Difficoltà a deglutire

Inviata da Mary64 · 11 giu 2025 Disturbi Alimentari

Buonasera, è ormai da qualche anno che ho difficoltà a deglutire i cibi solidi, soprattutto quelli stopposi o filamentosi o appiccicosi. Di recente ho fatto un esame diagnostico, sembra escluso un problema esofageo comunque la diagnosi è quella di "disfagia alta" con suggerimento di una visita psichiatrica. Io, che spesso ormai mangio tutto frullato, ho provato a mangiare nuovamente qualcosa di solido, ma continuo a masticare il boccone infinite volte, così demordo e non voglio più proseguire a mangiare.
Vi chiedo gentilmente se, secondo voi, prima di intraprendere un percorso terapeutico, sia utile rivolgermi ad un otorinolaringoiatra, perché la mia difficoltà è oggettiva e, anche prima di avere la diagnosi di disfagia, ero molto lenta nel mangiare proprio per la difficoltà a deglutire.
Non nego di provare una grande paura, il momento del pasto è un tormento, la mia esistenza così peggiorata.... ho letteralmente paura di vivere.
Grazie ai medici che vorranno rispondermi

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Miglior risposta 24 GIU 2025

Buongiorno gentile Mary, dal suo racconto emerge con chiarezza quanto questa difficoltà nella deglutizione stia incidendo profondamente sulla qualità della sua vita, sul suo rapporto con il cibo e, più in generale, sul suo benessere emotivo. È importante partire dal riconoscere quanto sia reale e serio il disagio che sta vivendo, indipendentemente da quale ne sia la causa primaria.

La disfagia alta, soprattutto quando le cause organiche vengono escluse o non sono proporzionate all’intensità del sintomo, può effettivamente avere una componente psicogena. Questo non significa che il suo sintomo “non esista” o che sia immaginario, ma che il disagio potrebbe originare o essere mantenuto da un livello profondo di ansia, controllo, paura o tensione somatica, e manifestarsi proprio lì, nella complessa funzione della deglutizione, che è insieme motoria e automatica, ma anche delicatamente regolata da fattori psicologici.

Il suggerimento di una valutazione psichiatrica o psicoterapeutica non vuole negare la validità del suo vissuto, ma proporre una chiave in più per comprenderlo e affrontarlo. Spesso in questi quadri si osservano tratti legati a disturbi d’ansia, al controllo, o a esperienze traumatiche legate al corpo e alla sicurezza. Anche la sua descrizione (il ruminare a lungo il boccone, l’evitare, la frustrazione) rimanda a un circuito ansioso che rischia di cronicizzarsi e autoalimentarsi.

Detto questo, se non ha ancora effettuato una visita specialistica otorinolaringoiatrica, può essere utile completare anche questo passaggio. La diagnosi multidisciplinare (otorino, gastroenterologo, neurologo laddove necessario) è un passo importante per poter poi avviare con serenità un percorso terapeutico centrato sull’aspetto psicosomatico, qualora venga confermato.

La paura che esprime (quella di vivere, legata al momento dei pasti) è il segno di quanto il sintomo abbia preso spazio nella sua quotidianità e nella sua psiche. Ma proprio perché si tratta di un sintomo radicato, va accolto con rispetto e trattato con competenza. Un percorso terapeutico integrato può fare molto, aiutandola non solo a superare la difficoltà meccanica, ma anche a ricostruire un rapporto più fiducioso e sicuro con sé stessa, con il proprio corpo e con l’esperienza del nutrirsi.

Non è sola, e questa sua richiesta è già un gesto importante di cura verso sé stessa.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino

Dott. Luca Vocino Psicologo a Bergamo

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2 LUG 2025

Ciao cara Mary, dalle tue parole emerge una difficoltà che sta intaccando sulla tua qualità della vita. La difficoltà nel deglutire ha innescato la paura dell’atto stesso di cibarsi. Se ti fa stare tranquilla puoi continuare con le indagini di tipo medico, ma forse un percorso psicologico può esserti d’aiuto nell’andare alla ricerca delle origini e quindi poter lavorare sulla tua paura, e perché no ritornare a cibarti con tranquillità e serenità

