Gentilissimi dottori, vi scrivo per avere un vostro parere su un grande problema.
Tutto è partito dall'inizio dell'avventura universitaria: mi sono iscritta ad una università fuori sede in un corso di laurea a cui tengo tanto, in cui credo molto e che avevo scelto già da molto piccola. Mi sono iscritta fuorisede su obbligo dei miei genitori e controvoglia. Nonostante questo sapevo o comunque credevo che il percorso di studi era quello giusto per me. Il trasferimento è stato nel primo mese abbastanza tranquillo, ma poi è stato davvero difficile.
Una volta trasferita, mi sono accorta che vivevo male: sono una persona da sempre restia al cambiamento e poi ritrovarmi da una realtà tranquilla e in cui conosco tutti in una realtà grande e da sola non è l'ideale per me. Questo ha comportato la perdita di appetito e di sonno, inoltre sono molto più apatica e non voglio neanche sentire o chiamare amici e parenti: cosa per me inconcepibile perchè sono una persona espansiva ed emotiva. Non li chiamo perchè mi vergogno di mentire alla classica domanda del come va? Vorrei rispondere male, ma non lo faccio e questo logora solo me.
Alcuni mi dicono perchè non decidi di tornare nel tuo paese, dando indietro la casa e studi nell'università vicina al tuo paese. Perché? Perché sono sempre stata una persona molto condizionata dal giudizio altrui e con un'ottima reputazione alle spalle e so che non accetterei mai di essere giudicata come una che non ce l'ha fatta; mi farebbe stare ancora peggio. E inoltre sono certa che i miei genitori me lo farebbero pesare nonostante siano loro ad avermi messo in questa condizione di disagio obbligandomi a staccarmi dal mio paese. Il cambiare sede lo vedo come un fallimento e mi distruggerebbe il solo pensiero che gli altri possano giudicarmi una fallita per non avere resistito neanche un anno.
Allora penso che tornare nel mio paese però lasciando l'università per lavorare sia la scelta migliore: almeno potrei giustificare meglio il mio ritorno nel paese, ma so che questo non realizzerebbe i miei sogni e alla lunga mi farebbe stare male.
Cosa devo fare? A volte penso che l'unica soluzione sia sparire, ma come faccio? Io sono al primo anno e se già ora sono così giù non oso immaginare per i prossimi cinque anni. Vorrei solo mollare tutto e sparire così almeno eviterei di sentire i giudizi altrui. Come devo fare?
Grazie della comprensione
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18 FEB 2022
· Questa risposta è stata utile per 2 persone
Cara,
dalle tue parole mi arriva un senso di disagio profondo e mi dispiace per ciò che stai vivendo. Si evince che non c’è solo la paura del giudizio a condizionarti, ma probabilmente anche dell’altro, legato a ciò che pensi di te stessa, al modo di immaginate possibili soluzioni e conseguenze. Ma hai vagliato proprio tutte le opzioni? Sicura che non ci sono altre soluzioni applicabili? Che tu non stia escludendo opzioni importanti perche ti prefiguri scenari negativi? E soprattutto, sicura di stare usando etichette adeguate per quello che immagini possa succedere, è successo o succederà? A volte il primo giudizio negativo che temiamo è proprio il nostro, intriso da quello che pensiamo gli altri possano dire o pensare di noi… ma le cose non stanno propriamente così. Inoltre, se ci lasciamo andare e “balliamo” con il cambiamento (qualunque esso sia), facendo fede sulle nostre capacità e risorse, possiamo ritrovarci a fare cose che non avremmo neanche immaginato prima, con soddisfazione e meraviglia.
Alla luce di quanto riporti, sarebbe il caso di intraprendere un percorso mirato che ti aiuti a trovare le cause, ma anche ciò che, ad oggi, alimenta il problema, e a lavorare in modo puntuale su quanto detto. Probabilmente non stai guardando nella direzione giusta o con le “lenti” giuste, potrebbero esserci soluzioni diverse al problema, guardando da altre prospettive… spero di esserti stata utile.
Augurandoti il meglio, resto a tua disposizione e ti invio un caro saluto.
21 FEB 2022
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gentilissima,
da quanto scrive emerge un profondo disagio ("Una volta trasferita, mi sono accorta che vivevo male", "A volte penso che l'unica soluzione sia sparire"), che pare limitarla in molti aspetti della sua vita ("perdita di appetito e di sonno", "sono molto più apatica"). Sembra che l'attuale stato di sofferenza abbia, da un lato, comportato un cambiamento rispetto ad uno stato precedente ("non voglio neanche sentire o chiamare amici e parenti: cosa per me inconcepibile perchè sono una persona espansiva ed emotiva") e che, dall'altro, si sia innestato su una sensibilità al giudizio pre-esistente ("sono sempre stata una persona molto condizionata dal giudizio altrui"). L’essere umano, per ragioni evoluzionistiche legate alla sopravvivenza, ha sempre ricercato l’accettazione sociale, temendo nettamente il rifiuto. Siamo esseri sociali, e come tali, nessuno di noi potrebbe sopravvivere senza l’aiuto degli altri. È del tutto normale desiderare far parte di un gruppo e temere il giudizio negativo degli altri, che potrebbero allontanarci. Tuttavia, quando il timore del giudizio diventa troppo intenso, potrebbe essere utile esplorare le origini di tale timore e le conseguenze che esso comporta, così da sviluppare adeguate modalità di fronteggiare lo stato di sofferenza esperito.
18 FEB 2022
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Salve, mi spiace per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto.
Soprattutto sarebbe opportuno cercare di capire tutti quei fattori che la mantengono ancora dipendente dal giudizio altrui.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL