breve periodo, finché non venni scoperta da mia madre (Da quel momento ho provato per molto tempo un odio estremo per mia madre che ancora oggi non si è del tutto dissipato a causa di molti suoi attacchi verbali e sento tutt'oggi il bisogno di giustificarmi ogni volta che vado in bagno). Nel mentre la mia ossessione per il pulito, seppur affievolita per un certo periodo, non si è mai fermata, anzi, inizia a lavarmi anche tutto il braccio oltre alle mani, con rituali ben precisi per l'insaponamento.
In 3 media con l'arrivo del tapis roulant in casa sostituì il vomito con la corsa arrivando a correre tutti i giorni almeno due ore (in contemporanea al nuoto che pratico da quando avevo 4 anni) e stando ben attenta a replicare tutti i giorni gli stessi valori scritti sul display, pena crisi intense di rabbia e tristezza. Lo stesso anno inizia a provare sbalzi d'umore anche peggiori di quelli avuti gli anni precedenti e presi l'abitudine di prendermi a pugni i fianchi e il viso e la testa fino a che non compariva il livido. La mia ansia e la mia bassa autostima peggioravano sempre di più a causa della mia situazione scolastica. Mi ritrovai ad essere la migliore della classe e la cocca di tutti i professori senza neanche troppo impegno con conseguente odio e invidia dei miei compagni che mi usavano solo per i voti e furono felici quando, arrivata una nuova insegnate, quella mi umiliò davanti a tutta la classe dicendo che io studiavo solo per farmi bella agli occhi di tutti.
Quando arrivai al liceo la mia ossessione per essere perfetta sia nello sport che a scuola iniziò lentamente a calare fino al punto che non me ne importava più nulla e smisi totalmente di studiare, cavandola solo per la mia spiccata intuizione. Per quanto mi sentissi sempre distante dai miei compagni di classe, sopratutto le ragazze, mi trovavo bene in quella classe, ma i miei cattivi risultati nella materie di indirizzo mi convinsero a cambiare scuola.
L'anno dopo mi ritrovai in una realtà ostile, in una classe prevalentemente femminile in cui non mi ritrovavo e con la maggioranza dei professori contro che mi incolpavano implicitamente di aver scelto quella scuola perché la consideravo più facile, con coseguenti piazzate davanti alla classe nei miei confronti e dell'unica mia amica arrivata anche lei quell'anno ( per la mia brutta abitudine di dormire solo 2 ore a notte e di conseguenza avere occhiaie profonde e sonnolenza e mioclomi improvvisi una professoressa mi chiesa davanti a tutti se facessi uso di droghe e che se il mio cervello funzionava così lentamente forse avrei dovuto farmi una corsetta al parco).
Quando rientrai l'anno dopo, dopo aver passato l'estate presa in giro e vittima delle battutine della mia famiglia per aver preso un debito. L'unica persona che consideravo mia amica decise che non potevamo stare vicine perché ci distraevamo troppo e i ritrovai di nuovo, come spesso mi ero accaduto durante quegli anni, ad essere l'unica senza compagno di banco fisso. La mia ansia intanto peggiorava sempre di più al punto che mi venivano crisi di pianto estremo per cose che non erano mai successe ma che la mia mente elaborava. La mia ossessione per lavarmi passò dalle mani a tutto il corpo, tanto che per stare tranquilla dovevo farmi tutti i giorni una doccia completa e se non riuscivo a lavarmi secondo i miei rituali non non riuscivo a toccare quegli oggetti che per me rappresentavano la tranquillità ( il mio letto, su cui quando non ero calma non dormivo, arrivando a stare tutta la notte sveglia sul pavimento o sul divano, le sedie di casa su cui mi sedevo solo io, la mia bottiglietta dell'acqua che riempivo continuamente ecc.) arrivando pesino a rifiutare il comtatto fisico con chiunque per preservare la mia pulizia mentale. Mi resi conto che c'era qualcosa che non andava quando mi resi conto che ogni mia emozione era estrema. Se ero triste o arrabbiata l'unica cosa che mi calmava era il pensiero di farmi del male, di fare del male a chi mi stava intorno o di uccidermi, tanto da avere immaginato mille modi dettagliati per riprendere a respirare. Le mie azioi autolesionistiche ricominciarono e presi l'abitudine di graffiarmi a sangue il braccio quando ero nervosa. Mi resi conto che anche volendo non riuscivo più a studiare sia per mancanza totale di voglia sia perchè l'dea di "rientrare" nel mondo normale fatto di scuola e ansia quando ero a casa mi era impossibile, perchè la mia mente non collaborava e riflettendo su quello mi resi conto che molto spesso non ero "presente al momento presente" nella mia vita senza rendermene conto.
Iniziando ad informarmi presi coscienza di soffrire di qualche disturbo mentale finchè non incappai nel DOC e sopratutto nel Disturbo borderline di personalità. Informandomi e facendo ricerche mi resi conto che nei sintomi elencati c'erano anche cose che facevo ma che credevo normali ( la visione in bianco e nero della vita, la svalutazione delle persone, le nevrosi, le fobie, i comportanti infantili, le esplosioni emotive angoscia cronica e senso di vuoto...). Non avendo il coraggio di dire in famiglia di voler andare dalla psicologa provai ad andare al consultorio della scuola esponendo i miei dubbi e presentando la mia possibile diagnosi, ma con mezz'ora disponibile mi rinvio ad un istituto di igiene mentale adolescenziale. Quando poi lo dissi a mia madre le scoppio a ridere a quel fatto e nonostante risi anch'io tutta la mia determinazione scemò e non andai più nemmeno al consultorio.
Il fatto è che io sono sicura quasi al 90 % di soffrirne e a volte penso, quando sono lucida penso o giù che sarebbe meglio anche per me che mi facessi diagnosticare anche perchè le tensioni in casa tra me e la mia famiglia ( che mi ripete sempre che sono pazza e malata e non mi consente di portare a termine i miei riti di lavaggio perché mentre sono in doccia chiudono improvvisamente l'acqua) sono sempre peggio. Ma quando mi sono di buon umore mi rifiuto di credere alla mia stessa logica e faccio finta che tutti i miei problemi non esitano, anche perchè ho paura che invece di migliorare le cose tra me e chi mi circonda una possibile diagnosi possa peggiorare ancora di più la mia situazione.
GRAZIE PER CHIUNQUE LEGGESSE

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Miglior risposta 14 NOV 2021

Buongiorno. Il cambiamento personale è un processo lungo e complicato. Se ci sono voluti degli anni per determinare una sofferenza psicologica, non può certo bastare una mail per risolverla. Purtroppo non ci sono scorciatoie percorribili e i consigli che uno psicologo potrebbe dare in una chat lasciano il tempo che trovano: non esiste la “bacchetta magica”. Per inquadrare l’eventuale problematica di un individuo serve invece una consulenza approfondita (almeno 4 sedute). A seguire, se nella consulenza si evidenzia un problema significativo, per trattarlo e cercare di risolverlo è necessaria una vera e propria psicoterapia o una psicoanalisi.
È quindi illusorio credere che si possano ottenere risultati scrivendo in una chat: serve solo a perdere tempo e di solito significa che non si è pronti a mettersi in discussione. Se lei è una persona veramente motivata a capirsi e a ricercare un cambiamento personale profondo e duraturo, l’unico consiglio sensato che posso darle è quello di fissare un appuntamento con un professionista serio e preparato. Per quel che mi riguarda, le do la mia disponibilità (anche online).

Dott. Massimiliano Castelvedere Psicologo a Brescia

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