Saluti

Dott.ssa Mara Diana

Dott.ssa Mara Diana Psicologo a Aversa

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18 GIU 2025

Buonasera,
è necessario svolgere una prima seduta per la definizione del problema.
Se presenta aginofobia, ovvero la paura intensa di deglutire cibo o nei casi più estremi anche liquidi, legata alla paura di soffocare, si può affermare che il problema, affrontato attraverso la Terapia Breve Strategica, generalmente entro le 10 sedute viene risolto.
Cordialmente
Dott.ssa Gabriella Dal Monte

Dott.ssa Dal Monte Gabriella Psicologo a Montagnana

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17 GIU 2025

Buonasera Mary,
oltre ad essere psicologa-psicoterapeuta, sono anche logopedista con esperienza nella disfagia.
Se le hanno parlato di "disfagia alta", probabilmente si riferiscono al fatto che il problema sta nella fase orale della deglutizione, e non in quella posteriore, faringea ed esofagea. Questo significa che i meccanismi automatici della deglutizione sono conservati, mentre alterato sembra il meccanismo volontario che caratterizza appunto la fase orale, quella nella quale tramite la masticazione prepariamo il bolo per la successiva fase di propulsione verso la faringe.
Non ci riferisce quale esame diagnostico abbia fatto, ma presumo che sia comunque un esame fatto da un otorino che abbia verificato che nel cavo orale non ci siano, ad esempio, infezioni tali da provocare fastidio e dolore.
Pertanto, se conferma che comunque un medico ha visitato il suo cavo orale, non suggerirei di fare ulteriori indagini, ma procederei con la visita psichiatrica e con un percorso psicoterapico.
Come spesso accade, è possibile infatti che una lieve difficoltà iniziale dovuta ad una qualsivoglia condizione transitoria, si sia trasformata in un disagio ed una paura anticipatoria, contribuendo a creare nel tempo un problema sempre maggiore.
Le auguro buona fortuna e resto a disposizione, anche online, per una eventuale consulenza.
Cordialità.

Benedetta Basagni Psicologo a Firenze

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16 GIU 2025

Gentile utente,

le sue parole restituiscono con chiarezza il disagio profondo che vive attorno all’atto del mangiare, trasformato da esperienza quotidiana a momento di angoscia. Anche se, come segnala, gli accertamenti medici sembrano aver escluso problematiche organiche, resta comprensibile il suo bisogno di avere conferme e ulteriori pareri — come quello di un otorinolaringoiatra — prima di accettare una spiegazione di tipo psichico.

In effetti, molte manifestazioni del corpo possono assumere forme molto concrete e oggettive, pur trovando le loro radici in un malessere psichico. Non è raro, ad esempio, che la disfagia — soprattutto quella "alta" — possa essere l’espressione di un conflitto interiore, difficile da dire a parole, ma che prende la strada del corpo per farsi sentire.

Proprio per questo, se i controlli medici risultano nella norma, potrebbe essere utile affiancare al percorso diagnostico una consultazione psicologica o psicoterapeutica, per provare a dare un senso a ciò che oggi si esprime nel suo sintomo. Non per negarne la realtà, ma per cominciare ad ascoltare ciò che ha da dirle.

In uno spazio terapeutico, questo tormento quotidiano potrebbe trovare finalmente parole, e magari anche un po’ di sollievo.

Un caro saluto,
VM

Dott. Valentino Moretto Psicologo a Salerno

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16 GIU 2025

Buongiorno Mary64,
dalla tua narrazione posso comprendere la tua situazione di disagio che ti rende la vita difficile. Da quello che posso leggere tra le righe il problema non è di per se alimentare ma ha nel suo cuore un altro disagio emotivo che andrebbe messo in luce.
Sicuramente gli esami diagnostici specialistici sono di fondamentale importanza e non vanno esclusi o messi al bando credo che, una visita dallo specialista otorino sia opportuna, anche solo per escludere cause meccaniche o fisiopatologiche, dopodichè, considerando il messaggio e la sofferenza che si legge, un percorso psicologico è sicuramente da consigliare e valutare.

Sara Marcon Psicologo a Borgosesia

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12 GIU 2025

Gentile Mary,
ovviamente è necessario innanzitutto escludere possibili cause organiche e quindi vanno fatti specifici accertamenti neurologici e medici inclusi quelli di pertinenza dell'otorinolaringoiatra.
Il fatto che lei riesca a deglutire cibi frullati ed abbia invece difficoltà con quelli solidi (nonostante la masticazione) suggerisce comunque una origine psicogena del disturbo nel senso di una vera e propria fobia su base ansiogena generale oppure dovuta a situazioni di stress o a specifiche esperienze traumatiche passate.
Pertanto, un approfondimento di questa tematica in sede di psicoterapia è non solo utile ma fortemente consigliabile.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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12 GIU 2025

Gentilissima Mary, grazie per la condivisione. Capisco la situazione che descrive, e comprendo soprattutto la sua paura rispetto la deglutizione di determinati cibi. Credo che intraprendere un percorso di terapia, in parallelo con la cura farmacologica ad eventualmente anche con visita dall'otorinolaringoiatra, possa esserle utile per individuare le motivazioni sottostanti la sua fatica, individuando con lo specialista strategie funzionali per affrontare efficacemente la sua fobia.
Resto a disposizione!
cordiali saluti
AV

Dott.ssa Antea Viganò Psicologo a Pessano con Bornago

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12 GIU 2025

Buonasera Mary
Mi sembra evidente che questo problema si collega a dei significati di tipo psicologico e da come pone la domanda sembra anche che lei questa cosa la sappia. Capisco che questo possa spaventarla, ma sarei più spaventata dal lasciar correre una problematica che dura da anni e che peggiora progressivamente.
Un esame otorino può essere certamente utile sono vari aspetti, ma solo se accompagnato da un necessario percorso psicologico.
A disposizione

Dott. Giacomo Sillari

Dott. Giacomo Sillari Psicologo a Siena

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12 GIU 2025

Gentilissima Mary64, la sofferenza che lei racconta è palpabile ed evidente, e me ne dispiace molto.
Quella che lei racconta è una situazione davvero difficile e invalidante; lei stessa racconta di avere "paura di vivere" per questa problematica di deglutizione. Proprio per questa sua affermazione, ritengo che un percorso di supporto psicologico non possa che essere consigliato, non tanto e non solo per capire quale possa essere la sua diagnosi, ma per darle un sollievo rispetto alla sua sofferenza.
In merito alla sua domanda, un percorso non esclude l'altro. Sicuramente è giusto togliersi in dubbio in merito alla diagnosi di disfagia e verificare che effettivamente non ci siano problemi fisologici, essendo che la problematica non è transitoria ma prosegue da qualche tempo. Nel frattempo può comunque essere utile, come dicevo precedentemente, intraprendere un percorso terapeutico che le possa permette di riguadagnare un po' della sua qualità di vita e vivere i pasti con la serenità che si merita.

Resto a disposizione,
cordialmente,
Elisa Scaramella

Dottoressa Elisa Scaramella Psicologo a Milano

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12 GIU 2025

Salve Mary64 ho trattato numerosi casi come il suo. Non basta la volontà né mettersi alla prova per recuperare la normale funzionalità. Se la può far sentire più convinta vada pure da un otorino ma dubito che riscontrerà cause organiche. Tutte le attenzioni che dà alla masticazione hanno rinforzato la credenza inconscia che ci sia il pericolo di un problema. La buona notizia è che si può invertire questo processo e farla tornare ad una alimentazione disinvolta. Cordiali saluti.
Dott. Andrea Bottai - Firenze

Dott. Andrea Bottai Psicologo a Firenze

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12 GIU 2025

Buon pomeriggio Mary, mi dispiace molto per la problematica che sta vivendo , che le crea un disagio continuo durante la giornata. Per prima cosa le consiglierei di chiedere una consulenza anche all’otorino come Lei pensava. Poi nel caso non risultasse nulla una chiacchierata da uno psicologo me la farei. Esiste sempre in noi il pregiudizio che chi deve ricorrere ad un psichiatra o da uno psicologo ha dei problemi mentali. In realtà non è così , ognuno di noi ha delle fragilità che si esprimono in modi diversi ma che restano fragilità . Questi professionisti ci aiutano a superare sintomi che creano disagi. Ci aiutano a vivere meglio. Non deve avere timore. Ha bisogno di essere accolta e sostenuta in questo cammino. Resto a disposizione per qualsiasi consiglio . Dott.ssa Beatrice Canino

Dott.ssa Beatrice Canino Psicologo a Napoli

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12 GIU 2025

Buongiorno Mery.
Convivere con la disfagia può essere davvero difficile, perché impatta enormemente su una nostra funzione vitale e sulla nostra quotidianità. Non si tratta solo del rapporto individuale col cibo, ma anche della possibilità di stare a proprio agio in contesti di convivialità.
Il cibo assolve a una funzione biologica, ma non è solo nutrimento. Non ci assicura solo la sopravvivenza ma ha effetti significativi anche sul mondo emotivo e sugli aspetti relazionali. Attraverso l’atto del mangiare, e in particolare del deglutire, passano anche dei significati simbolici che riguardano il nostro corpo (il nostro mondo interno) e come ci relazioniamo con quello esterno, ovvero quanto siamo in grado di accogliere, di incorporare ed accettare come proveniente dal di fuori. Tuttavia, è un discorso molto complesso, che merita di essere valutato approfonditamente.
E’ assolutamente comprensibile che sentirsi minacciati dal rischio di soffocamento le generi grande preoccupazione.
In questo momento, probabilmente, ha anche un’ansia anticipatoria. Ovvero, il sapere di stare per mangiare, di dover deglutire e di rischiare di sentirsi nuovamente in pericolo non fa altro che iper-attivare il suo sistema di allarme (attraverso l’attivazione di meccanismi cerebrali specifici) e questo può peggiorarle o bloccarle la deglutizione.
Mente e corpo non sono scissi. Per cui, in alcuni casi è possibile che la disfagia abbia una causa organica, che peggiora per cause psicologiche connesse, ma è altrettanto possibile che non vi sia una base organica e che, per cause psicologiche tutte da esplorare, il corpo si attivi in maniera esagerata con un blocco di una funzione che dovrebbe essere naturale.
In entrambi casi, il problema esiste e merita attenzione, poiché le produce lo stesso effetto: impedisce la nutrizione e mina il suo benessere psico-fisico. Certamente, sarà molto utile aver fatto tutti gli esami medici per capire se c’è una base organica e anche la visita con l’otorinolaringoiatra può offrire un inquadramento diagnostico più esaustivo.
Indipendentemente dal fatto che vi sia una base organica o funzionale, credo che per lei sia utile affrontare la problematica con un approccio multidisciplinare (consultando più specialisti), includendo quindi anche un percorso di psicoterapia.
Questo le può essere di enorme aiuto nel trovare supporto emotivo per non sentirsi sola in questo periodo così difficile e frustrante, per comprendere quale sia l’origine del problema e cosa mantiene attivo il circuito dell’ansia in modo da scardinarlo e riuscire a conquistare almeno un po’ più di serenità al momento del pasto. Tutto ciò è possibile, anche se sembra difficile. Perciò, non si abbatta!

Resto a disposizione e le faccio i miei più cari auguri di una pronta risoluzione

Dott.ssa Irene Fiasconaro

Dott.ssa Irene Fiasconaro Psicologo a Roma

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12 GIU 2025

Ciao, Mary. Dopo aver fatto i dovuti accertamenti medici per escludere una causa organica, sarebbe utile anche considerare un percorso terapeutico, poiché questi fenomeni sono spesso causati ed intensificati dall’intreccio di più fattori e da come parli sembrerebbe esserci un disagio di natura psicologica collegato a questo malessere. C’è qualcosa nella tua vita che non riesci a “buttar giù” e che ti fa sentire bloccata? Sono domande importanti, dal momento che il nostro corpo non è una parte a sé stante ma risulta strettamente collegato alla nostra mente, in una prospettiva che fa sì che s’influenzino a vicenda, cosa ampiamente dimostrata.

Cordiali saluti,
Dott.ssa Ornella Esposito.

Ornella Esposito Psicologo a San Giorgio a Cremano

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12 GIU 2025

Buongiorno io le consiglio prima una visita da un otorino, per escludere la parte fisiologica.
Successivamente poi di andare da uno psicoterapeuta.
Spesso succede che una volta che una persona abbia mangiato dei bocconi grandi ed abbia avuto la sensazione di strozzarsi.
Questo ha determinato in lei un trauma e l idea che possa avere lo stesso comportamento.
Dott.ssa Patrizia Csrboni
Psicologa psicoterapeuta
Roma

Dott.ssa Patrizia Carboni Psicologo a Roma

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12 GIU 2025

Grazie per aver condiviso la sua esperienza con tanta chiarezza e sincerità. Capisco quanto possa essere frustrante e spaventoso convivere con una difficoltà che intacca un bisogno primario come l’alimentazione.

Per quanto riguarda la sua domanda principale: sì, è assolutamente sensato e opportuno rivolgersi anche a un otorinolaringoiatra (ORL), specialmente se non ha ancora effettuato una valutazione approfondita delle strutture della faringe e della laringe, che sono coinvolte nella disfagia alta (cioè una difficoltà nella fase orale o orofaringea della deglutizione). L’otorino potrà eseguire esami come:

- Fibrolaringoscopia o videoendoscopia della deglutizione;
- Collaborare con un foniatra o un logopedista per valutazioni funzionali della deglutizione.

Avere una valutazione completa delle cause organiche (neurologiche, meccaniche, muscolari o infiammatorie) è un passo essenziale prima di attribuire la difficoltà a cause psicologiche o psichiatriche.

Lei riferisce che:

- La difficoltà esiste da anni;
- È associata specificamente a consistenze solide, filamentose, stoppose;
- È presente ansia e paura intensa legata al momento del pasto;
- Manca (o è poco efficace) il riflesso spontaneo della deglutizione anche dopo lunga masticazione;
- Le è stata fatta una diagnosi di disfagia alta, escludendo problemi esofagei.

Questo quadro, seppur con cause organiche da escludere ancora con attenzione, può anche essere compatibile con una forma di disfagia funzionale o psicogena (una condizione reale, non immaginaria, spesso legata a meccanismi di ansia, trauma o ipercontrollo neuromuscolare).

Cosa le consiglierei, passo per passo:

1) Visita otorinolaringoiatrica con valutazione foniatrica. Per indagare:

- Strutture orofaringee;
- Coordinazione dei muscoli della deglutizione;
- Eventuali alterazioni posturali, neurologiche o funzionali.

2) Valutazione logopedica. Un/una logopedista esperta in disfagia può:

- Osservare la dinamica della deglutizione;
- Insegnare tecniche di rieducazione o strategie di compenso;
- Aiutare a recuperare la sicurezza e l’efficacia della masticazione e deglutizione.

3) Supporto psicologico o psichiatrico (eventualmente successivo). Se il problema è funzionale o in parte mantenuto da ansia, paura o evitamento, il sostegno di uno psicologo specializzato in disturbi psicosomatici o un terapeuta può aiutare a:

- Esplorare la relazione tra emozioni e alimentazione;
- Ridurre il circolo vizioso della paura;
- Accompagnare nel percorso di rieducazione.

Per concludere, la paura di soffocare, di non riuscire a mangiare, la sensazione di isolamento e il rifiuto del cibo non sono solo "fastidi": possono diventare un peso enorme sulla qualità della vita, come lei ben descrive.
La sua difficoltà è reale e merita attenzione clinica, empatia e un approccio integrato e rispettoso.
Il fatto che lei riesca a esprimere con lucidità il problema e a cercare risposte è già un primo atto di coraggio e cura verso sé stessa.
Quindi, veda prima un otorinolaringoiatra (con foniatra se possibile) per escludere o confermare cause organiche o funzionali.
Nel frattempo, non è troppo presto per iniziare anche un affiancamento psicologico, se sente che la paura sta crescendo e sta incidendo sulla sua vita quotidiana.

Dott. Mirko Manzella Psicologo a Trieste

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12 GIU 2025

Buongiorno,
grazie per aver condiviso la sua difficoltà di cui sottolinea l'urgenza ("ho letteralmente paura di vivere"). Rispetto l'opportunità di una visita otorinolaringoiatrica credo sia un'intuizione corretta, in modo da escludere ogni componente organica. Ciò non preclude però che di pari passo ci sia un affiancamento psicoterapeutico che la aiuti a gestire le ansie e le preoccupazioni descritte con molta precisione.
"Il tormento al pasto, l'esistenza peggiorata, la paura di vivere" sono elementi che riporta con vividezza e che andrebbero approfonditi aldilà del correlato somatico del disturbo. Un colloquio psicologico infatti potrebbe essere il luogo adatto per affrontare queste difficoltà e aiutarla a gestirle al meglio.
Cordialmente
dott.ssa Francesca Pierini

Francesca Pierini Psicologo a Civitanova Marche

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12 GIU 2025

Buongiorno Mary 64,

grazie per aver condiviso con noi in questo portale la preoccupazione che sta vivendo in questo periodo.
Le consiglierei di escludere la natura medica ed eventualmente in seguito di intraprendere un percorso psicoterapeutico.

Cordiali saluti

Dottoressa Margherita Romeo

Dott.ssa Margherita Romeo Psicologo a Roma

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12 GIU 2025

La paura di deglutire conosciuta anche come angio fobia è una fobia comune a tante persone

Prima di intraprendere un percorso terapeutico, è bene sottoporsi a visita medica come l’otorinolaringoiatra per escludere qualsiasi causa organica.

Una volta esclude la causa organica o di altro tipo, il problema si può affrontare da un punto di vista psicologico.

È necessario comprendere quali siano le logiche di pensiero disfunzionali e comportamenti disfunzionali alla base del problema e sostituirli con logiche di pensare e comportamentali funzionali

Esistono le eserciti pratici per affrontare, superare questa tipologia di problemi

Per ulteriori informazioni, mi contatti le risponderò con piacere

Dott. Luca Ferretti Psicologo a Pontedera

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12 GIU 2025

Salve Mary,
Grazie per aver condiviso questa situazione difficile in cui lei da qualche anno si trova, e che le causa giustamente preoccupazione. Vista la sofferenza che riporta, iniziare un percorso di psicoterapia che accompagni gli accertamenti medici sembra di fondamentale importanza, così da comprendere se all'interno del quadro ci sia una componente psicologica oltre alle ipotesi di natura strettamente medica. Per capire quindi se la natura di questa sua condizione è da rintracciare in cause strutturali, organiche, o ad esempio muscolari, piuttosto che anche determinata da una componente psicologica. Vista la paura, il disagio al momento del pasto e l'estensione di questa paura che lei descrive come "paura di vivere", consultare uno psicoterapeuta mi sembra necessario e potenzialmente molto utile per accompagnarla in questo processo e comprendere il contributo della componente psicologica alla sua condizione. Le auguro il meglio.
Dott.ssa Alessandra Fiore

Alessandra Fiore Psicologo a Roma

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12 GIU 2025

Gentilissima, alla luce della difficoltà nella deglutizione risalente ad un'età precedente, la valutazione specialistica presso un Otorinolaringoiatra è fondamentale per valutare una disfunzione a livello di glottide. Credo sia comunque opportuno che venga inserito un supporto psicologico: difatti la paura che riferisce non svanirà con il percorso medico, anzi; un approccio multidisciplinare potrebbe facilitare l'iter riabilitativo e migliorare ancor di più la sua efficacia.
Le auguro di trovare dei professionisti che la accolgano in questo percorso e che possano aiutarla al meglio.
Cordialmente,
Dr.ssa Maria Beatrice Brancati

Dott.ssa Maria Beatrice Brancati Psicologo a Civitanova Marche

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12 GIU 2025

Buonasera,
intanto grazie per la fiducia nel condividere un’esperienza così delicata. Dal suo racconto emerge con grande chiarezza quanto questa difficoltà nella deglutizione stia impattando profondamente sulla sua quotidianità, sulle relazioni con il cibo, ma soprattutto sul suo vissuto emotivo.

La diagnosi di “disfagia alta” può spesso presentarsi come un crocevia tra fattori medici e psicologici. È comprensibile che, di fronte a una difficoltà oggettiva e protratta nel tempo, sorga spontaneo il bisogno di ulteriori accertamenti per escludere ogni causa organica. Consultare un otorinolaringoiatra può quindi essere una scelta sensata, anche solo per avere una conferma o un approfondimento in più rispetto agli esami già svolti. Spesso, nelle situazioni complesse, un approccio multidisciplinare è il più utile.

Detto questo, ci tengo a sottolineare che la sofferenza che descrive va presa molto sul serio, soprattutto perché il disagio non si limita all'atto del mangiare, ma si estende al suo rapporto con la vita stessa, fino ad arrivare a dire: “ho letteralmente paura di vivere”. Queste parole sono un segnale importante, e meritano attenzione, cura e ascolto.

La componente ansiogena che si sviluppa attorno al pasto — l’attesa, la paura di soffocare, il controllo prolungato sul boccone — può instaurare un circolo vizioso in cui il corpo, pur essendo “funzionante”, fatica a collaborare proprio per via della tensione, del timore, della pressione che accompagna ogni atto del mangiare. Non è raro che questi meccanismi si strutturino in una fobia legata alla deglutizione (talvolta chiamata fagofobia), spesso accompagnata da episodi d’ansia o da una storia di eventi traumatici legati al cibo.

Per questo motivo, un percorso psicoterapeutico può essere estremamente utile. Non significa “sminuire” il suo problema, tutt’altro. Significa accogliere e lavorare sulla sofferenza reale che sta vivendo, anche se non ha un'origine esclusivamente fisica. Un terapeuta esperto potrà aiutarla a:

comprendere meglio i meccanismi che mantengono la paura,

rielaborare eventuali esperienze traumatiche legate al pasto,

ricostruire un rapporto graduale e fiducioso con il cibo e con il proprio corpo.

In alcuni casi può essere utile anche un’integrazione con un logopedista esperto in disfagia, per guidare con delicatezza la riabilitazione funzionale alla deglutizione, sempre in parallelo con il lavoro psicologico.

Le consiglio quindi di non rimandare oltre una valutazione psicoterapeutica, e allo stesso tempo di sentire anche uno specialista ORL, se può darle ulteriore serenità. L’importante è che non resti sola in questo tormento. Ha diritto a tornare a vivere il cibo non come un nemico, ma come una parte naturale e, magari un giorno, persino piacevole della sua vita.

Un caro saluto,
e un grande incoraggiamento nel suo percorso di cura.

ROBERTO PORRINI Psicologo a Pordenone

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12 GIU 2025

Gentile Mary, è sempre complesso fare una valutazione differenziale, quello che sicuramente può aiutare è ricostruire la storia del disturbo ripartendo dal momento dell’esordio: in che momento di vita si è presentato, quali eventi lo hanno accompagnato o preceduto, le sue predisposizioni caratteriali e così via.
Se non riesce a farlo da sola, consideri l’eventualità di rivolgersi a uno psicoterapeuta che la accompagni nel percorso di ricostruzione e la aiuti a dare significato e coerenza alla narrazione che ne risulta.
Un cordiale saluto.
Dr. Patrizia Mattioli

Dott.ssa Patrizia Mattioli Psicologo a Roma

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12 GIU 2025

Buongiorno Mary,capisco che il problema della deglutizione sia fonte di disagio e preoccupazione, avere consapevolezza della difficoltà e aver deciso di affrontarla è un passo molto importante. Verificare con ulteriori indagini mediche se vi siano cause organiche è molto importante. Le indagini mediche servono proprio a questo, escludere o individuare eventuali cause. Iniziare un percorso psicologico inoltre potrebbe essere un aiuto, un supporto utile in un momento delicato come questo, puoi deciderlo con calma e serenità in qualsiasi momento. Ti auguro il meglio.
Dott.ssa Ursula Fortunato

Ursula Fortunato Psicologo a Civitavecchia

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12 GIU 2025

Gentile Mary,
la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità il suo vissuto. Quello che descrive è un disagio profondo che sta impattando in modo significativo sulla sua qualità di vita, e comprendo quanto possa essere difficile affrontare ogni giorno il momento del pasto con questa apprensione.

Il fatto che lei abbia già eseguito degli accertamenti e ottenuto una diagnosi di disfagia alta è un primo passo importante. Sebbene dagli esami sembri esclusa una causa organica di tipo esofageo, le difficoltà che prova sono assolutamente reali e meritevoli di attenzione. In questi casi può essere utile un approccio multidisciplinare: consultare un otorinolaringoiatra può fornire un’ulteriore valutazione specialistica, utile sia per escludere eventuali cause di natura funzionale che per rassicurarla ulteriormente sul piano medico.

Allo stesso tempo, considerare un percorso psicologico o psichiatrico, come suggerito, può essere altrettanto importante. La disfagia funzionale, infatti, può essere legata a componenti ansiose o emotive molto complesse, e affrontarle in un contesto terapeutico può offrire strumenti concreti per ritrovare serenità e fiducia nel proprio corpo.

È comprensibile provare paura, frustrazione o sconforto: non è sola in questo. Ci sono percorsi specifici, delicati e personalizzati che possono aiutarla a riscoprire un rapporto più sereno con il cibo e con se stessa. E già il fatto che lei stia cercando risposte e chiedendo aiuto è un segnale di forza e consapevolezza.

Resto a disposizione qualora volesse intraprendere insieme un percorso di supporto.
Dott.ssa Covini Sofia

Dott.ssa Sofia Covini Psicologo a Milano

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